di Paolo Michelotto
lunedì 13 maggio 2013 ho realizzato una videointervista alla Dott.ssa Donata Borgonovo Re sul tema della Democrazia. Da alcuni mesi ha annunciato che parteciperà alle prossime primarie del PD della provincia di Trento che entro fine giugno decideranno chi sarà il candidato Presidente della Provincia del PD, alle elezioni provinciali dell’ottobre 2013.
È utile ricordare che la Provincia Autonoma di Trento, ha competenze legislative molto vaste, date dalla sua autonomia garantita dalla Costituzione e un bilancio annuale superiore ai 4,5 miliardi di Euro.
La dott.ssa Borgonovo Re è una candidata “anomala”, non molto amata dai vertici del suo stesso partito, ma molto stimata dai cittadini e dai circoli di base, anche grazie al suo passato come difensore civico provinciale e al fatto di essere sempre disponibile alle esigenze dei cittadini e molto chiara e poco “politica” nel suo linguaggio. Proprio per queste sue caratteristiche ha serie possibilità di diventare il prossimo Presidente della Provincia di Trento, ed è quindi interessante capire cosa pensa della Democrazia.
Qui alcuni momenti dell’intervista:
Queste le domande rivolte:
1. Democrazia significa letteralmente “potere della gente”. Qual è lo stato della democrazia, ossia del potere della gente, nel Trentino?
2. Cosa si potrebbe fare perché i cittadini abbiamo maggiore voce nelle scelte pubbliche? Quali strumenti introdurre o migliorare?
3. Nel luglio 2012 in consiglio provinciale è stata depositata una iniziativa di legge popolare chiamata “Iniziativa politica dei cittadini. Disciplina della partecipazione popolare, dell’iniziativa legislativa popolare, dei referendum e modificazioni della legge elettorale provinciale”. A distanza di 10 mesi, non è ancora stata discussa. Cosa pensa di questo ritardo?
4. Cosa pensa dello strumento della iniziativa popolare su modello svizzero, dove i cittadini possono formulare un quesito, raccogliere il numero di firme previsto, depositarlo all’organo legislativo e se esso non lo accetta, andare alla votazione popolare senza quorum, eventualmente con la contro – proposta dell’organo legislativo?
5. In Trentino il referendum provinciale abrogativo sui finanziamenti alle scuole effettuato nel 2007 raggiunse un’affluenza del 18% e fu invalidato. Il referendum abrogativo sulle comunità di valle del 2012 raggiunse il 27% e fu invalidato. In entrambi i casi i SI, ossia le persone che volevano abrogare quella legge, raggiunse il 93%. Entrambi i referendum furono invalidati perché non raggiunsero il quorum del 50%. Cosa pensa del quorum sui referendum iniziati dai cittadini?
6. In Svizzera esiste anche il referendum confermativo, con il quale i cittadini elvetici possono confermare oppure no, qualsiasi legge creata dal parlamento, se vengono raccolte 50.000 firme entro 100 giorni e poi andando a votazione popolare senza quorum. Questo strumento potrebbe essere adottato in Trentino?
7. Cosa pensa dell’idea del limite dei mandati (2 o 3) per i rappresentanti eletti per non creare “professionisti della politica”?
8. In California, Venezuela, Bolivia, Svizzera, esiste lo strumento della revoca degli eletti. In questi paesi i cittadini raccogliendo un numero previsto di firme, possono indire un referendum sulla persona eletta. Se il voto popolare appoggia la proposta di revoca, il rappresentante viene revocato del suo mandato e si procede a nuove elezioni sostitutive. Cosa ne pensa di questo strumento?
9. A livello di Unione Europea, per attivare l’iniziativa dei cittadini europei, la ICE, è prevista la raccolta delle firme anche per via informatica con sistemi certificati. Questo indubbiamente facilità l’operazione ai cittadini e garantisce comunque la veridicità delle firme e del sostegno all’iniziativa. Non si potrebbe introdurre lo stesso metodo anche a livello provinciale per le iniziative provinciali?
10. La Svizzera è uno degli stati europei più ricchi ma dove i rappresentanti eletti hanno lo stipendio più basso. Questa apparente contraddizione è dovuta al fatto che i rappresentanti hanno più volte creato leggi per aumentarsi lo stipendio, ma ogni volta i cittadini con il referendum confermativo hanno opposto il loro rifiuto. Secondo Lei i cittadini trentini hanno oppure no il diritto di decidere lo stipendio dei loro eletti, come succede in Svizzera?
11. Il Cancelliere Angela Merkel ha uno stipendio di 18.800 euro. Il Presidente della Provincia di Trento ha lo stipendio di 21.500 euro. Secondo Lei quale sarebbe lo stipendio corretto per il Presidente della Provincia di Trento?
12. Lei è uno dei possibili candidati Presidente della Provincia di Trento. Vista anche la recente storia politica nazionale, perché un elettore trentino dovrebbe avere fiducia che Lei una volta eletta manterrà fede in tempi ragionevoli a quanto ha affermato in questa intervista?
Qui l’intervista completa.
Questo il link del sito della dott.ssa Donata Borgonovo Re:
di Paolo Michelotto
il 20 ottobre dello scorso anno ero andato ad Ivrea per una serata sulla democrazia diretta. Durante “La Parola ai Cittadini” venne fatta anche la proposta “Togliere il quorum” che infine risultò la più votata.
Oggi ho ricevuto la seguente email dal consigliere comunale di Ivrea Bruno Tegano:
Si è scelto la strada della mozione per presentare la modifica allo statuto comunale
in riferimento al quorum per i referendum cittadini.
Ho mantenuto l’impegno assunto il 20 ottobre nel corso dell’incontro avvenuto ad Ivrea.
Era stata la proposta più votata con 28 voti.
Adesso speriamo nella capacità del consiglio comunale di cogliere la voglia di partecipazione.
