di Paolo Michelotto
giovedì 18 dicembre 2014 durante il quarantesimo giorni di occupazione permanente (40 giorni…) dopo la terza alluvione in 10 anni, dopo tre ore di discussione per decidere i prossimi passi, alle 21 erano presenti circa 50 persone per sentire, proporre e discutere idee sulla democrazia diretta. Poichè volevo lasciare più tempo alla discussione finale, ho ristretto il consueto spazio riservato a “La parola ai cittadini” a 6 proposte:
0 | Nome | Titolo proposta | Voti | Presenti | Voti % |
3 | luca | assemblea cittadini sfida il sindaco alla revoca – recall | 38 | 46 | 82,61% |
4 | daniele | inserire nello statuto ex carta pisa – avviso al pubblico | 37 | 47 | 78,72% |
6 | antonella | regolamento agri marmiferi | 34 | 45 | 75,56% |
1 | paolo | osservatorio sul marmo | 30 | 44 | 68,18% |
2 | daria | adesione piattaforma open polis | 30 | 46 | 65,22% |
5 | siro | contratti di fiume 1 possibilità per il carione | 12 | 44 | 27,27% |
Qui il file di foglio elettronico con tutte le proposte (in formato aperto ed excel):
Poi ho illustrato gli strumenti di democrazia diretta che funzionano nel mondo e cosa si potrebbe introdurre a Carrara (formato aperto e powerpoint):
presentazione DD carrara 18-12-14.odp
presentazione DD carrara 18-12-14.ppt
Questo l’audio trasmesso in diretta streaming e poi registrato, della serata:
http://www.ustream.tv/recorded/56622746
1. scaricarsi e leggere il libro gratuito “Più democrazia nella politica comunale” dove sono riportati moltissimi strumenti di democrazia diretta e partecipativa. Si trova gratis qui.
2. scaricare e leggere lo statuto comunale e in particolare l’art. 57 proposte e l’art. 64 e 65 referendum, che si trova qui:
3. scaricare il regolamento attuativo degli strumenti di partecipazione e del referendum che si trova qui:
http://trasparenza.comune.carrara.ms.gov.it/archivio19_regolamenti-e-documentazione_0_4092_39_1.html
Seguire passo passo quanto prescritto dal regolamento per iniziare una (o più) “Proposta” e un (o più max 3) “Referendum”
4. utilizzare, per risparmiare energie e ottenere il massimo risultato, entrambi gli strumenti della proposta e del referendum, contemporaneamente sullo stesso tema. Su uno stesso banchetto si raccolgono le firme su vari fogli, su uno o più proposte e su uno o più referendum (max 3 in un anno è scritto nel regolamento).
5. creare un comitato referendario di 5 persone con 300 sottoscrizioni (come scritto nel regolamento) per presentare 1 o più (fino a 3) quesiti referendari e varie “Proposte”.
Esempio di temi per la Proposta Più democrazia a Carrara:
- togliere quorum dai referendum (cambiare art 64 comma 7 statuto):
7. Il referendum è valido se ha partecipato alla consultazione almeno il 50% più uno degli aventi diritto al voto.
in
7. Il referendum è valido qualsiasi sia il numero di partecipanti al voto.
- referendum propositivo che diventi vincolante (togliere dallo statuto il comma 2 art. 56
2. Il mancato recepimento delle indicazioni referendarie, relative ai referendum consultivi e propositivi, deve essere deliberato, con adeguate motivazioni, dai due terzi dei consiglieri assegnati al Comune.
- abbinamento votazioni regionali nazionali ed europee
- raccolta firme facilitata con modalità elettronica come EU e con autenticatori membri del comitato autorizzati dal sindaco
- invio libretto informativo con le ragione del comitato e dell’amministrazione
- voto postale – come a Malles (BZ) e in Svizzera e in Oregon
I quesiti dei referendum Più democrazia a Carrara potrebbero essere (non è possibile oggi purtroppo fare un referendum per cambiare lo statuto, perchè ciò è vietato nell’art 64 comma 2 dello statuto stesso):
- abbinamento votazioni regionali nazionali ed europee
- raccolta firme facilitata con modalità elettronica come EU e con autenticatori membri del comitato autorizzati dal sindaco
- invio libretto informativo con le ragione del comitato e dell’amministrazione
- voto postale – come a Malles (BZ) e in Svizzera e in Oregon
di Paolo Michelotto
il portavoce deputato del m5s Riccardo Fraccaro siede nella prima commissione affari istituzionali, quella che in teoria si occupa delle riforme della costituzione (in realtà tutto è già stato deciso fuori, e li fingono di vagliare e di ascoltare esperti). Sono stato un pomeriggio in quella commissione, per parlare 10 minuti di democrazia diretta, 1 mese fa. Nei giorni scorsi Fraccaro ha pronunciato questo intervento nella seduta plenaria. Immagino che l’aula fosse vuota ed è un peccato. Questo testo ha un valore storico e di testimonianza morale altissima. Mi sono commosso. Ho sentito la passione di una persona vera che racconta come persone attente solo al loro rendiconto personale ci stanno distruggendo la democrazia che abbiamo, dove un capo deciderà tutto, dalle tasse alla guerra, anche con una percentuale del 20%. Un cittadino che ha studiato e si è appassionato alle migliori ricerche sociologiche al mondo che dimostrano che implementare gli strumenti di democrazia diretta (quorum zero, ref. propositivo) porta maggiore felicità e ricchezza e speranza tra i cittadini. Un cittadino che promette che la sua battaglia e quella dei suoi colleghi sarà dura, durissima, che farà tutto quello che è nel suo potere e anche di più, per far in modo che non ci tolgano quel poco che i nostri genitori e nonni hanno ottenuto. E il suo appello perchè anche noi fuori facciamo la nostra parte.
Facciamo ascoltare le sue parole a tutte le persone che hanno a cuore il bene comune. Prima che sia troppo tardi.
di Paolo Michelotto
giovedì 18 dicembre 2014 sarò a Carrara dove nella Sala ddi Rappresentanza del Comune, presenterò una serata dedicata alla democrazia diretta. Questo il volantino diffuso nei giorni scorsi.
