di Paolo Michelotto
Il 5 maggio 2015 il consiglio comunale di Vicenza ha approvato il nuovo regolamento attuativo sui referendum con quorum zero. Anche se è un regolamento tra i più avanzati in Italia (infatti i referendum hanno quorum zero) NON è però un buon regolamento dal punto di vista dei cittadini. E’ prevista la raccolta di 5000 firme in 90 giorni (è una enormità per dei cittadini e io lo so perchè nel 2006 ho collaborato a raccoglierne 4000 per il referendum Più Democrazia a Vicenza), il comitato dei garanti è di nomina politica (il segretario comunale che è assunto direttamente dal sindaco, un rappresentante della maggioranza e uno della minoranza) e potranno giudicare se un quesito è ammissibile oppure no, i referendum si potranno tenere solo in concomitanza delle votazioni nazionali od europee, quindi potrebbero passare anche 2-3 anni dalla presentazione delle firme al voto e numerose materie su cui non si possono fare le firme.
Insomma un regolamento che NON E’ ASSOLUTAMENTE da imitare. Se si vuole dare sinceramente un buon strumento di democrazia in mano ai cittadini. Semmai è da leggere con attenzione come caso da manuale per vedere come i rappresentanti eletti riescono a rendere quasi inutilizzabile uno strumento di democrazia diretta.
Ma lascio spiegare meglio a Annamaria Macripò, coordinatrice del comitato Più Democrazia e Partecipazione che dal 2003 (12 anni!!) si batte per avere migliori strumenti di democrazia diretta a Vicenza.
Fonte: http://www.piudemocrazia.it/?p=224
I MUTANTI DELLA DEMOCRAZIA
Il Comitato Più Democrazia e Partecipazione di Vicenza aveva festeggiato già due anni fa, quando, a otto anni di distanza dal referendum comunale del 2006, che aveva richiesto l’inserimento dei referendum propositivi e abrogativi nello Statuto comunale (fu il primo referendum comunale vicentino e il primo in Italia a chiedere questi strumenti ‘dal basso’), l’amministrazione guidata dal sindaco Variati approvò il nuovo Statuto comunale con i suddetti referendum a quorum zero.
Un incredibile successo per il comitato, che in tutti quegli anni non aveva mai smesso di credere nell’obiettivo da raggiungere, e un punto d’orgoglio per l’amministrazione cittadina che poteva fregiarsi del titolo di ‘prima città capoluogo de-quorumizzata d’Italia’!
Ci sono poi voluti altri due anni affinché quello che era stato conquistato a fatica sulla carta diventasse effettivo; sì, perché il Regolamento degli Istituti di Partecipazione, il corrispettivo di un decreto attuativo, è stato approvato solo ieri, 5 maggio 2015.
Un totale di circa 10 anni per consegnare alla cittadinanza il diritto di partecipare attivamente.
I festeggiamenti riprendono, quindi, anche se in tono più pacato perché certamente in quest’ultima fase si poteva fare di meglio.
Ci tacciano di ‘incontentabili’. Sì, il Comitato Più Democrazia e Partecipazione non è facile a concedere elogi e anche in questo caso non si smentisce. Ma si tratta tutto sommato di rimanere fedeli al principio di realtà.
È vero, ora i cittadini di Vicenza possono costituirsi in comitato referendario e attivare questi strumenti di democrazia diretta: il referendum propositivo, che dà agli elettori la possibilità di esprimere la loro creatività politica proponendo un atto amministrativo da sottoporre al voto dei propri concittadini (in genere una tematica riguardante il bene comune che l’amministrazione per vari motivi non ha affrontato), e il referendum abrogativo che va a cassare un atto approvato dal Consiglio comunale o dalla Giunta.
Però, e c’è più di un però…
Questi diritti e strumenti referendari che, vale la pena di ricordare, sono previsti dalla Costituzione, sono praticabili solo ed esclusivamente in presenza di regole di applicazione semplici e soprattutto che non contengano percorsi a ostacoli. E questo purtroppo non si può certo dire che sia una caratteristica del Regolamento approvato ieri dal Consiglio comunale vicentino.