Bruno Tegano
consigliere comunale Ivrea
Qui il testo della mozione che può servire anche da esempio per altri amministratori di buona volontà (e sincera democraticità).
La democrazia diretta in Italia prosegue il suo cammino, piccolo passo dopo piccolo passo, un grande grazie a Bruno Tegano.
di Paolo Michelotto
il Movimento 5 Stelle di Formigine (MO) ha iniziato la raccolta firme per la iniziativa popolare che chiede di togliere il quorum dai referendum comunali. Rocco Cipriano, uno dei promotori, mi ha inviato il modulo ultilizzato. Lo pubblico qui, perchè magari può essere di esempio per altri comuni. Ovviamente deve essere riscritto in base allo statuto comunale e il regolamento che ogni città ha. E come consiglia Rocco, può essere utile una visita all’URP locale per sentire i loro commenti. Inoltre per esempio a Rovereto le firme devono essere autenticate (che fortuna, eh!) e quindi ci deve essere uno spazio sul fondo del foglio riservato ai dati degli autenticatori.
FORMIGINE MODULO RACCOLTA FIRME iniziativa No Quorum_pdf
A Carpi (MO) il Movimento 5 Stelle – Rifondazione Comunista, che hanno un consigliere in comune, Lorenzo Paluan, hanno presentato una mozione per togliere il quorum dai referendum, che è stata bocciata dal consiglio con PD e PDL uniti e d’accordo. Qui il testo presentato, condiviso gentilmente da Lorenzo.
Ecco qui il testo di Lorenzo dove descrive il consiglio comunale del 13 ottobre in cui è stata bocciata la sua mozione. Io gli suggerisco di ripresentare L’IDENTICA proposta come iniziativa popolare con l’appoggio dei cittadini.
Ieri sera PD e PDL hanno bocciato l’odg presentato da Carpi 5 Stelle e Rifondazione che chiedeva l’abolizione del quorum sui referendum comunali.
Ricordo per inciso che il referendum comunale per il nostro Statuto è solo consultivo e richiede un numero di firme pari al 4% dell’elettorato (cioè in proporzione quasi il quadruplo delle firme necessarie per un referendum nazionale).
Noi avevamo colto mesi fa, nelle parole dell’Assessore Bellelli (che ha la delega alla partecipazione, ieri sera assente in aula), la disponibilità a valutare la questione e il segretario Dalle Ave durante il dibattito ha ricordato che sul tema il PD si interroga “da più di un anno”: (continua…)
di Paolo Michelotto
il sindaco di Vicenza Variati (PD) ha annunciato il 1 giugno 2011 che è intenzionato a togliere il quorum dai referendum comunali. Tutto bene? Interessante leggere la relazione di Alessio Mannino, presente alla serata e con una ricca memoria delle cose dette e fatte a Vicenza. Come introduzione ecco un minuto dell’intervento di Variati. Il suo intervento è stato molto più lungo in realtà, nei prossimi giorni Annamaria Macripò caricherà altri video della serata e li segnalerò anche qui.
di Alessio Mannino
E bravo Variati. Folgorato all’improvviso sulla via di Damasco, il sindaco ha cambiato opinione: è giunta l’ora della democrazia diretta in Comune, ha solennemente annunciato ieri all’incontro di Più Democrazia, Movimento 5 Stelle, Sel, Vicenza Capoluogo e Unione Immigrati. Sarà mica lo stesso che nel maggio dell’anno scorso ha votato contro la richiesta della consigliere Bottene (No Dal Molin) di riesumare dall’oblio il “referendum sui referendum” del 2006, che in teoria dovrebbe essere stato discusso in consiglio comunale da un pezzo? Proprio lui, lo smemorato che oggi si schiera contro l’«indifferentismo» che ha fatto marcire in un cassetto i 10 mila sì all’introduzione di referendum vincolanti, abrogativi e propositivi, nello statuto comunale. Meglio tardi che mai. Peccato solo che il neo-convertito Achille si sia convertito a modo suo. Cioè dando, com’è suo costume, un colpo al cerchio e uno alla botte. Da un lato sposa la tesi cardine del meccanismo referendario, non mettere alcun quorum (il quale scoraggia anziché favorire la partecipazione). Ma quello che esce dalla porta rientra dalla finestra, ed ecco che dall’altro lato propone la condizione capestro: un numero minimo di firme pari al 10% degli aventi diritto, che a Vicenza equivale a circa 8 mila cittadini. Un’enormità. E’ il solito, subdolo modo di mostrarsi aperto e accondiscendente ma contemporaneamente neutralizzando di fatto l’istanza concreta. Variati è un maestro in questo genere di intortamenti. Anche il suo fido Matteo Quero, con la testa alle primarie provinciali del Pd in autunno, si è fatto alfiere del tema e in una nota si dice favorevole a una soglia «alta» di firme, ma quanto meno ci ha spiegato a voce che pensa al 5%. Già meglio. Tuttavia facciamo notare che nelle realtà dove è applicata, la democrazia diretta si esercita a quota 2 o 3%. Questo non per sfornare un voto alla settimana, ma semplicemente per renderla praticabile. C’è un risvolto divertente, però. Chi glielo dice ora a quei simpatici esponenti della maggioranza di centrosinistra che vanno da chi ha conati di vomito (Poletto: «mi fa paura che siano i cittadini a decidere»), a chi non vuol sentirne manco parlare (Cicero: «la democrazia è come l’alcol, non bisogna abusarne»), a chi non è contrario ma la vuole inceppata da un quorum stratosferico (Formisano: «Io ho proposto di introdurre il quorum del 50% dell’elettorato attivo. Ma non sono contrario ad un quorum al 30%»)? Bella rogna? Ma quando mai. La democrazia diretta, in bocca ai politici, è un slogan di sicuro effetto, ma di per sé tira pochi voti. Perché alla fine della fiera a lorsignori interessano solo questi, messi sotto vuoto attraverso la delega ai partiti. Insomma quelli che passano per la democrazia chiamata ancora, con grottesco senso dell’ironia, “rappresentativa”. In ogni caso, caro Achille, per ora ci accontentiamo del tuo segnale, certamente positivo anche se ambiguo. Meglio di niente. (a.m.)
fonte: http://alessiomannino.blogspot.com/2011/06/democrazia-diretta-ma-col-capestro.html
di Paolo Michelotto
riporto qui il capitolo 5, che riguarda il quorum, che ho scritto all’interno del libro “Vivere meglio con più democrazia”
5.1. Cos’è il quorum di partecipazione?
Numero di partecipanti necessario perché una votazione sia considerata legalmente valida.