Qui il volantino in formato pdf:
volantino incontro Carrara 18-12-14.pdf
Il testo dell’invito su FB:
La serie di eventi proposti dall’Assemblea Permanente, prosegue giovedì 18 in sala di rappresentanza del Comune alle ore 20,30, con l’incontro sugli strumenti di democrazia diretta nel mondo. La serata sarà presentata da Paolo Michelotto esperto sull’argomento e promotore di iniziative volte a sviluppare la conoscenza e la voglia di partecipare alla gestione pubblica. La serata si svolge in quattro parti: s’inizia con ‘la parola ai cittadini’, esempio di metodo partecipativo, dove sono i presenti a proporre, discutere e votare, si continua con la presentazione teorica degli strumenti di democrazia diretta che funzionano nel mondo, segue dibattito con i presenti, a chiudere, presentazione di un possibile percorso per introdurre questi strumenti nel nostro comune. Riteniamo giusto,che i cittadini abbiano voce diretta nella gestione della propria città per contribuire con la propria competenza, conoscenza del territorio, buon senso, incorruttibilità a migliorare la qualità della vita.
Qui il link dell’evento su FB
https://www.facebook.com/events/883788305005099/permalink/883788471671749/
di Paolo Michelotto
a volte sembra una lotta invincibile contro un muro di gomma, ma Vicenza, Parma, Cavallino (VE), e vari comuni in giro per l’Italia dimostrano che la tenacia, la perseveranza e la pazienza alla fine riescono ad ottenere risultati significativi nell’estensione degli strumenti di democrazia diretta.
Dario Rinco e l’ass. Più Democrazia a Sesto San Giovanni (MI) da anni stanno cercando di introdurre il quorum zero e referendum propositivi e abrogativi nella loro città, hanno raccolto firme per le iniziative popolari, raccolto firme per i referendum, ma poichè non ci sono i regolamenti aggiornati, questi strumenti vengono bloccati, non discussi e non votati dai cittadini. Riporto qui il testo della petizione che hanno lanciato da pochi giorni per chiedere al sindaco di dare risposte. Io ho già firmato. Chi lo vuol fare, sotto al testo, c’è il link.
Provvedete alla modifica/integrazione dello Statuto comunale come chiede dal novembre 2011 l’ Associazione “Più Democrazia a Sesto S.Giovanni”
L’Associazione Più democrazia a Sesto San Giovanni chiede da quella data (e sono passati ben tre anni!!!) la modifica dello Statuto comunale per permettere ai cittadini di partecipare più attivamente alle scelte riguardanti la propria città. Ecco le richieste quorum zero, l’abbassamento al 2% degli aventi diritto al voto del numero di firme necessario per indire un referendum, inserimento del referendum propositivo, invio alle famiglie dell’opuscolo informativo sul tema del referendum, accorpamento delle consultazioni referendarie ad elezioni diverse dalle amministrative comunali.
I fatti.
Lo Statuto comunale di Sesto S.Giovanni non rispetta le direttive della legge 191 del 23 dicembre 2009: avendo abolito la figura del Difensore civico i cittadini non possono presentare quesiti referendari.
E’ stata presentata una petizione nel novembre 2011 e un’iniziativa popolare nel gennaio 2013 per estendere i diritti referendari previsti nello Statuto di Sesto S.G. che sono state praticamente ignorate dall’amministrazione conunale.
L’Amministrazione comunale di Sesto S.G. ha ignorato la lettera di richiamo del Prefetto di Milano del 9 luglio 2014, che la invitava ad adeguare lo statuto comunale poiché impedisce ai cittadini di presentare quesiti referendari.
Il 24 ottobre 2014 é scaduto il termine entro il quale l’amministrazione di Sesto S.G. avrebbe dovuto rispondere al Difensore civico della Lombardia per dire i motivi che impediscono la riforma dello statuto comunale. Il Difensore civico della Lombardia ha inviato il giorno 26 novembre 2014, un nuovo sollecito al Sindaco di Sesto S.G.
Pur avendo cavalcato in campagna elettorale il tema della “PARTECIPAZIONE POPOLARE” l’amministrazione di Sesto S.G. resta sorda a concedere più diritti ai cittadini che vengono così coinvolti solo ogni 5 anni qaundo, in occasione delle elezioni, viene richiesta loro la “delega per amministrare la città“.
Segnaliamo infine che due comitati referendari di Sesto S.G., “Raccolta differenziata” e “Più partecipazione”, sono in attesa di vedere valutati i rispettivi quesiti referendari depositati in data 12 maggio 2014 che, secondo lo Statuto comunale, avrebbero dovuto avere risposta entro 60 giorni (e cioè entro il 12 luglio 2014).
Petizione avviata da Più democrazia a Sesto S.Giovanni
Comitato referendario “Raccolta differenziata”
Comitato referendario “Più partecipazione”
sostenuta da Lista Civica italiana
Qui vuole vedere la petizione integrale e firmarla, può andare qui:
di Paolo Michelotto
la democrazia diretta progredisce quasi sempre grazie alle spinte dal basso dei cittadini, ma a volte anche grazie a provvedimenti dall’alto di rappresentanti “lungimiranti”.
C’è un modo per introdurre in un solo atto migliori strumenti di democrazia diretta in tutti i comuni italiani (esclusi quelli delle regioni a statuto speciale che dipendono dalle leggi regionali), cambiare alcuni articoli del Testo unico delle leggi sull’ordinamento degli Enti Locali il D.L. 267.
Questa legge nazionale riguarda moltissimi aspetti dei comuni italiani.
Alcune cose sono proibite. Ad esempio la Revoca degli Eletti non è possibile finchè è vigente questa legge, così come qualsiasi referendum su Statuto comunale o sue modifiche.
Ecco le modifiche che farei a questa legge. Spero che qualche rappresentante lungimirante la faccia sua e la porti in Parlamento. Poi lì a volte accadono miracoli (vedi la recente legge regionale del Trentino con cui sono stati introdotti strumenti migliori di democrazia a livello locale).
1. per introdurre il referendum obbligatorio sullo statuto e la possibilità per i cittadini di indire un referendum per cambiare lo statuto o una parte di esso (come in Svizzera).