Nel momento in cui si adottano strumenti referendari vanno presi in considerazione una serie di fattori importanti quali la valutazione di ammissibilità, i tempi e le modalità di raccolta delle firme, l’informazione, l’agenda delle votazioni referendarie.
Sono le regole di applicazione che definiscono una democrazia diretta compiuta.
Ecco a Vicenza, la sensazione è che si sia persa l’occasione per ottenere il ‘bollino di qualità’ della democrazia diretta cittadina visto che:
Come motivazione per tale drastica riduzione dei tempi è stata addotta la necessità di creare un “meccanismo sfidante”, con le parole del vice-sindaco Bulgarini. Peccato però che sia stata mal interpretata sia la funzione di questo periodo di raccolta sia questa presunta ‘competizione’ che non ha un avversario da battere, se non il tempo. Ma qui non si tratta di una gara a cronometro, bensì di democrazia diretta effettivamente praticabile.
Tutti questi paletti, inseriti in extremis dalla Giunta, snaturando i risultati raggiunti dopo un anno di lavoro dalla I Commissione, hanno lo scopo, dichiarato, di fungere da ‘compensazione’ per il ‘quorum zero’, come a dire: i cittadini hanno ottenuto, sì, l’ambito spazio partecipativo dato dalla mancanza di quorum per la validità dei referendum (decide chi partecipa), ma noi, Amministrazione, tuteliamo le nostre posizioni di potere e rendiamo l’attivazione dei referendum (già in qualche modo arginati dalle materie escluse o ‘non referendabili’ – art. 29 dello Statuto) un percorso a ostacoli che farà del lavoro dei comitati promotori un’impresa al limite delle possibilità; come se i cittadini dovessero ‘pagare pegno’ per attivare il proprio diritto decisionale.
Uno scivolone imperdonabile, questo, che rende lecito il sospetto che all’Amministrazione ‘illuminata’ di due anni fa, quella che ha concesso il quorum zero, sostanzialmente la stessa di oggi, si sia bruciata qualche lampadina di troppo.
A ben guardare, però, di aspetti positivi ce ne sono, sempre che li si guardi con la lente della solita logica, tutta italiana del ‘meno peggio’, visto che sia all’interno della stessa maggioranza come in gran parte della minoranza (esclusa quella che ha sostenuto le tesi del Comitato Più Democrazia) si odono ancora commenti eufemisticamente poco entusiastici nei confronti di un ‘quorum zero’ mal digerito. E allora, non ci resta che gioire per l’approvazione del nuovo Regolamento e accettare ancora una volta la sfida: a piccoli passi si migliora il migliorabile.
Per quanto ci riguarda, possiamo andare fieri di essere portatori di quel DNA mutante della democrazia che, con l’innesto degli strumenti di democrazia diretta, sta cominciando a germogliare.
Annamaria Macripò
coordinatrice del Comitato Più Democrazia e Partecipazione
Vicenza, 6 maggio 2015
di Paolo
mercoledì 7 novembre a Cavallino Treporti ci sarà un incontro sulla Democrazia Diretta, organizzato dagli amici Federico e Giorgia e con relatrice Annamaria Macripò.
Ecco il manifesto con tutti i dati:
di Paolo Michelotto
questa sera 15-02-12 c’è un interessante incontro sulla Democrazia Diretta a Rosà (VI). Tra i relatori c’è anche Annamaria Macripò, coordinatrice del Comitato Più Democrazia e Partecipazione di Vicenza, che racconterà anche della Iniziativa Quorum Zero e Più Democrazia.
di Paolo Michelotto
ecco il bell’intervento in tv locale di Annamaria Macripò, la coordinatrice del comitato Più Democrazia e Partecipazione di Vicenza. È interessante quello che dice e la pacatezza con cui lo dice. E questo viene da una cittadina appassionata di democrazia che si impegna su questo tema dal 2003. Dopo il video, come paragone, leggi quanto scrive il terrorizzato presidente del Consiglio Comunale di Vicenza all’idea di togliere il quorum e la consiguenza perdita di potere da parte dell’elite politica di cui fa parte. E infine la bella risposta di Annamaria. Buona visione e buona lettura. Sono 10 minuti ben spesi dove si vede il punto di vista del cittadino che pensa la bene comune e il punto di vista di chi ha una briciola di potere e vi è aggrappato con le unghie.