5.2. A cosa si applica il quorum?
Noi italiani siamo abituati ad abbinare il quorum ai referendum, ma non è necessariamente così. In Serbia ad esempio, esso esiste anche per le elezioni del presidente della Repubblica. L’attuale presidente serbo Boris Tadic, fu eletto nel giugno 2004 dopo ben due elezioni presidenziali invalidate per mancato raggiungimento del quorum: nell’ottobre 2002 (in cui l’affluenza fu del 45,5%) e nel dicembre 2002 (in cui l’affluenza fu del 45,1%). Un altro esempio è la Macedonia che prevede per le elezioni presidenziali un quorum del 40%. Questa soglia, nelle ultime elezioni presidenziali del 2009, fu superata di un soffio: l’attuale presidente Gjorge Ivanov, fu eletto con un’affluenza del 42,6%.
5.3. Quanto è il quorum?
Visto che il referendum abrogativo italiano richiede il quorum del 50%, per nostra esperienza diretta, siamo portati a pensare che questo sia il valore del quorum. Invece esso può variare dallo 0% al 70%.
5.4. Quorum a livello nazionale
Nei referendum abrogativi il quorum è fissato dalla Costituzione ed è pari al 50% degli aventi diritto al voto.
Nei referendum confermativi, che riguardano le modifiche costituzionali, la Costituzione pone il quorum a zero. Quindi qualunque sia l’affluenza, i referendum confermativi delle modifiche costituzionali non sono mai invalidati. Riassumendo, i valori del quorum nei referendum nazionali è rispettivamente del 50% e dello 0%.
5.5. Quorum a livello regionale
I referendum regionali hanno un quorum del 50% degli aventi diritto al voto, quasi ovunque. Uniche eccezioni sono la Valle D’Aosta dove è del 45%, la Sardegna dove pari a un terzo degli aventi diritto al voto (33,3%) e, infine, la regione Toscana dove la percentuale è variabile in quanto fissata al 50% del numero dei votanti dell’ultima elezione regionale.
Nel 2010, ad esempio, alle elezioni regionali toscane l’affluenza è stata del 60,7 %. Questo significa che fino al 2015 il referendum regionale avrà un quorum del 30,4%. Quindi a livello regionale il quorum varia dal 50%, al 45%, al 33,3%, per finire al 30,4%.
5.6. Quorum a livello provinciale
Quasi tutte le province stabiliscono un quorum pari al 50% degli aventi diritto al voto, con l’eccezione della Provincia di Bolzano che fissa il quorum al 40%. Quindi a livello provinciale la variabilità è più limitata, dal 50% al 40%.
5.7. Quorum a livello comunale
Pochi comuni in Italia hanno i referendum propositivi e abrogativi; una notevole eccezione è rappresentata da quelli appartenenti alle regioni a statuto speciale. Quasi tutti gli altri hanno invece solo il referendum consultivo, che è molto debole perché l’esito non comporta nessun obbligo per chi amministra. Questa è la ragione per cui non si richiede il quorum che, di fatto, rappresenta un ostacolo al raggiungimento dell’obiettivo referendario. La debolezza del referendum consultivo si è mostrata ad esempio a Vicenza, comune che non prevede quorum nel referendum consultivo. Nel 2006 fu effettuato un referendum consultivo per tentare di introdurre il referendum propositivo e abrogativo con quorum del 10%. Andò a votare il 13,26% degli aventi diritto; il referendum non fu invalidato, non esistendo il quorum, ma il quesito non fu neppure preso in considerazione dal Consiglio Comunale rendendo vano tutto il lavoro del comitato referendario, il voto dei 10.600 cittadini e la notevole spesa sostenuta dai contribuenti per la consultazione.
Il comune di Ferrara e quello di Bressanone hanno stabilito un quorum pari al 40%. Poi ci sono 11 comuni all’avanguardia in Italia, perché hanno gli strumenti dei referendum propositivi e abrogativi con quorum molto basso (15%) oppure zero. Dieci di essi si trovano nella provincia di Bolzano e uno nella provincia di Trento.
Il primo comune a togliere il quorum è stato Voeran – Verano (BZ) già nel 2005. A seguire Wengen – La Valle (BZ) e St.Ulrich – Ortisei (BZ) e Voels – Fiè (BZ) che nel 2006 hanno tolto il quorum. Poi Kurtatsch – Cortaccia (BZ) che nel 2009 ha abbassato il quorum al 15%. Villa Lagarina (TN) nel 2009 ha eliminato il quorum e infine San Candido – Innichen (BZ) nel 2010 ha abbassato il quorum al 15%.
Ad essi si sono aggiunti recentemente Lana (quorum 0%), Varna – Vahrn (quorum 0%), Dobbiaco -Toblach (quorum 0%), Terento – Terent (quorum 0%).
Riassumendo, i comuni in Italia hanno referendum con quorum che varia dal 50% allo 0%. C’è una eccezione, che è così bizzarra, antidemocratica ed esagerata, da meritare di essere citata: il comune di Sover (TN) con 900 abitanti, ha il quorum del 70%.