Situazione attuale: Articolo 6
Statuti comunali e provinciali
…
4. Gli statuti sono deliberati dai rispettivi consigli con il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri assegnati. Qualora tale maggioranza non venga raggiunta, la votazione e’ ripetuta in successive sedute da tenersi entro trenta giorni e lo statuto e’ approvato se ottiene per due volte il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche alle modifiche statutarie.
5. Dopo l’espletamento, del controllo da parte del competente. organo regionale, lo statuto e’ pubblicato nel bollettino ufficiale della regione, affisso all’albo pretorio dell’ente per trenta giorni consecutivi ed inviato al Ministero dell’interno per essere inserito nella raccolta ufficiale degli statuti. Lo statuto entra in vigore decorsi trenta giorni dalla sua affissione all’albo pretorio dell’ente.
…
Proposta modifica: Articolo 6
Statuti comunali e provinciali
…
4. Gli statuti sono deliberati dai rispettivi consigli con il voto favorevole dei due terzi dei consiglieri assegnati. Qualora tale maggioranza non venga raggiunta, la votazione e’ ripetuta in successive sedute da tenersi entro trenta giorni e lo statuto e’ approvato se ottiene per due volte il voto favorevole della maggioranza assoluta dei consiglieri assegnati. Lo statuto entra in vigore solo se ottiene anche l’approvazione della maggioranza dei votanti nel successivo referendum obbligatorio sullo statuto, indetto entro 1 mese dall’approvazione in consiglio comunale. Le disposizioni di cui al presente comma si applicano anche alle modifiche statutarie. I cittadini possono proporre modifiche totali o parziali allo statuto tramite referendum propositivo senza quorum.
5. Dopo l’espletamento, del controllo da parte del competente. organo regionale, lo statuto e’ pubblicato nel bollettino ufficiale della regione, affisso all’albo pretorio dell’ente per trenta giorni consecutivi ed inviato al Ministero dell’interno per essere inserito nella raccolta ufficiale degli statuti. Lo statuto entra in vigore decorsi trenta giorni dalla sua affissione all’albo pretorio dell’ente.
…
2. per introdurre i referendum propositivi, abrogativi e confermativi vincolanti senza quorum, con obbligo abbinamento votazioni nazionali ed europee e introduzione libretto informativo e voto postale, elettronico e via internet (come in Svizzera, ma anche nel comune di Malles (BZ).
Situazione attuale: Articolo 8
Partecipazione popolare
1. I comuni, anche su base di quartiere o di frazione, valorizzano le libere forme associative e promuovono organismi di partecipazione popolare all’amministrazione locale. I rapporti di tali forme associative sono disciplinati dallo statuto.
2. Nel procedimento relativo, all’adozione di atti che incidono su situazioni giuridiche soggettive devono essere previste forme di partecipazione degli interessati secondo le modalita’ stabilite dallo statuto, nell’osservanza dei principi stabiliti dalla legge 7 agosto 1990, n. 241.
3. Nello statuto devono essere previste forme di consultazione della popolazione nonche’ procedure per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi e devono essere, altresi’, determinate le garanzie per il loro tempestivo esame. Possono essere, altresi’, previsti referendum anche su richiesta di un adeguato numero di cittadini.
4. Le consultazioni e i referendum di cui al presente articolo devono riguardare materie di esclusiva competenza locale e non possono avere luogo in coincidenza con operazioni elettorali provinciali, comunali e circoscrizionali.
5. Lo statuto, ispirandosi ai principi di cui alla legge 8 marzo 1994, n. 203, e al decreto legislativo 25 luglio 1999, n. 286, promuove forme di partecipazione alla vita pubblica locale dei cittadini dell’Unione europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti.
Proposta modifica: Articolo 8
Partecipazione popolare
1. I comuni, anche su base di quartiere o di frazione, valorizzano le libere forme associative e promuovono organismi di partecipazione popolare all’amministrazione locale. I rapporti di tali forme associative sono disciplinati dallo statuto.
2. Nel procedimento relativo, all’adozione di atti che incidono su situazioni giuridiche soggettive devono essere previste forme di partecipazione degli interessati secondo le modalita’ stabilite dallo statuto, nell’osservanza dei principi stabiliti dalla legge 7 agosto 1990, n. 241.
3. Nello statuto devono essere previste forme di consultazione della popolazione nonche’ procedure per l’ammissione di istanze, petizioni e proposte di cittadini singoli o associati dirette a promuovere interventi per la migliore tutela di interessi collettivi e devono essere, altresi’, determinate le garanzie per il loro tempestivo esame entro 2 mesi. Possono essere, altresi’, previsti referendum propositivi, abrogativi, confermativi degli atti amministrativi, sulle modifiche totali o parziali allo statuto, con valore vincolante per l’amministrazione senza quorum di partecipazione su richiesta di un adeguato numero di cittadini, sempre inferiore al 5% degli aventi diritto. Queste consultazioni sono effettuate con modalità miste per via postale, con voto elettronico, via internet e nel seggio elettorale. I cittadini in occasione dei referendum riceveranno a casa un libretto informativo, dove saranno esposte le tesi dei proponenti e quelle dell’amministrazione o del comitato che si oppone, con parità di spazio.
4. Le consultazioni e i referendum di cui al presente articolo devono riguardare materie di esclusiva competenza locale senza esclusioni e non possono avere luogo in coincidenza con operazioni elettorali provinciali, comunali e circoscrizionali, ma quando in presenza di votazioni regionali, nazionali, europee nello stesso periodo, vengono effettuate nella stessa giornata e con gli stessi orari.
5. Lo statuto, ispirandosi ai principi di cui alla legge 8 marzo 1994, n. 203, e al decreto legislativo 25 luglio 1999, n. 286, promuove forme di partecipazione alla vita pubblica locale dei cittadini dell’Unione europea e degli stranieri regolarmente soggiornanti.
2. per introdurre la revoca degli eletti (come in Svizzera e in California).
