di Paolo Michelotto
la democrazia diretta fa passi avanti in molte zone d’Italia. A Rimini un gruppo di amici sostenitori della democrazia diretta, Movimento 5 Stelle Rimini, sta portando avanti con notevole impegno un percorso che sta ora registrando notevoli successi.
Ecco quanto mi scrive Daniele Arduini da Rimini (che riporto qui con suo permesso):
Caro Paolo,
ti scrivo innanzi tutto per ringraziarti nuovamente per tutto il lavoro di informazione che stai facendo sulla Democrazia Diretta in tutta Italia. Grazie a te molte persone conoscono per la prima volta la possibilità di poter incidere direttamente sul proprio futuro, ed anche i più scettici sono costretti ad arrendersi davanti i fatti e numeri a sostegno della tesi della sovranità popolare.
L’altro aspetto che vorrei riconoscerti è la semplicità della tua esposizione e del materiale che hai col tempo raccolto, che permette a chiunque di utilizzarlo rendendosi a sua volta il tuo portavoce.
Anche a Rimini come Movimento 5 Stelle abbiamo più volte utilizzato la Parola al Cittadino come strumento per il coinvolgimento dei cittadini nella costruzione del nostro programma elettorale. I risultati ottenuti sono notevoli:
- 11,76% di voti espressi
- 3° lista dopo PD e PDL
- 3 consiglieri eletti in Comune
- un programma da realizzare, in particolare: http://rimini5stelle.it/programma/sovranita-e-partecipazione/
Ti siamo quindi riconoscenti per la tua parte di merito, festeggeremo insieme alla prossima occasione in cui capiterai dalle nostre parti.
Ora passo alla proposta.
Siamo ancora nella fase esplorativa sulla possibilità di organizzare un incontro a livello nazionale tra i simpatizzanti/aderenti del M5S per discutere di proposte organizzative e di coordinamento tra i diversi gruppi.
Vorrei proporre una tipologia di assemblea in stile Town Meeting per dare a tutti la possibilità di formulare e discutere proposte e contemporaneamente rendere produttiva l’assemblea.
Per realizzare tutto questo è assolutamente necessario che l’organizzazione dell’assemblea venga diretta da facilitatori esperti.
Considerando il contesto nazionale potrebbe essere una importante esposizione per far conoscere il metodo dei Town Meeting.
Saresti eventualmente disponibile direttamente o indirettamente istruendo alcuni di noi a sovraintendere i lavori di questa assemblea?
Ovviamente ho dato la mia disponibilità.
Riporto qui il contenuto del link al programma che mi ha segnalato Daniele, per comodità del lettore:
Eliminazione degli attuali tipi di referendum, ed introduzione in loro vece dei referendum deliberativi di iniziativa e di revisione a livello comunale e provinciale.
Per referendum di iniziativa, s’intendono azioni tese ad imporre a sindaco, giunta e consiglio comunale, deliberazioni su argomenti che interessano l’intera comunità.
Per referendum di revisione, s’intendono quelle deliberazioni che, già assunte dall’amministrazione comunale, si vogliono modificare emendando o abrogando norme esistenti.
In entrambi i casi la volontà espressa dalla maggioranza dei Cittadini elettori circa materie di ambito locale dovrà avere valore esecutivo immediato, senza ulteriori elaborazioni o mediazioni politiche, indipendentemente dal numero dei votanti, cioè senza quorum.
Riteniamo che per ogni tipo di consultazione popolare, a livello locale, la volontà espressa dalla maggioranza dei Cittadini elettori debba avere valore esecutivo indipendentemente dal numero dei votanti.
Nei referendum, il quorum assegna a chi non partecipa un potere decisionale maggiore rispetto alle persone responsabili che partecipano alla consultazione popolare.
Quando non c’è il quorum, entrambe le campagne per il NO e per il SI si concentrano solo sulle loro argomentazioni pro e contro, e non sul raggiungimento o meno del quorum, aumentando la conoscenza dei cittadini e il loro impegno civico.
Quando non esiste quorum l’affluenza degli elettori è maggiore, in linea con quanto verificabile anche in altri paesi nel mondo. Il quorum inoltre non esiste nei paesi che maggiormente vengono ritenuti democratici (es. Svizzera, Irlanda, Spagna, Francia, Regno Unito, Stati Uniti d’America).
Il difensore civico è una figura istituzionale che si pone al servizio dei cittadini per aiutarli a dirimere contese aperte con le amministrazioni locali, e a vigilare sulla puntuale osservanza degli adempimenti che spettano a questi ultimi.
L’attuale statuto comunale prevede la nomina del Difensore Civico da parte del Consiglio Comunale, cioè proprio da coloro che dovrebbero essere controllati dal Difensore Civico stesso.