5.8. Dove esiste il quorum?
Per quanto possa apparire strano a noi italiani, la presenza del quorum non è così diffusa: in Europa ad esempio, esiste un quorum del 50% in Slovenia, Ungheria, Polonia, Rep. Ceca, Slovacchia e quasi tutte le repubbliche dell’ex blocco comunista. Esiste inoltre il quorum del 40% in Danimarca.
5.9. Dove NON esiste il quorum?
I referendum non prevedono il quorum in paesi con lunga storia democratica: Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Paesi Bassi, Islanda, Spagna, Malta, Lussemburgo, Finlandia, Austria, oltre che ovviamente nella patria dei referendum, la Svizzera (dove è richiesta la maggioranza dei votanti e dei cantoni) e il Lichtenstein.
Negli USA non esiste il referendum a livello federale, ma i 27 stati USA che lo prevedono, hanno quorum zero. Anche in Nuova Zelanda, altra nazione che ricorre frequentemente alla consultazione referendaria, non è previsto quorum, lo stesso accade in Australia dove è richiesta la maggioranza dei votanti e degli stati.
5.10. Alcune ragioni per togliere il quorum.
5.10.1. I sostenitori del NO vincono facilmente
Un referendum che prevede il quorum, dal punto di vista pratico, ai sostenitori del NO offre due strade: fare una campagna a favore del NO che però richiede soldi, tempo, energie, oppure invitare i cittadini all’astensione, boicottando il referendum senza doversi impegnare in alcuna campagna.
Questa seconda strategia è preferita perché oltre a far risparmiare fatica e mezzi, fa vincere più facilmente. Dal punto di vista pratico si ottiene lo stesso risultato sia che un referendum venga invalidato per mancato raggiungimento del quorum, sia che vinca il NO a quorum raggiunto.
Equiparare gli astenuti a coloro che votano per il NO non è corretto. Chi si astiene da un voto referendario può avere mille ragione personali: essere lontano da casa, non interessato, deluso dalla politica, ammalato, aver cose più importanti da fare, essere indeciso, avere poca conoscenza dell’argomento.
Nelle elezioni per la nomina degli amministratori, gli astenuti non contano: vince chi ottiene più preferenze. Nei referendum con quorum è come se si giocasse una schedina di totocalcio con 1X2, dove una parte, i SI, vincono se esce 1, mentre l’altra parte, i NO, vincono se esce X o 2. È un gioco sbilanciato in favore del NO e quindi non soddisfa il requisito di uguaglianza tra le parti che sta alla base della democrazia.
5.10. 2. I sostenitori del SI partono già svantaggiati
I referendum vengono proposti dai cittadini quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi “i sostenitori del SI” rappresentano quasi sempre i cittadini mentre “i sostenitori del NO” le amministrazioni, che rispetto ai cittadini hanno maggiori possibilità in termini di soldi, tempo, interessi, capacità ed attenzioni mediatiche. L’imposizione del quorum regala ai sostenitori del NO un ulteriore e ingiusto vantaggio grazie alla facile possibilità di boicottare il referendum attraverso l’invito all’astensione (vedi paragrafo precedente).
5.10.3. Bastone tra le ruote della democrazia
Dietro l’apparenza di una regola che sembra preservare il senso della democrazia, con il quorum in realtà viene messo un bastone tra le ruote all’unico strumento con cui i cittadini possono intervenire nella gestione del potere.
Il quorum è il metodo con cui chi ha il potere cerca il più possibile di tutelarsi dal controllo dei cittadini, salvando le apparenze democratiche. Infatti viene dato lo strumento del referendum in mano ai cittadini, ma poi viene molto limitato nel suo potere effettivo con l’introduzione del quorum che fa sì che venga sempre, o quasi sempre, invalidato.
5.10.4. Meno dibattito e meno informazione
Finché ci sarà il quorum nei referendum, la campagna elettorale sarà svolta solo dai promotori del SI che si focalizzeranno solo sullo spingere i cittadini a partecipare al voto per superare il quorum.
Dove non c’è il quorum, entrambe le campagne per il NO e per il SI possono invece concentrarsi solo sulle loro argomentazioni pro e contro, aumentando la conoscenza dell’argomento nei cittadini e il loro impegno civico.
5.10.5. Premio a chi non partecipa
Il quorum premia chi invita all’astensione e chi accetta il boicottaggio rimanendo a casa, cioè chi non vuole impegnarsi direttamente o preferisce scorciatoie scorrette pur di far vincere la sua posizione. Chi si informa e chi va a votare, viene punito. Ciò crea una sempre maggiore delusione e distacco dei cittadini dalla politica attiva.
5.10.6. Non c’è più il segreto del voto
Negli ultimi anni, a causa degli inviti al boicottaggio attraverso l’astensione, chi va a votare mostra indirettamente la sua intenzione di esprimersi a favore del referendum. Infatti i referendum che vengono invalidati per mancato raggiungimento del quorum di solito hanno percentuali di SI vicine al 90%, perché in questi casi chi è contrario resta a casa. Quindi chiunque veda una persona che si reca alle urne ha una probabilità vicina al 90% di indovinare la sua preferenza (SI). La segretezza del voto, garantita dalla Costituzione, non è più, nei fatti reali, rispettata. (continua…)
di Paolo Michelotto
Gorizia votera’ il 12 giugno prossimo – ma non il 13 – anche per tre quesiti referendari locali, a fianco di quelli nazionali. Questo abbinamento è importante per la partecipazione al voto, che sicuramente sarà maggiore che non nel caso di votazione solitaria. Questo è permesso dalla legge italiana, e già attuato ad esempio nel comune di Milano, proprio il 12 giugno 2011.