Situazione attuale: Articolo 46
Elezione del sindaco e del presidente della provincia – Nomina della giunta
1. Il sindaco e il presidente della provincia sono eletti dai cittadini a suffragio universale e diretto secondo le disposizioni dettate dalla legge e sono membri dei rispettivi consigli.
2. Il sindaco e il presidente della provincia nominano i componenti della giunta, tra cui un vicesindaco e un vicepresidente, e ne danno comunicazione al consiglio nella prima seduta successiva alla elezione.
3. Entro il termine fissato dallo statuto, il sindaco o il presidente della provincia, sentita la giunta, presenta al consiglio le linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato.
4. Il sindaco e il presidente della provincia possono revocare uno o piu’ assessori, dandone motivata comunicazione al consiglio.
Proposta modifica: Articolo 46
Elezione del sindaco e del presidente della provincia – Nomina della giunta
1. Il sindaco e il presidente della provincia sono eletti dai cittadini a suffragio universale e diretto secondo le disposizioni dettate dalla legge e sono membri dei rispettivi consigli.
2. Il sindaco e il presidente della provincia nominano i componenti della giunta, tra cui un vicesindaco e un vicepresidente, e ne danno comunicazione al consiglio nella prima seduta successiva alla elezione.
3. Entro il termine fissato dallo statuto, il sindaco o il presidente della provincia, sentita la giunta, presenta al consiglio le linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato.
4. Il sindaco e il presidente della provincia possono revocare uno o piu’ assessori, dandone motivata comunicazione al consiglio.
5. I cittadini possono indire un referendum revocatorio senza quorum nei confronti del sindaco e della sua giunta, raccogliendo fino al 10% di firme degli aventi diritto. In caso di esito positivo di questa consultazione, il sindaco e la giunta e il consiglio comunale decadono dalle loro funzioni e vengono indette nel più breve tempo possibile nuove elezioni.
Edit 16-12-14:
L’amico Dario Rinco mi ha mancato questo interessante commento, utile per migliorare questa proposta:
leggo sempre con interesse gli articoli del tuo sito e vorrei farti meditare su quello che hai scritto.
Mi riferisco a questo passaggio:
http://www.paolomichelotto.it/blog/2014/12/10/come-fare-per-ottenere-gli-strumenti-di-democrazia-diretta-nei-comuni-proposta-per-cambiare-il-tuel-d-l-267/
devono essere, altresi’, determinate le garanzie per il loro tempestivo esame entro 2 mesi
Purtoppo anche se il DLGS 267/2000 venisse modificato come sopra citato, si presenterebbe sempre il problema dell’eventuale mancata risposta da parte dell’amministrazione comunale.
Come da noi sperimentato, purtroppo, nei casi in cui l’amministrazione facesse spallucce delle varie petizioni, istanze e referendum depositati neppure il prefetto ha potere coercitivo nei confronti dell’amministrazione inadempiente.
Diverso sarebbe se fosse prevista una sanzione a carico del Sindaco per mancata risposta (magari arrivando a ipotizzare anche il commissariamento del Comune).
Per i casi nei quali non venisse data risposta di ammissibilità dei quesiti referendari entro x giorni, si potrebbe ipotizzare il silenzio assenso in modo che il comitato referendario possa iniziare la raccolta firme in caso di non risposta alla richiesta di valutazione del quesito referendario.
Per scoprire meglio tutte le inadempienze di Sesto S.G. ti segnalo questo:
http://piudemocraziasestosg.wordpress.com/2014/10/27/28102014-a-sesto-s-g-e-possibile-esercitare-la-partecipazione-popolare/
Ciao
Dario
di Paolo Michelotto
con grande piacere riporto l’articolo apparso sul sito www.riccardofraccaro.it . Il portavoce Riccardo Fraccaro (M5S) ha spiegato in Commissione Affari istituzionali della Camera il suo emendamento in cui chiede di togliere il quorum dai referendum.La democrazia diretta continua a bussare in parlamento. I cittadini verranno ascoltati?
Dal blog www.riccardofraccaro.it
L’abolizione del quorum è il primo passo indispensabile per consentire ai cittadini di concorrere attivamente al processo decisionale democratico. Con l’abolizione del quorum si avrebbe il sicuro effetto di vedere sbocciare la democrazia diretta accanto a quella rappresentativa determinando l’indispensabile evoluzione verso la democrazia integrale. Il 5 dicembre sono intervenuto in commissione affari costituzionali per illustrare un mio emendamento alla proposta di legge di riforma istituzionale per l’eliminazione del quorum di partecipazione nei referendum. Nell’intervento ho illustrato come l’emendamento sia stato il frutto della proposta dell’iniziativa popolare «Quorum zero, più democrazia»presentata in Parlamento da 50 mila elettori ed ho rilevato le ragioni a sostegno dell’azzeramento del quorum, la cui azione è giustificata dal fatto che i cittadini che si disinteressano dei contenuti delle proposte referendarie e che non si recano ad esprimere il proprio voto condizionano l’esito dei referendum. Ho articolato le 13 ragioni per le quali il quorum è un evidente snaturamento dell’istituto referendario ispirandomi alla sintesi di Paolo Michelotto sulla pubblicazione “Vivere meglio con più democrazia”.
Le ragioni del NO:
1. I sostenitori del No vincono facilmente
2. I sostenitori del Sì partono già svantaggiati
3. Bastone tra le ruote della democrazia
4. Meno dibattito e meno informazione
5. Premio a chi non partecipa
6. Non c’è più il segreto del voto
7. Allontanamento delle persone dal voto
8. Se il quorum valesse anche nelle elezioni, molte sarebbero state invalidate
9. La Costituzione permette referendum locali senza quorum
10. I cittadini non vogliono il quorum
11. Distruzione della fiducia dei cittadini nello strumento del referendum
12. Potere sproporzionato di piccoli partiti
13. Evoluzione verso una piena democrazia
di Paolo Michelotto
nei giorni scorsi il Consiglio Regionale del Trentino Alto Adige ha approvato una legge regionale che prevede che tutti i comuni della regione abbiano nuovi strumenti di democrazia diretta e migliorano quelli esistenti (abbassando il quorum – abbassando il numero di firme, che saranno raccolte in 180 giorni invece che 90 – inviando l’opuscolo informativo). Tutto questo grazie alla proposta dei 2 consiglieri del M5S (Filippo Degasperi e Paul Koellensperger) e dei vari esperti che li hanno aiutati (Thomas Benedikter, Alex Marini, Stefano Longano) che hanno convinto i colleghi ad appoggiarli su questo tema. Ma ora come scrive Stefano Longano “.. che sappiano che ora questo è il minimo sindacale, e che se vogliono parlare di partecipazione, devono concretamente proporre qualcosa di più. Come per esempio rendere vincolanti i referendum propositivi, dare a qualunque cittadino la possibilità di autenticare le firme, e infine avere il coraggio di togliere totalmente il quorum.”