La nostra proposta è quella di modificare lo statuto del comune di Rimini affinché il Difensore Civico venga eletto direttamente dai cittadini in modo che sia effettiva espressione della società civile e non legato a meccanismi clientelari della politica.
Attraverso le elezioni gli amministratori ricevono una delega da parte dei cittadini per la gestione ordinaria della città. Tale delega comunque non è illimitata ma delimitata nel tempo dalla durata del mandato.
Nella realtà invece ci troviamo amministratori che realizzano opere con un impatto, urbanistico sulla città e finanziario sui contribuenti, per numerosi decenni, ben oltre il mandato ricevuto dai cittadini, i quali nulla possono fare per esercitare la proprià sovranità salvo costituirsi in comitati per informare l’opinione pubblica.
Per tutte le opere di importanza tale da superare determinate soglie di spesa o di impatto sulla città è serio e di buon senso rimettere ai cittadini la scelta finale attraverso un referendum deliberativo senza quorum obbligatorio, che consenta di informare i cittadini sull’opera da realizzare e delle possibili soluzioni da adottare, con quali costi e tempi di realizzazione e soprattutto la valutazione del miglior beneficio per la comunità.
Nello statuto dei Comuni di una certa dimensione, compreso quello di Rimini, è prevista la suddivisione del proprio territorio in circoscrizioni istituite quali organi di partecipazione, di gestione di servizi di base nonché per l’esercizio di funzioni delegate dal Comune.
A Rimini dalla prossima legislatura non sono più previsti gli organi politici nelle circoscrizioni come il Presidente ed il Consiglio Circoscrizionale, che comunque ai fini dell’esercizio della sovranità popolare erano strumenti inefficaci visto che le relative deliberazioni avevano ruolo consultivo e non vincolante per l’amministrazione centrale.
La nostra proposta è quella di modificare lo statuto comunale per rendere realmente efficaci e corrispondenti ai principi ispiratrici le assemblee di quartiere che dovranno essere composte da semplici cittadini senza limite di partecipazione.
Le assemblee di quartiere hanno già tutto il necessario per diventare veri luoghi decisionali, invece dei vecchi, costosi ed inutili baracconi che sono stati fino a ieri. Esiste già una sede per le riunioni, un dipendente comunale per svolgere le pratiche burocratiche e assicurare il corretto svolgimento delle assemblee nel rispetto di un regolamento, manca solamente la volontà politica di renderle veramente sovrane.
In ogni quartiere le assemblee di cittadini hanno il compito di individuare autonomamente le opere di manutenzione necessarie e come gestire il budget di spesa loro assegnato e previsto a bilancio. Le deliberazioni dovranno essere vincolanti per l’amministrazione centrale e non solamente consultive.
Non è necessario gravare il bilancio comunale di ulteriori costi, piuttosto l’amministrazione dovrà delegare alle circoscrizioni la realizzazione della parte di bilancio di loro competenza, che di conseguenza diverrà veramente, e non solo a parole, “partecipato”.
Il bilancio partecipato è una forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita della propria città. Il fine è quello di permettere ai cittadini di partecipare attivamente allo sviluppo e all’elaborazione della politica municipale.
La popolazione è invitata, attraverso pubblici incontri articolati per circoscrizioni comunali e gruppi di interesse, a precisare i suoi bisogni e a stabilire delle priorità negli investimenti comunali e nell’attribuzione dei fondi in vari settori (ambiente, educazione, salute, ecc….). a questo si aggiunge una partecipazione complementare organizzata su base tematica attraverso il coinvolgimento di categorie economiche, professionali e lavorative (sindacati, studenti, lavoratori, commercianti, liberi professionisti, ecc…) che devono pronunciarsi sui bisogni delle proprie rispettive categorie al fine di dare una visione complessiva più informata e competente sui diversi capitoli di spesa.
La revoca è lo strumento democratico, previsto a livello locale nelle migliori democrazie come la Svizzera e la maggior parte degli Stati Uniti d’America, che permette agli elettori di allontanare e sostituire un amministratore eletto.
Anche se meno utilizzato dello strumento referendario, aiuta l’amministratore a conservare una mentalità da candidato. Con la potenziale revoca sulla testa, gli eletti rimangono attenti, onesti e pronti a rispondere alle esigenze dei cittadini. E’ un modo per ricordare agli eletti che sono dei dipendenti, degli agenti dei cittadini, non i loro superiori.
La revoca inoltre riduce il potere di chi finanzia i candidati e rende questi ultimi attenti agli interessi dei loro elettori, i quali hanno una ragione in più per rimanere aggiornati sulla condotta dell’eletto e su come vengano affrontati i problemi, spingendo i cittadini verso l’attivismo.
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