Il sindaco, Ettore Romoli, ha firmato il 27 aprile 2011 il decreto di indizione di tre referendum comunali, che riguardano l’istituzione della Delibera di iniziativa popolare, l’abolizione del quorum per i referendum consultivi comunali e la modifica della costituzione del Comitato dei garanti.
Per che cosa voteranno i cittadini? Sono tre i quesiti refendari, dopo la bocciatura del referendum per l’istituzione del registro dei testamenti biologici.
Il primo riguarda la ridefinizione della composizione del Comitato dei garanti. Il quesito propone che sia composto da un rappresentante del Comune, da un rappresentante indicato dal Comitato promotore dei referendum e dal difensore civico con funzioni di presidente.
“Volete che il Comitato dei Garanti sia composto da un rappresentante del Comune, un rappresentante indicato dal Comitato Promotore del referendum comunale e dal Difensore Civico con funzioni di presidente?”
Il secondo quesito chiede l’abolizione del quorum per la validità dell’esito referendario: ovvero la preferenza espressa dai cittadini conterà comunque anche se andrà alle urne meno del 50% dei goriziani aventi diritto al voto.
“Volete che il referendum consultivo (art. 77 Statuto Comune di Gorizia) sia valido qualunque sia il numero di elettori che vi partecipi?”
Il terzo quesito, infine, concerne l’inserimento della delibera d’iniziativa popolare fra gli istituti di consultazione previsti dallo statuto comunale. Tutti i cittadini potranno così sottoporre all’attenzione delle assise civiche le loro proposte.
“Volete che tra gli istituti di consultazione popolare previsti dallo Statuto del Comune di Gorizia venga introdotta la delibera di iniziativa popolare?”
Il Comitato promotore dei referendum è riuscito a ottenere tre vittorie: la riammissione dei due vecchi quesiti referendari, la sottoscrizione delle 1.500 firme necessarie per tutti e tre i quesiti, l’indizione della data del referendum day da parte del consiglio comunale.
di Paolo Michelotto
fino ad oggi ci sono 10 comuni in Italia che hanno abolito il quorum dai referendum comunali. 9 sono in Sud Tirol (prov. Bolzano), 1 nel Trentino. Ecco la lista completa.
Sud – Tirol (Prov. Bolzano)
Fiè, Lana (nella foto tiene la rosa della democrazia), La Val, S. Candido, Urtijëi, Varna, e Verano, Dobbiaco e Terento
Prov. Trento
Villa Lagarina
Un enorme grazie ai loro amministratori che hanno tracciato una strada per i loro colleghi amministratori più coraggiosi di tutta Italia.
Attenzione, abolire il quorum si può in tutta Italia, non solo nelle regioni a statuto autonomo. Una sentenza della corte costituzionale ha ribadito che la scelta di mettere o abolire il quorum a livello locale compete solamente agli amministratori locali.
Riporto il comunicato degli amici di Mehr Democratie
L’Iniziativa per più democrazia quest’anno conferisce per la prima volta la Rosa della Democrazia.
Vengono onorati i sette comuni in Alto Adige che hanno introdotto il quorum di partecipazione 0 %.
Coloro che si impegnano maggiormente nella realizzazione di nuove forme e regole valide per la partecipazione democratica delle cittadine e dei cittadini alla ricerca delle decisioni migliori, in futuro saranno onorati. L’Iniziativa per più democrazia da questo anno conferirà annualmente a tal scopo la Rosa della Democrazia. (continua…)
Fino a questo momento 6 comuni della provincia di Bolzano e 1 della provincia di Trento hanno abolito o notevolmente abbassato (15%) il quorum previsto per i loro referendum comunali. Ed altri stanno proprio in questo periodo discutendo nei consigli comunali se abolire o abbassare il quorum, per cui il numero è destinato ad aumentare.
Questo trend è importante perché nella Regione Trentino Alto Adige una legge regionale ha stabilito che tutti i comuni devono prevedere all’interno del proprio statuto i referendum propositivi e abrogativi. Nel resto d’Italia invece questo è una facoltà non un obbligo. E quindi moltissimi comuni italiani prevedono i referendum nella loro forma più blanda e meno efficace, ossia quella consultiva. I cittadini si esprimono, ma gli amministratori possono tener conto di quanto espresso oppure no a loro piacere. Invece tutti i comuni del Trentino Alto Adige prevedono referendum vincolanti o in cui gli amministratori possono opporsi solo con maggioranze qualificate (di solito i 2/3) al volere espresso dai cittadini.
Dunque questi 7 comuni hanno strumenti di democrazia diretta nella mani dei cittadini, molto forti. Il primo comune a togliere il quorum è stato Voeran – Verano (BZ) che ancora nel 2005 ha eliminato il quorum. A seguire Wengen – La Valle (BZ) e St.Ulrich – Ortisei (BZ) e Voels – Fiè (BZ) che nel 2006 hanno tolto il quorum. Poi Kurtatsch – Cortaccia (BZ) che nel 2009 ha abbassato il quorum al 15%. Villa Lagarina (TN) nel 2009 ha eliminato il quorum e infine San Candido – Innichen (BZ) nel 2010 ha abbassato il quorum al 15%.
Nella provincia di Bolzano dal 1996 opera una associazione chiamata Mehr Demokratie – Più democrazia e che si ispira ad una omologa associazione tedesca attiva dal 1991 che è riuscita a introdurre i referendum senza quorum nella Baviera. Nel suo lavoro ormai quindicinale, Mehr Demokratie di Bolzano è riuscita a fare opera di sensibilizzazione presso molte associazioni e cittadini in tutta la provincia. Grazie alla sua pressione la Provincia di Bolzano ha già il quorum più basso tra tutte le provincia italiane, ossia il 40%. Il 25 ottobre 2009 questa associazione ha portato alla votazione i cittadini della provincia a un referendum per migliorare gli strumenti di democrazia diretta. Per un soffio (mancava poco più dell’1 % dei votanti) il quorum non è riuscito a superare la soglia prevista. Questo a livello complessivo provinciale. Ma in molti comuni questa soglia è stata abbondantemente superata e da allora gli amministratori stanno valutando come hanno fatto Kurtatsch – Cortaccia e Innichen – San Candido, di adeguarsi alla volontà dei cittadini.