Comunque ad esempio a Trento e a Rovereto, il quorum dovrà essere abbassato al 25% e ci sarà il referendum confermativo statutale con quorum 0% e raccolta firme che dura 180 giorni (6 mesi) invece che 90 giorni. Ottimo passo avanti. La democrazia diretta si ottiene passo dopo passo e ogni tanto c’è qualche passetto in avanti che viene dal basso (il quorum abbassato a Trento e a Rovereto negli anni scorsi grazie ad iniziative popolari) i referendum a Rovereto e a Bolzano, l’azione di Iniziativa Più Democrazia nel Trentino e di Iniziativa Più Democrazia in Alto Adige, l’azione di Stephan Lausch e di Thomas Benediker e di molti altri, e qualche passo che viene dal livello superiore.
I comuni della regione sono 333. Ora avranno 1 anno per adeguare lo Statuto alla nuova legge. Mi auguro che qualche comune sia ancora più coraggioso e vada oltre queste prescrizioni minime, imitando per esmpio quanto fatto dal comune di Malles (BZ). Molto dipenderà dai nuovi eletti della primavera prossima e dalla spinta dei cittadini.
Nei prossimi giorni la legge verrá pubblicata sul BUR. Per essere compresa fino in fondo però bisognerebbe leggerla nel testo unico che verrá predisposto ipoteticamente dopo l’accorpamento in un’unica norma nei prossimi mesi.
Ecco il post scritto da Alex Marini che appare sul portale www.trentino5stelle.it/
Durante gli odierni lavori del Consiglio regionale, dopo l’approvazione a maggioranza dell’aula di entrambi gli ordini del giorno dei portavoce Degasperi e Koellensperger, l’impegno del M5S si è concentrato sul cercare di infondere nuovo senso a quello che dovrebbe essere il “governo del popolo”.
Il ddl 17 (“Disposizioni in materia di enti locali”) ha portato al voto in aula anche aspetti essenziali di regolamentazione degli strumenti di democrazia diretta a livello comunale. Le proposte uscite dalla maggioranza erano insufficienti e relegavano i cittadini al solito ruolo di elettori coinvolti al massimo una volta ogni cinque anni. Per questi motivi il M5S doveva sfruttare l’opportunità di migliorare questo disegno di legge anche a costo di procedere con un serrato ostruzionismo. La maggioranza, di fronte al merito dei emendamenti, ha accettato di dialogare con noi e, coinvolgendo altre forze politiche, siamo riusciti a ottenere un consenso trasversale sulla rilevanza dei temi affrontati dalle nostre proposte. Gli emendamenti condivisi e sottoscritti porteranno all’introduzione nell’ordinamento regionale dei comuni:
Non è stata una trattativa semplice, ma grazie al coinvolgimento di tutti siamo riusciti a modificare, migliorandolo, la status quo. Si poteva fare di più e meglio, ma siamo comunque soddisfatti: da oggi i cittadini della nostra regione hanno a disposizione nuovi e concreti strumenti di partecipazione politica.
di Paolo Michelotto
straordinaria serata ieri a Vignola.
Alla presenza di 66 cittadini e di 6-7 assessori + Sindaco + Vicesindaco si è svolta la prima “La Parola ai Cittadini” organizzata da una amministrazione in Italia.
E questo è il primo risultato già di per sè eccezionale.
Nella splendida sala consigliare appena inaugurata 2 giorni prima, che contiene 100 sedie per i cittadini di fronte ai tavoli del consiglio comunale (dove altro c’è una situazione del genere in Italia?), sono stati presentati 20 temi alla discussione. Uno poi è stato accorpato ad un precedente, uno era in realtà una domanda più che una proposta, per cui non lo abbiamo votato ed un altro era già stato attuato dall’amministrazione proprio in questi giorni.
Dopo 2 ore e mezza questi sono stati i risultati:
0 | Nome | Titolo proposta | Voti | Presenti | Voti % |
20 | Ivo Gnudi | Sala espositiva permanente per opere d’arte | 32 | 39 | 82,05% |
1 | Giulia Bazzani | Voucher | 50 | 63 | 79,37% |
14 | Maurizio Tonelli | Museo della ciliegia | 42 | 54 | 77,78% |
11 | Mara Cristoni | Tenere ospedale in funzione a Vignola | 44 | 61 | 72,13% |
3 | Mirco Neri | Valorizzazione sito naturalistico fiume Panaro 15000 euro | 44 | 65 | 67,69% |
7 | Rosanna Sirotti | Rastrelliere bici + gancio alto 5000 euro | 40 | 60 | 66,67% |
10 | Stefano Corazza | Sistemazione zona Accesso piscina | 39 | 61 | 63,93% |
13 | Simona Plessi | Adottiamo un’aiuola x impegno amministrazione x organizzare i cittadini | 34 | 55 | 61,82% |
19 | Giovanni Bazzani | Campi gioco e palestre per bambini | 23 | 40 | 57,50% |
8 | Guarino Bortolotti | Bici Grill sul ponte Muratori | 31 | 60 | 51,67% |
5 | Giorgio Malaguti | Forum pre e post consiglio comunale 500 | 34 | 66 | 51,52% |
6 | Sophie Bardiau | Calendario rifiuti Più leggibile + chiaro + lingue | 32 | 66 | 48,48% |
15 | Maria Vicini | Miglioramento fogne area Via Vittorio Veneto | 24 | 53 | 45,28% |
12 | Mauro Ferri | Miglioramento luci stradali nelle basse | 16 | 61 | 26,23% |
9 | Daniela Piani | Scuola – Polo scolastico superiori anche con intervento privati | 15 | 61 | 24,59% |
2 | Carlo Marinelli | Aumento punti raccolta rifiuti in tutta la città | 11 | 65 | 16,92% |
17 | Fabrizio Migliori | Soprappasso Area verde zona coop | 6 | 41 | 14,63% |
4 | Renato Berselli | Mettere segnaletica museo civico – Già fatto – Non votato | 0 | 0 | |
16 | Maria Violi | Strada via modenese a senso unico con ciclabile – Non votato | 0 | 0 |
Tutte proposte come al solito, intelligenti e sensate.