L’intervento del pres. Consiglio Comune di Vicenza il PD Poletto:
L’intervento del pres. Consiglio Comune di Vicenza il PD Poletto:
La risposta di Annamaria Macripò:
Giugno, periodo d’esami… mentre i ragazzi vengono interrogati su storia, geografia e altre materie
c’è chi sale in cattedra pur non avendo le prerogative per farlo: ovvero la conoscenza dell’argomento.
Di solito i ragazzi a scuola, quando temono di essere interrogati su una materia che non conoscono, tengono un profilo basso, a volte saltano le lezioni, fanno di tutto pur di non dimostrare la propria ignoranza e beccarsi un sonoro ‘4’.
Ma perché negli adulti, soprattutto in chi ha determinati ruoli e posizioni, scatta il meccanismo contrario? Perché alcuni politici sentono questo impulso a voler dare la propria opinione su tutto, anche quando hanno solo un’idea superficiale del soggetto trattato?
Sarà forse la paura a spingerli?
Sì, quando si ha paura dei cambiamenti, si inizia a far la voce grossa, parlando a vanvera.
È quello che fa il Presidente del Consiglio Comunale, Luigi Poletto, quando parla di partecipazione e Democrazia Diretta paventando scenari apocalittici se per caso dovessero essere introdotti nello statuto comunale i referendum senza quorum.
Che paura! La partecipazione dei cittadini!
E già: l’esempio è fresco nella memoria. Meno di una settimana fa!
Ma dov’era l’esimio Presidente quando anche a Vicenza si è svolta la Settimana della Democrazia Diretta? Quando avrebbe avuto la possibilità di istruirsi sul campo?
Evidentemente, per paura di essere interrogato, si è perso la lectio magistralis del Professor Thomas Benedikter, ricercatore sui temi della Democrazia Diretta, durante la quale venivano illustrati gli esempi virtuosi dei paesi dove gli strumenti di democrazia diretta vengono applicati, funzionano e sono senza quorum.
Ma forse lui non è interessato agli esempi virtuosi o meglio ne ha una visione distorta visto che pensa che tutti quei paesi dove esiste il referendum senza quorum siano abitati da popolazioni razziste e xenofobe. E ha paura che anche gli abitanti di Vicenza, dovesse essere eliminato il quorum, si trasformerebbero in pericolosi licantropi dal pelo lungo e zanne affilate che, matita in mano, voterebbero in modo scellerato, xenofobo e razzista.
Bella fiducia nei propri elettori. Ah, già, ma la fiducia, nella democrazia rappresentativa, non è previsto che sia reciproca. Una volta eletti, i rappresentanti non devono avere obiezioni od ostacoli al loro mandato.
Chi sostiene referendum con quorum è come se dicesse: sì, potete partecipare, ma, sommessamente, senza dare fastidio e possibilmente in modo innocuo (per l’amministrazione).
Intendiamoci, se l’obiettivo è dare la possibilità di una maggiore partecipazione ai cittadini, gli strumenti attraverso i quali questa partecipazione si attuerebbe devono essere agili e facilmente attivabili, altrimenti vuol dire che la volontà degli amministratori è fittizia.
Se si vuole far riavvicinare i cittadini alla politica, alla cosa pubblica, interessandoli direttamente, se si vogliono creare dibattiti aperti e vivaci e informazione su temi che interessano tutti, se si vuole ristabilire un clima di reciproca fiducia tra cittadino ed eletto, se si vuole davvero che il cittadino sia partecipe e responsabile delle questioni che lo riguardano, bisogna dare un segnale forte: introdurre i referendum senza quorum, come già hanno fatto in altre città italiane.
Vicenza vuole forse rimanere agli ultimi posti in fatto di partecipazione?
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