Anche a Rovereto (TN) dal 2007 opera una associazione PartecipAzione Cittadini Rovereto che vuole migliorare gli strumenti di democrazia diretta usufruibili dai cittadini. L’11 ottobre 2009 si è svolto un referendum comunale a Rovereto che chiedeva appunto l’abolizione del quorum. Ma non ha superato il quorum in vigore, del 50%. Nel comune confinante di Villa Lagarina (TN), appena dopo due settimane il referendum comunale di Rovereto, che ha avuto una certa eco nei quotidiani locali, è stato approvato il nuovo statuto, che tra le altre cose prevede l’abolizione del quorum, e l’introduzione del Consiglio Comunale Aperto.
Le azioni di pressione che vengono dal basso, dalle associazioni dei cittadini, anche se a volte sembrano non arrivare a nulla, creano comunque una consapevolezza di fondo, grazie alla quale, a volte inaspettatamente avvengono cambiamenti nella direzione desiderata.
a San Candido /Innichen gli amministratori nel dicembre 2009 hanno deciso di abbassare il quorum dei referendum comunali dal 50%al 15%.
Non è ancora la situazione ottimale di abolizione del quorum, ma un passo importate. Con il 15% infatti l’invito al boicottaggio rischia di non avere efficacia e quindi entrambi i partiti del SI e del NO devono andare a votare. E quindi l’affluenza aumenta. E si tratta di referendum deliberativo, ossia vincolante per l’amministrazione.
Un grande complimenti agli amministratori di San Candido /Innichen, che vicini alle esigenze dei cittadini, hanno deciso di dotarli di strumenti di democrazia efficaci.
Allego la delibera di attuazione la numero 72/09 del 23 dicembre 2009.
Per maggiori dettagli basta consultare il sito del comune di San Candido /Innichen qui:
http://www.comune.sancandido.bz.it/
Qui il regolamento dei referendum di San Candido / Innichen
regolamento referendum san candido innichen
Sono oggi 5 i comuni della provincia di Bolzano in cui il quorum è stato abolito o significativamente ridotto (per ora ho descritto su questo blog Ortisei/ St. Ulrich e Cortaccia /Kortasch prossimamente gli altri). Grazie a Stephan Lausch per la segnalazione e per l’impegno a divulgare queste tematiche.
di Paolo Michelotto
mercoledì 21 ottobre 2009 durante l’incontro con il Pres. Consiglio Provinciale del Trentino, Kessler, l’amico Emilio Piccoli ha fatto un bell’intervento sulle motivazioni per cui è necessario abolire il quorum dai referendum e in quel contesto dai referendum provinciali.
Questi sono i punti scritti da cui ha tratto spunto la sua argomentazione:
Emilio Piccoli
Proposta n.2 della giornata partecipativa di Rovereto “Il Cittadino Partecipa”:
Abolizione del quorum di partecipazione per tutte le consultazioni referendarie
In sintesi:
La proposta è volta a emendare la legge provinciale del 5 marzo 2003 n.4. Nello specifico si chiede che l’art.4 venga modificato come segue:
art.4
validità del referendum propositivo
La proposta soggetta a referendum è approvata se è raggiunta la maggioranza dei voti favorevoli validamente espressi[, a condizione che alla votazione abbia partecipato la maggioranza degli aventi diritto al voto]
Alcune motivazioni per la richiesta dell’abolizione del quorum:
* Quanto più il quorum di partecipazione nelle consultazioni referendarie è elevato, tanto più è messa a repentaglio l’efficacia e la fiducia dei cittadini nei confronti del referendum stesso. Si può affermare ciò sulla scorta delle vicende referendarie nazionali che ci raccontano come l’ultimo referendum ad aver superato il quorum risalga al 1995, e grazie soprattutto a un enorme battage del gruppo Fininvest (coinvolto in tre quesiti sulle TV). Le sei tornate referendarie tenute negli anni successivi hanno registrato un progressivo abbandono delle urne da parte della gente. Ciò è evidenziato dai dati di affluenza alle urne: dal 58% del ‘95 si crolla al 30% del ‘97 per finire al 23% nel referendum di quest’anno. Stessa sorte, e forse anche peggio, è toccata a tutti i referendum tenuti a livello regionale nel corso di questi ultimi cinque anni.
* In un clima di disaffezione per la politica è sempre più difficile in una votazione referendaria raggiungere un quorum del 50%, anche se l’elettorato viene mobilitato da (continua…)
di Paolo Michelotto
mercoledì 21 ottobre 2009 alle ore 21, una ventina di cittadini trentini, hanno incontrato il Presidente del Consiglio Provinciale del Trentino, Kessler.
C’è stata una breve introduzione di Francesco Ghensi che ha ricordato come è nata, come si è svolta e cosa ha ottenuto la giornata partecipativa provinciale “Il Cittadino Partecipa – Idee per riattivare la democrazia nel Trentino” del 20 settembre scorso
Poi abbiamo visto il video di 7 minuti che riassumeva la giornata, e che si trova all’inizio di questo post, realizzato da Luca Brogin.
L’incontro è proseguito con la presentazione delle 4 proposte più votate il 20 settembre dai cittadini, dai proponenti stessi. Nei prossimi giorni metterò il loro video. Qui i testi:
1. Assemblee di confronto tra amministrazione e cittadini.(Ruggero P.)
2. Abolizione quorum tutte consultazioni referendarie.(Emilio P.)
3. Acqua gestita in maniera pubblica/gas naturali.(Ezio F.)
3. Valorizziamo i terreni incolti. (Sebastiano M.)
Infine c’è stato il commento di Kessler e un dibattito informale sul destino di queste proposte.