All’inizio della serata il Sindaco Mauro Smeraldi ha promesso di portare le 3 proposte più votate all’interno del bilancio se prevedevano spese oppure in consiglio comunale se non prevedevano spese.
A fine serata il Sindaco ha ribadito che la prima e la terza proposta saranno portate in Consiglio Comunale mentre la seconda, riguardante i Voucher sarà inserita nel Bilancio che verrà presentato già il 18 dicembre prossimo.
E questo è stato il secondo grosso risultato della serata. Nello spazio di 2 ore e mezza, dare la possibilità a tutti i cittadini di fare una loro proposta, di discuterla, di sentire l’opinione degli amministratori, di votarla e di sapere che le 3 proposte più votate (ma qualche assessore ha promesso che porterà avanti anche altre proposte di questa lista) saranno implementate al più presto.
Una procedura democratica semplice, ovvia, quasi offensivamente banale, ma che finora non era mai successa in Italia.
Ovviamente io seguirò attentamente il percorso e riferirò i prossimi passi effettuati dall’amministrazione, su questo blog.
Infine il terzo risultato. Ancora più grandioso dei già grandi risultati di questa serata. Nel clima di grande soddisfazione reciproca che aleggiava nella sala, l’amministrazione ha affermato più volte per voce del sindaco Mauro Smeraldi e dell’ass. alla democrazia Monica Maisani che questo è solo un ulteriore passo nel loro percorso verso una maggiore democrazia.
1. Vogliono ripetere “La Parola ai Cittadini” come routine, almeno 2-3 volte l’anno.
2. Ma inoltre, vogliono organizzare al più presto “La Giornata della Democrazia” (quindi i primi mesi del 2015) sullo stile di quella organizzata a Parma il 20 Settembre 2013 per permettere ai cittadini di Vignola di proporre, discutere e decidere gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa da introdurre nella loro città.
Ho visto un sincero interesse sia da parte del sindaco, che degli assessori presenti, che dei cittadini a percorrere una strada che porti Vignola a diventare la Capitale della Democrazia, come da loro affermato nel programma elettorale.
E a diventare un esempio da seguire per il resto d’Italia. Non ho dubbi che nessun strumento di democrazia e di partecipazione sarà escluso a priori dalla loro valutazione e tutti saranno studiati attentamente per poterli introdurre a Vignola.
Ma terrò aggiornato il blog su tutte le prossime, succose novità che verranno da Vignola.
Nei prossimi giorni inserirò le foto, che l’attivissimo addetto stampa del Sindaco, Antonio, mi ha promesso
Grazie a Carla e a Marilena (le future facilitatrici delle prossime serate partecipative) per aver sostenuto e collaborato per organizzare questo evento.
Edit 6-12-14: Inserisco 4 foto che mi ha gentilmente inviato Antonio.
Edit 8-12-2014:
Inserisco le foto dei due quotidiani “Il Resto del Carlino” e la “Gazzetta di Modena” che hanno dedicato all’evento un articolo e che l’ass. Monica Maisani mi ha inviato. Clicca sopra 2 volte per vederle più grandi.
E qui inserisco i file dei fogli di calcolo utilizzati per la serata. Sono diversi dai precedenti finora utilizzati, perchè hanno per la prima volta, una colonna aggiuntiva, dove viene calcolata la percentuale dei voti a favore, sul totale dei presenti in quel momento. E l’ordine finale è stato fatto con questa percentuale. Non sui voti assoluti. Questo è importante, perchè i cittadini variavano da votazione a votazione. Qualcuno entrava, qualcuno usciva.
proposte vignola 04-12-14 (file ods – standard aperto)
proposte vignola 04-12-14 (file xls – standard Excel)
Edit del 31-01-2015
L’esito di questa serata si trova qui:
di Paolo Michelotto
sarò a Vignola (MO) il 4 Dicembre 2014, dove per la prima volta in Italia l’amministrazione, il sindaco Mauro Smeraldi e l’ass. alla Democrazia e Partecipazione Monica Maisani, organizzano “La Parola ai Cittadini“, aperta a tutti i residenti, nella nuova sede molto più spaziosa del Consiglio Comunale (che viene inaugurata il 2 dicembre 2014) in via Bellucci 1, dalle ore 20.30. Le 3 proposte formulate e discusse dai cittadini, che otterranno più voti dei presenti, se prevedono spese verranno inserite nel Bilancio Comunale se non prevedono spese verranno discusse nel primo consiglio comunale utile.
È la prima volta in Italia, che una amministrazione usa questo metodo per portare la voce dei cittadini direttamente all’interno delle istituzioni, saltando le procedure lunghe e farragginose previste nello statuto.
Nell’arco di un paio d’ore, i cittadini che lo desiderano potranno fare le loro proposte e le proposte più votate dai loro concittadini verranno trasformate in punti del bilancio comunale, che verrà presentato la settimana successiva, se prevedono spese, oppure in un punto dell’ordine del giorno da discutere al primo consiglio comunale utile.
Democrazia diretta, partecipazione, velocità e ottimo rapporto tra fatica e impegno dei cittadini e risultati ottenuti.
