di Paolo Michelotto
ricevo da Thomas Benedikter e volentieri pubblico un approfondimento sul referendum con voto postale che si è tenuto a Mals/Malles (BZ) a fine agosto 2014 per una durata di 2 settimane.
Malles: un voto referendario innovativo
Il Comune di Malles (Val Venosta, Alto Adige) nelle ultime due settimane di agosto ha vissuto un nuovo tipo di referendum, sia nel quesito sia nel metodo. Per la prima volta gli elettori di un comune di questa provincia si sono potuti esprimere sull’uso dei pesticidi nell’agricoltura, specie nelle piantagioni di meli, accogliendo con grande maggioranza (75,68%) la proposta dei promotori, cioè quella di introdurre un regime più severo per l’utilizzo degli anticrittogamici sul territorio di Malles.
E per la prima volta i cittadini di un comune sudtirolese si sono avvallati del voto postale, cioè potevano votare in un arco di due settimane servendosi dell’apposita scheda e busta di votazione recapitata da parte dell’ufficio elettorale. Questo metodo, già assodato in vari altri paesi, non solo ha consentito ai cittadini di occuparsi tranquillamente del voto a casa, dopo la lettura dell’opuscolo di informazione inviato dal Comune, ma in pratica ha consentito a più persone di votare, tant’è vero che la partecipazione ha sfiorato il 70%.
Le innovazioni di questa tornata referendaria di Malles non si fermano qui, ma vanno menzionate, oltre il voto postale, altre sei:
Le votazioni referendarie a Malles, secondo lo statuto, sono tutte a effetto vincolante, cioè l’amministrazione è obbligata ad applicare la decisione dei cittadini. In altri comuni della provincia tuttora si continua a svolgere referendum “consultivi” non vincolanti.
Il Comune di Malles ai suoi cittadini ha riconosciuto entrambi i diritti referendari principali: l’iniziativa popolare e il referendum confermativo. L’iniziativa per votare su una proposta promossa dai cittadini, il referendum confermativo per decidere sull’entrata in vigore di una delibera presa o dalla Giunta o dal Consiglio comunale.
Il quorum di partecipazione è stato ridotto al 20%, soglia piuttosto innocua che non si presta ad eventuali campagne di boicottaggio.
Le firme per un’iniziativa popolare possono essere raccolte liberamente, cioè non devono essere autenticate da un ufficiale pubblico o da un rappresentante politico, basta invece la delega da parte del sindaco di un semplice cittadino.
Tutti gli aventi diritto al voto referendario (inclusi i 16enni) assieme ai documenti di voto hanno ricevuto l’opuscolo ufficiale di votazione, in cui sono spiegati il quesito, le informazioni utili e il vademecum della votazione. Inoltre sia i promotori (www.hollawint.com) sia gli oppositori del divieto dell’impiego di pesticidi (federazione degli agricoltori convenzionali) hanno avuto due pagine per illustrare le proprie ragioni. La redazione di questo opuscolo è stata curata dalla Commissione per lo svolgimento dei referendum.
Infine il Consiglio comunale avrebbe anche avuto la possibilità di portare a votazione una sua controproposta. Se l’avesse fatto, i cittadini avrebbero potuto scegliere fra due proposte alternative.
Tutto sommato Malles con il suo giovane sindaco Ulrich Veith (SVP) si presenta come un comune aperto ad un nuovo tipo di partecipazione dei cittadini che considera un buon regolamento dei referendum comunali come condizione essenziale per far funzionare la democrazia diretta.
Per approfondire lo statuto comunale di Malles:
Luca Raiteri ha scritto
1Grandi : un primato e uropeo ,aver abolito i pesticidi per primi e anche un primato di democrazia partecipativa ! Propongo Malles città virtuosa dell’anno nel M?ondo! Facciamo una petizione su avaast Paolo?
09/17/14 9:03 PM | Comment Link
Stefano Longano ha scritto
2Ciao Paolo. Un commento, un po’ in ritardo, per chiarire il punto 4, che contiene qualche imprecisione.
Non è vero che la raccolta delle firme è libera. Le firme devono essere autenticate. Il regolamento richiede l’autentica, e non potrebbe in nessun caso farne a meno in quanto obbligo derivante da un principio fondamentale del procedimento amministrativo italiano.
La questione è invece più sottile, e ho avuto varie discussioni con giuristi (incluso il presidente della commissione referendaria di Malles e uno degli esperti ascoltati il primo luglio in conferenza di informazione a Trento) proprio su questo tema, visto che poteva interessare anche il nostro disegno di legge provinciale.
Il primo elemento è quanto il comune sia libero di determinare le questioni inerenti le proprie competenze, e quanto sia invece obbligato a seguire le norme di rango superiore (le norme, bada, non i principi dell’ordinamento).
Essendovi una legge che prescrive in maniera tassativa chi può autenticare le firme in materia elettorale che si applica anche ai referendum la questione sarebbe chiusa.
L’interpretazione data dal Comune di Malles è invece di avere autonomia nel disciplinare il tema.
Il secondo elemento è che è indubbio che l’autentica della firma per un referendum costituisca una funzione pubblica
Ma la qualifica di pubblico ufficiale può essere attribuita a qualunque cittadino.
Così si esprime infatti la Cassazione nel 2001: “la qualifica di pubblico ufficiale, ai sensi dell’art. 357 c.p., deve esser riconosciuta a quei soggetti che, pubblici dipendenti o semplici privati, possono e debbono – quale che sia la loro posizione soggettiva – formare e manifestare, nell’ambito di una potestà regolata dal diritto pubblico, la volontà della p.a., ovvero esercitare, indipendentemente da formali investiture, poteri autoritativi, deliberativi o certificativi, disgiuntamente e non cumulativamente considerati”.
Il regolamento del Comune dice che qualunque cittadino residente, tramite istanza al Sindaco, può chiedere di ottenere l’incarico di autenticatore, e quindi la qualifica di pubblico ufficiale.
Credo che la cosa fondamentale sia notare che nessuno abbia impugnato il risultato referendario sulla base di un vizio di nullità delle autentiche delle firme raccolte.
Sarà interessante vedere come si evolve.
Giusto per completezza, il parere che ho avuto dal costituzionalista sarebbe che la provincia o la regione sarebbero comunque perfettamente legittimate a regolamentare con propria legge il procedimento elettorale, quindi anche l’autentica delle firme. Questo proprio perchè hanno esplicitamente il diritto a emettere leggi in materia.
10/23/14 8:45 PM | Comment Link