Kessler ha detto che procederà così: nei prossimi giorni manderà le 4 proposte a tutti i 35 consiglieri provinciali chiedendo che le esaminino. Poi lascerà trascorrere del tempo (noi gli abbiamo proposto che faccia passare 1 settimana) perchè i consiglieri possano valutare se “adottare” loro quelle proposte con una mozione. Infine se nessuno lo farà lui si è impegnato a portarne avanti almeno una, lasciando intendere che possa essere quella dell’abolizione del quorum, fatta da Emilio Piccoli.
Lui però a caldo ha detto che propende più per una riduzione del quorum che per la sua abolizione, ma che ne dobbiamo ridiscutere a fondo. Lui è più portato verso l’ipotesi 50% dei votanti alle ultime elezioni provinciali.
E’ un ottimo inizio da cui partire per una discussione seria e approfondita.
di Paolo Michelotto
La presenza del quorum, paradossalmente scoraggia i cittadini ad andare a votare. Infatti i cittadini vanno a votare se sanno dello svolgimento del referendum in una determinata giornata e se pensano di aver capito l’argomento su cui sono invitati ad esprimersi. Ma se la campagna per il NO invita all’astensione e non promuove le proprie argomentazioni, evita di affiggere manifesti, non manda materiale informativo a casa dei votanti, non partecipa a dibattiti, non si fa intervistare dai media, non partecipa ad assemblee informative, i cittadini non vengono a sapere del referendum o ritengono di non saperne abbastanza e non si recano a votare. Ciò è dimostrato dai referendum nazionali italiani con e senza quorum e dall’esempio seguente fornito da due città tedesche negli anni ‘80.
Il laender tedesco del Baden – Wuerttemberg prevede i referendum municipali fin dal 1956 (negli altri laender ciò fu introdotto negli anni ‘90), ma esso ha molte restrizioni. Una delle più gravose è quella che prevede che almeno il 30% degli elettori abbiano votato SI’ al quesito referendario, pena il suo invalidamento. L’effetto distorsivo di questo quorum si vede chiaramente su 3 votazioni effettuate in 3 città vicine sullo stesso argomento.
A. Nel 1986 fu proposto a Reutlingen un referendum contro una decisione della giunta al governo, della CDU, che aveva deciso la costruzione di un rifugio aintiaereo. Il consiglio comunale e la CDU boicottò il referendum non partecipando a nessun dibattito con sistematicità. L’ultima settimana prima del voto, improvvisamente, la CDU ruppe il silenzio con una pubblicità e un fascicolo allegato al giornale locale, firmato tra gli altri anche dal sindaco. Esso diceva: “…le persone professionali e intelligenti, devono agire sensibilmente, non emozionalmente, con un comportamento elettorale intelligente. Così puoi stare a casa la prossima domenica; dopotutto ti viene solo richiesto di votare contro la costruzione di un rifugio. Anche se non voti, esprimerai la tua approvazione della decisione presa dal consiglio comunale. Hai sempre dato la tua fiducia al CDU per molti anni alle elezioni. Puoi darci fiducia su questa questione.” Il risultato fu che 16.784 su 69.932 elettori si recarono alle urne: il 24%. Di questi solo 2126 votarono a favore del rifugio e 14.658 contro. Il quorum del 30% a favore non fu raggiunto e il referendum venne invalidato.
B. A Nurtingen, una città vicina a Reutlingen, ci fu un referendum simile. Questa volta la CDU locale scelse di non boicottare:il risultato fu un’affluenza del 57% di cui il 90% votò contro il rifugio. E il referendum ebbe successo.
C. In una terza città, Schramberg, ci fu un referendum simile. Anche questa volta la CDU scelse la via del boicottaggio. Questa volta il comitato organizzatore venne a conoscenza per tempo del progetto della CDU e quindi riuscì a controbattere. Il giornale locale pubblicò critiche all’idea del boicottaggio. I risultati furono affluenza del 49,25% di cui l’88,5% votò contro il rifugio e quindi il quorum del 30% di voti a favore del referendum fu raggiunto e il referendum ebbe successo.
di Paolo Michelotto
6. La presenza del quorum e i conseguenti inviti al boicottaggio della campagna per il NO, fanno sì che vadano a votare quasi solo i favorevoli, coloro che esprimeranno un SI. E quindi il diritto alla segretezza del voto, viene meno, perché tutti coloro che si recano alle urne, vengono riconosciuti ed etichettati come votanti per il SI.
5. Il quorum premia chi invita all’astensione e chi accetta il boicottaggio rimanendo a casa, cioè chi non vuole impegnarsi direttamente o preferisce scorciatoie scorrette pur di far vincere la sua posizione. Chi si informa e chi va a votare, viene punito. Ciò crea un sempre maggiore distacco e disillusione dei cittadini dalla politica attiva. Esattamente quello che invece preferiscono i governanti, ossia non essere disturbati nelle loro scelte di governo.
di Paolo Michelotto
aumento della conoscenza e dell’informazione civica
4. Finché ci sarà il quorum nei referendum, la campagna elettorale sarà svolta solo dai promotori del SI, che si focalizzeranno solo sullo spingere i cittadini a partecipare al voto per superare il quorum.
Dove non c’è il quorum, entrambe le campagne per il NO e per il SI possono invece concentrarsi solo sulle loro argomentazioni pro e contro, aumentando la conoscenza dei cittadini e il loro impegno civico.
di Paolo Michelotto
questo è un’ulteriore ragione per abolire il quorum. Dietro l’apparenza di una regola che sembra preservi il senso della democrazia, in realtà viene messo il bastone tra le ruote all’unico strumento che con cui i cittadini potrebbero interferire nella gestione del potere della elite politica che ci governa.