Un esempio per il resto d’Italia, innanzitutto, perchè nella sua campagna elettorale dell’estate 2014 il sindaco aveva promesso di introdurre questo metodo se eletto, ed ora mantiene le sue promesse. E poi, perchè praticamente a costo zero, permette ai cittadini di far sentire la loro voce e far emergere le loro proposte e i risultati applicati in maniera molto veloce e concreta.
di Paolo Michelotto
riporto qui un interessante articolo di Guglielmo Piombini apparso su http://www.libreriadelponte.com/ dove parla del libro Conoscere la Svizzera. Il segreto del suo successo” (Dadò editore). Il segreto è l’utilizzo sano ed ampio che i cittadini fanno degli strumenti di democrazia diretta che si sono conquistati passo dopo passo e con fatica nel corso degli ultimi 150 anni.
Così in tutte le scelte pubbliche l’ultima parola spetta sempre al Sovrano (si definiscono proprio così nella loro Costituzione Federale), il popolo svizzero.
di Guglielmo Piombini
La Svizzera sta vivendo un periodo di grande prosperità economica, soprattutto se confrontata con i paesi vicini. La disoccupazione, anche tra i giovani, è praticamente inesistente. Gli stipendi nel Canton Ticino sono mediamente il doppio di quelli italiani, mentre nella Svizzera tedesca sono il triplo. In particolare Zurigo vanta il primo posto al mondo per i salari più alti, davanti a New York, Tokio, Londra, Stoccolma e Parigi (a Zurigo si guadagna il doppio rispetto alla capitale francese). Gli svizzeri hanno di recente respinto con un referendum il salario minimo legale, ma di fatto non esistono impieghi pagati meno di 2000 franchi svizzeri al mese (1850 euro); il 96,3 per cento degli svizzeri, infatti, guadagna più di questa cifra. La tassazione è molto più bassa rispetto all’Italia e agli altri paesi europei, però il costo della vita è più alto del 30-40 per cento, e inoltre vi sono alcune spese obbligatorie abbastanza rilevanti, a partire dall’assicurazione sanitaria privata. Ad ogni modo, secondo l’Ufficio Federale di Statistica nel 2011 il reddito disponibile medio per famiglia, una volta dedotte tutte le imposte e le assicurazioni obbligatorie, è stato di 6750 franchi al mese, ossia 5500 euro. Rispetto al 2006 il reddito medio mensile di ogni famiglia svizzera è cresciuto di 650 franchi (533 euro).
La Svizzera: un drago dell’economia
Come ha fatto questo paese di soli otto milioni di abitanti, stretti in un territorio inospitale e montagnoso al 65 per cento, senza sbocchi al mare e senza risorse naturali, a parte le acque delle sue dighe idrauliche, a raggiungere questi risultati economici? A dispetto degli stereotipi, la Svizzera non è soltanto un paradiso fiscale, e del resto lo sarà sempre meno vista la progressiva abolizione del segreto bancario. La Svizzera è prima di tutto una potenza economica, tecnologica e scientifica. Solo il 5,6 per cento della popolazione attiva lavora nel settore bancario e assicurativo, generando però il 15 per cento del pil, a conferma della loro forte produttività. Per il resto la Svizzera ha una industria estremamente competitiva in molti settori ad alto valore aggiunto, come la farmaceutica, la chimica e l’alta tecnologia. La sua forza sono le numerosissime piccole e medie imprese che commerciano con il mondo intero: 138.000 entità che danno lavoro a 2,2 milioni di persone, ossia un’impresa ogni 55 abitanti. I patetici lamenti italici o francesi contro la globalizzazione qui non hanno attecchito. Gli svizzeri si sono inseriti con entusiasmo nell’economia globalizzata, hanno respinto ogni tentazione protezionista e si sono specializzati nei settori dove erano già forti, continuando a guadagnare fette di mercato in un ambiente globale altamente concorrenziale. All’opposto dell’Italia, la Svizzera si è reindustrializzata proprio grazie alla globalizzazione.
Gli abitanti della Confederazione Elvetica dimostrano con i fatti che l’inventiva e il lavoro sono la fonte della prosperità. Questi saggi e indefessi lavoratori hanno sempre bocciato con referendum tutte le reiterate proposte di ridurre per legge l’orario di lavoro. Nel marzo 2012 hanno respinto in maniera massiccia l’iniziativa lanciata dai sindacati per “sei settimane di congedo per tutti”, e hanno continuato a lavorare più degli omologhi europei. Hanno in media solo 29 giorni di riposo all’anno contro, ad esempio, i 40 dei francesi. Inoltre, grazie a regole del mercato del lavoro molto liberali, in Svizzera lavorano tutti, giovani e anziani. La Svizzera conta infatti il 68 per cento di popolazione attiva nella fascia di età tra i 55 anni e i 64 anni: un record europeo. Secondo una recente inchiesta il 96 per cento delle persone sopra i 55 anni si sono dichiarate soddisfatte delle loro condizioni di lavoro.
Il segreto del successo: la concorrenza fiscale
Mentre nell’inferno fiscale e burocratico italiano dal 2007 a oggi gli investimenti esteri sono crollati del 58 per cento, la Svizzera continua ad attirarli come un magnete. Il 59 per cento delle società straniere che hanno insediato il loro quartier generale in Europa, come Hewlett-Packard, Gillette, Procter & Gamble, Ralph Laure, Colgate Palmolive, Cisco o General Motors, hanno scelto la Svizzera. Anche Microsoft e Google hanno stabilito a Zurigo il loro centro di ricerca europeo. Questo fatto fa infuriare i politici europei, che si vedono sfuggire di mano miliardi di imposte a causa della “sleale” concorrenza fiscale svizzera. Nel 2007 un politico socialista francese, Arnaud Montebourg, ebbe un breve periodo di notorietà quando si lanciò in una durissima accusa contro la “mancanza di civismo e la fuga” dei contribuenti francesi più ricchi “nei paradisi fiscali alle porte dell’Europa”. «Fin dove può giungere la nostra tolleranza nei confronti della Svizzera? – tuonò Montebourg – Non sarebbe forse meglio assumere il confronto inevitabile con questi territori, come fece il generale De Gaulle nel 1963 quando decretò il blocco contro il Principato di Monaco, che dovette così piegare la schiena di fronte alle esigenze fiscali francesi?». Il giorno seguente il quotidiano Liberation uscì con questo titolo a grandi caratteri in prima pagina: “Evasione fiscale. Bisogna invadere la Svizzera?”
