Prima pagina del capitolo 19 del libro Democrazia dei Cittadini
Capitolo 19 Ivrea partecipata
Il 25 novembre 2006 nel quartiere San Giovanni (circa 2000 abitanti a due km dal centro) del comune di Ivrea (TO) (circa 24.000 abitanti) si votò se assegnare 100.000 euro alla riqualificazione di una piazza oppure di un parco posti al centro del paese.
Entrambi i progetti erano stati proposti, elaborati e discussi dai cittadini con un percorso partecipativo durato 1 anno, il cui ultimo passo fu il referendum di quartiere.
A tutti i cittadini maggiori di 16 anni fu mandato a casa il certificato elettorale e un opuscolo informativo contenente i dettagli dei due progetti e informazioni sul percorso che era stato fatto.
Andò a votare il 17,7% degli aventi diritto e fu scelto il progetto riguardante la piazza.
L’iniziativa chiamata Ivrea Partecipata nasce su idea di Salvatore Rao, assessore alla partecipazione e vicesindaco di Ivrea, per rispettare l’impegno di realizzare una maggiore partecipazione, preso durante la campagna elettorale. Furono coinvolti esperti del Politecnico di Torino e 9 funzionari comunali a cui fu fatta una formazione specifica. Dopo intensa discussione all’interno dell’amministrazione, fu deciso di fare una sperimentazione nel quartiere San Giovanni, destinando 100.000 euro del bilancio comunale a un progetto proposto ed elaborato dai cittadini di quel quartiere. Se positivo, lo stesso metodo sarebbe sarebbe stato applicato agli altri quartieri e a tutta la città. La …
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Prima pagina del capitolo 22 del libro Democrazia dei Cittadini
Capitolo 22 La Legge sulla Partecipazione in Toscana
Nel 2006 il percorso ha avuto inizio su spinta del nuovo assessore con delega alla partecipazione, Fragai. In campagna elettorale aveva promesso “Una regione coesa e partecipata”. Il percorso per costruire una legge sulla partecipazione si è avvalso, con coerenza, di strumenti partecipativi.
Il 13 gennaio 2006 fu organizzata una assemblea intitolata “Le vie della partecipazione”, che risultò molto affollata.
Poi si svolsero vari incontri in diverse città toscane sullo stesso argomento.
Il 19 maggio 2006 si svolse un Seminario Internazionale dove furono presentati e discussi diversi modelli di democrazia partecipativa, che si sperimentano in vari paesi.
Gli uffici della Regione presentarono i primi documenti preparatori della legge.
Il 18 Novembre 2006 si svolse un Town Meeting del 21° secolo a Marina di Carrara (questo metodo è spiegato in un’altra parte del libro) dove si incontrarono 500 cittadini che divisi in gruppi di 10 in 50 tavoli, discussero tutta la giornata sui possibili contenuti della legge, offrendo indicazioni e orientamenti per la stesura del testo. Tutti i tavoli erano in collegamento telematico tra di loro e le proposte più importanti che emergevano, venivano fatte votare a tutti i tavoli contemporeaneamente.
L’8 febbraio 2007 ci fu un incontro con i 50 rappresentanti dei tavoli del Town Meeting del 21° secolo, per discutere il …
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Prima pagina del capitolo 37 del libro Democrazia dei Cittadini
Capitolo 37 Barriere alla partecipazione
Ci sono innumerevoli esempi di fallimenti di pratiche partecipative. Qui di seguito alcune delle cause.
1. A volte la partecipazione è prevista per legge per acquisire Fondi Europei o di altro tipo. Così gli amministratori si preoccupano di raggiungere le soglie minime richieste e applicano “distrattamente” e “svogliatamente” tecniche che sarebbero altrimenti efficaci.
2. Mancanza di risorse. Fare partecipazione di buon livello richiede risorse di tempo, energie e denaro. Spesso si preferisce adottare programmi economici, che poi si tramutano in fallimenti.
3. Mancanza di chiarezza sugli scopi. A volte gli amministratori hanno scopi diversi uno dall’altro e da quelli dei cittadini. Quindi si portano avanti progetti vaghi o troppo focalizzati. Spesso i cittadini non possono intervenire su questioni che essi stessi ritengono fondamentali. Ciò porta al loro allontanamento e alla non partecipazione.
4. Mancanza di creatività e immaginazione nella progettazione della partecipazione. Di solito si procede alla consultazione dei cittadini e non li si fa deliberare, cogovernare o utilizzare strumenti di democrazia diretta. Non si usano metodi innovativi di selezione come ad esempio il sorteggio. Pochi programmi partecipativi lasciano ai cittadini la possibilità di stabilire la loro agenda di discussione…
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