3. Il quorum è il metodo con cui chi ha il potere si tutela dalle possibili interferenze dei cittadini, salvando le apparenze democratiche. Infatti lo strumento del referendum in mano ai cittadini viene lasciato, ma viene svuotato del suo potere effettivo con l’introduzione del quorum, che fa sì che venga sempre o quasi invalidato.
di Paolo Michelotto
ecco un’altra motivazione per abolire i quorum dai referendum (problema italiano: in Svizzera e in 26 stati degli USA non esiste il quorum nei referendum).
2. I referendum vengono attivati dai cittadini, quando l’amministrazione non ascolta le loro richieste. Quindi la parte del SI rappresenta quasi sempre la parte dei cittadini e quella del NO, quella delle amministrazioni. La parte dei NO, ha già quindi maggiori soldi, tempo, interessi, energie, capacità e attenzioni mediatiche dei SI. Se esiste il quorum, ha anche un ingiusto vantaggio sui SI, grazie alla possibilità di far vincere i NO facilmente, chiedendo l’astensione e usando così il boicottaggio.
di Paolo Michelotto
ci sono molte ragioni per abolire il quorum dai referendum. Ecco la prima.
1. Quando un referendum prevede un quorum, agli effetti pratici, chi vuole che vinca il NO, ha due modi di ottenere ciò:
a. fare campagna per il NO e quindi impegnare soldi, tempo, energie;
b. invitare i cittadini al boicottaggio e astenersi da qualunque campagna.
Questo secondo sistema è preferito da chi sostiene il NO, perché oltre a far risparmiare tempo, soldi e energie, è una strategia che fa vincere più facilmente il NO. Infatti, dal punto di vista pratico, se un referendum viene invalidato per mancato raggiungimento del quorum o se vince il NO superando il quorum, si ha lo stesso effetto.
Quindi gli astenuti vengono considerati come voti per il NO e questo non è corretto. Chi si astiene da un voto referendario può avere mille ragione personali: essere lontano da casa, non interessato, disilluso dalla politica, ammalato, aver cose più importanti da fare, essere indeciso, avere poca conoscenza dell’argomento.
Nelle elezioni per la nomina degli amministratori, gli astenuti non contano. Vince chi ottiene più voti. Nei referendum con quorum è come se si giocasse una schedina di totocalcio con 1X2, dove una parte, i SI, vincono se esce 1, mentre l’altra parte, i NO, vincono se esce X o 2. E’ un gioco sbilanciato in favore del NO e quindi non soddisfa al requisito di uguaglianza tra le parti, che sta alla base della democrazia.
di Paolo Michelotto
E’ stato finalmente approvato il quarto quesito referendario che avevamo proposto. Dopo un mese di ritardo rispetto a quanto prescritto dal regolamento. Così dal momento che riceveremo la comunicazione ufficiale, potremo iniziare a raccogliere le 600 firme necessarie per indire i referendum. Ora abbiamo 2 mesi di tempo per raccogliere le 600 firme autenticate. Sembrano poche per chi non l’ha mai fatto. Per noi che l’abbiamo già fatto, sappiamo quanta fatica ogni firma ci costerà, specie in questa stagione fredda.
E’ la seconda volta che lo facciamo. In estate avevamo già raccolto le firme, che poi ci erano state invalidate per un cavillo formale. Perchè 4 referendum? Perchè il numero massimo di referendum attuabili nello stesso anno a Rovereto è in base allo statuto fissato in 4. E tutti e 4 devono essere votati lo stesso giorno, sempre in base allo statuto.
Visto che oggi a Rovereto c’è il quorum del 50% che rende praticamente impossibile il superamento della soglia di qualsiasi referendum, metterne insieme 4 ci aiuterà a motivare di più i cittadini ad andare a votare.
Questi i 4 quesiti di cui il primo è quello forse più tecnico, ma quello fondamentale per la democrazia della nostra città, perchè chiede di abolire il quorum dai referendum comunali. Quindi ci si focalizzerà solo sulla discussione degli argomenti e non sul superamento della soglia. A Rovereto finora è stato fatto un solo referendum nel 2005 ed è stato invalidato per mancato raggiungimento del quorum.
Qui per saperne di più. Clicca qui se vuoi dare il tuo contributo per la campagna referendaria.
1. Referendum Propositivo per la determinazione del quorum di validità dei referendum comunali
Vuoi che le consultazioni referendarie siano valide qualsiasi sia il numero di elettori che vi prendono parte?
2. Referendum Propositivo per realizzare il Piano Regolatore Generale Comunale con la partecipazione dei cittadini.
Vuoi che il Piano Regolatore Comunale di Rovereto, che stabilirà il futuro della città e dei suoi abitanti, quanti spazi assegnare al verde pubblico, alle aree edificabili, alle aree commerciali, artigianali e industriali, alle aree coltivabili, ai servizi per la popolazione, venga progettato nel corso del 2009 coinvolgendo i cittadini con un percorso partecipativo coordinato da un esperto qualificato del settore, riconosciuto a livello nazionale?
3. Referendum propositivo per la Riqualificazione Piazzale Ex-Stazione Corriere
Vuoi che la riqualificazione dell’edificio ex stazione corriere e relativa piazza venga progettata coinvolgendo i cittadini con un percorso partecipativo coordinato da un esperto qualificato del settore, riconosciuto a livello nazionale?
4. Referendum per non consentire l’apertura del nuovo inceneritore della Sandoz
Vuoi che il comune esprima parere negativo alle richieste di Sandoz spa e di qualsiasi altra azienda per la realizzazione, sul territorio comunale, di impianti che aggravino l’attuale grado di inquinamento atmosferico con le loro emissioni?
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