La risposta degli svizzeri a questo novello Robespierre è stata secca e definitiva: «Non c’è nulla da trattare. Montebourg non conosce il sistema fiscale elvetico». Il governo svizzero non poteva trattare su questioni fiscali con il governo francese neanche se l’avesse voluto, perché la Svizzera è una Confederazione nella quale ciascuno dei 26 cantoni è padrone della propria fiscalità. Non solo: all’interno di ogni singolo cantone la competizione fiscale tra i comuni è ancor più accanita. Al deputato francese sfuggiva inoltre un altro dato fondamentale: la partecipazione decisiva dei contribuenti alla determinazione dei tassi d’imposta. In Svizzera, infatti, sono i cittadini che votano la maggior parte delle aliquote fiscali attraverso la democrazia diretta e i referendum. Per realizzare il suo obiettivo Montebourg avrebbe quindi dovuto fare il giro di tutti i comuni e di tutti i cantoni elvetici, e perorare la sua richiesta di “armonizzazione fiscale” con la Francia davanti ai cittadini riuniti per le votazioni a Obvaldo, Nidvaldo, Glarona o Appenzello. Molto difficilmente però sarebbe riuscito a ottenere il loro consenso, dato che, come spiega l’economista svizzero Beat Kappeler, le istituzioni locali elvetiche «producono un tipo particolare di politico dell’esecutivo, investito della delicata missione di mantenere uno Stato minimale: egli è il delegato del popolo, incaricato di sorvegliare il mostro e non certo di renderlo potente, splendido, seducente».
Gli elvetici, infatti, non hanno nessuna intenzione di rinunciare al loro sistema perché, come spiega l’ex ministro delle finanze della Confederazione Hans-Rudolf Merz, la concorrenza fiscale interna è garanzia di efficienza e di innovazione. Ogni cantone è libero di sperimentare soluzioni inedite e poi, a seconda dei risultati, le soluzioni migliori vengono adottate, mantenute e eventualmente imitate. Nel 2007 il Canton Obvaldo, vero e proprio laboratorio fiscale della Svizzera, fu il primo ad adottare una tassa piatta con aliquota bassissima all’1,8 per cento per tutti i redditi, con esenzione totale sotto i 10.000 franchi. Visti i buoni risultati, questa innovazione fiscale venne copiata l’anno successivo dal Canton Turgovia. Generalmente sono i comuni e i cantoni più depressi o svantaggiati che giocano la carta delle riduzioni fiscali per recuperare un po’ di terreno nei confronti dei comuni o dei cantoni più sviluppati e meglio serviti, che possono permettersi di chiedere aliquote più alte ai propri cittadini. Ad esempio, nel 2007 il comune di Saanen nelle Alpi bernesi concesse degli sgravi fiscali ai residenti con un patrimonio particolarmente elevato. Il cittadino svizzero più ricco, l’imprenditore miliardario Ernesto Bertarelli, proprietario di Alinghi (il team svizzero vincitore di due edizione della Coppa America di vela), decise allora di trasferirsi lì dal Canton Vaud, il quale subì una forte perdita di gettito. Nel 2008, bersagliato dalla concorrenza dei cantoni vicini, anche Zurigo si piegò alla competizione fiscale abbassando le aliquote.
Un modello per l’Europa
La Svizzera appare come un paese ben gestito, ma lo stesso non può dirsi per molti altri paesi europei come l’Italia, la Grecia, la Spagna, il Portogallo o la Francia, che hanno accumulato dei debiti pubblici drammatici. Questi bilanci statali disastrati non meritano nessuna compassione. Secondo il professor François Garçon, autore del libro “Conoscere la Svizzera. Il segreto del suo successo” (Dadò editore), gli sperperi enormi che hanno generato questi debiti sono rivelatori della mancanza di civismo della massa di cittadini, per la loro rinuncia al dovere di vigilanza sui propri eletti. Il popolo che scambia i propri eletti per Babbo Natale, ironizza Garçon, viene sempre gabbato. La crisi del debito riflette la noncuranza del popolo sovrano, incapace di prevedere le inevitabili derive cleptomani dei propri dirigenti, e di impedirle. La spiegazione della passività di tanti popoli europei di fronte allo sperpero pubblico e della facilità con la quale gli eletti di qualsivoglia colore politico li hanno raggirati risiede nel fatto che in questo debito, in questa gigantesca depredazione, molti hanno trovato il proprio sporco tornaconto: finti impieghi nell’amministrazione statale, pensioni senza aver versato contributi, e così via. L’accumulo di burocrazia parassitaria e costosa, scrive Garçon, non è la causa, bensì il sintomo del generale putridume.
Mentre gli italiani, i greci, gli spagnoli o i francesi hanno concesso ogni libertà ai loro eletti trasformatisi in predatori, gli svizzeri sono stati vigilanti. Lo sono stati a maggior ragione poiché le istituzioni di cui si sono dotati permettono loro di sorvegliare i propri eletti e di tenerli al guinzaglio. Gli svizzeri in effetti si sono muniti di istituzioni che consentono ai cittadini di far valere in maniera pacifica e civile la loro voce, senza passare dalle violenze di piazza, dai cortei che bloccano le strade, dagli scioperi continui o dalle risse televisive. Da oltre un secolo e mezzo gli svizzeri hanno forgiato degli strumenti politici la cui utilità specifica è quella di ricordare agli eletti che, a differenza di quanto avviene nella pratica di molti paesi a “democrazia rappresentativa” come l’Italia, il mandato di cui dispongono non è assimilabile a un permesso di saccheggio concesso per un periodo di quattro o cinque anni.
La Svizzera ci mostra quindi le virtù di un sistema basato sullo stato leggero, la decentralizzazione nelle decisioni di spesa per evitare gli sperperi, il federalismo concorrenziale, la sorveglianza degli eletti, i referendum su questioni fiscali, e il diritto d’iniziativa, che permette alla popolazione di intromettersi in ogni momento in ciò che la riguarda, canalizzando i malcontenti e dando responsabilità ai cittadini. I popoli europei dovrebbero trarre importanti lezioni da questo superiore modello di organizzazione politica.
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