a Bolzano dal 1995 i cittadini lottano per avere strumenti di democrazia diretta facilmente usabili ed efficaci, sull’esempio della Svizzera e della Baviera. Ma l’SVP che detiene il potere sta mettendo in campo tutte le astuzie legali per non concedere nulla ai cittadini. Ecco un aggiornamento di questa lotta impari mandato dagli amici di Mehr Democratie di Bolzano.
Per ricordare
Il 25 ottobre 2009 114.884 (83%) dei 148.815 votanti al referendum si sono espressi a favore della proposta dell’Iniziativa per più Democrazia per una legge migliore sulla democrazia diretta e solo 23.250 (16,8%) hanno votato contro. Per il raggiungimento del quorum si sarebbero dovuti raggiungere 156.159 voti: ne sono mancati quindi solo 7.344.
L’SVP, sulla base di questo risultato, ha promesso di portare in Consiglio Provinciale una riforma della legge attualmente in vigore nei punti indicati dalla base del proprio partito. Sono passati i mesi e la promessa della ricerca di un compromesso comune con l’Iniziativa è rimasta disattesa.
In febbraio 2010 l’assemblea dei soci dell’Iniziativa ha deciso di elaborare una sua proposta di riforma della legge in vigore nei punti che, secondo l’esperienza fatta al voto referendario del 25 ottobre, rendono la legge stessa di difficile utilizzo da parte dei cittadini: la proposta prevede un abbassamento del quorum, la garanzia dell’obiettività dell’informazione, la possibilità di portare a referendum anche le delibere della Giunta Provinciale e la presenza di una clausola a protezione dei gruppi linguistici. Scopo della prevista riforma è la possibilità di avere una legge che possa rendere veramente praticabili i diritti referendari dei cittadini.
Il 26 aprile 57 promotori e promotrici hanno inoltrato la richiesta ufficiale della proposta per la riforma della legge attualmente in vigore.
Con una modifica della legge sulla democrazia diretta, effettuata in tutta fretta nel maggio 2009, il Consiglio Provinciale ha dato alla Commissione per lo svolgimento dei referendum la competenza di esaminare la costituzionalità della proposta stessa andando contro l’art. 127 della Costituzione Italiana che prevede sia il Governo a sollevare la questione dell’incostituzionalità davanti alla Corte Costituzionale entro 60 giorni dalla pubblicazione della legge. Sulla base di questa nuova competenza la commissione dei giudici ha dichiarato inammissibile la richiesta motivando il suo giudizio con una interpretazione costituzionale.
Rivendichiamo il diritto alla determinazione delle regole democratiche!
Abbiamo esercitato tale diritto nella prima votazione referendaria in Alto Adige nell’ottobre 2009: è stato salutare sia per la rappresentanza politica che per la situazione politica della nostra provincia. Così vogliamo che rimanga!
Se siamo in una democrazia o in un’oligarchia si decide con la possibilità del popolo di poter concorrere o meno a determinare le modalità con cui il potere politico deve essere democraticamente esercitato. Questa domanda ora si pone nella nostra provincia.
La Commissione dei giudici che doveva decidere se poteva svolgersi una votazione referendaria sulla proposta di riforma delle norme sulla partecipazione politica diretta dei cittadini ha dato una risposta negativa a questa domanda.
Come può essere giusto dare il diritto esclusivo di determinare il modo nel quale si giunge al potere politico proprio a chi già detiene il potere e che, esercitandolo, possa far sì che questo sia a suo vantaggio? Sono loro che devono stabilire come losi esercita? Il potere politico è cosa loro o è in primo luogo questione di tutti i cittadini e le cittadine?
Se veramente la Costituzione riservasse alla rappresentanza politica il diritto esclusivo di stabilire i diritti politici fondamentali allora avremmo una Costituzione che non ci tutela ma anzi favorisce una deriva autoritaria del sistema e per questo andrebbe riformata. Il risultato di questa riserva di competenza lo vediamo: una legge elettorale nazionale che il suo autore stesso ha chiamato una “porcata”, una legge provinciale sulla democrazia diretta che non è praticabile, una riforma della legge elettorale provinciale che slitta di legislatura in legislatura.
Se sono esclusivamente i rappresentanti politici a poter determinare come va eserci tato il potere politico allora non può esistere garanzia contro un lento svuotamento della sovranità popolare! L’Italia purtroppo mette in evidenza quanto sia grande il pericolo che la rappresentanza politica si trinceri contro il controllo e l’intervento del cittadino, che limiti sempre più il suo raggio d’azione politica.
Noi vogliamo percorrere un’altra strada. Per tutelarci contro simili sviluppi rivendi chiamo nei confronti del nostro Consiglio Provinciale il diritto di noi cittadine e cittadini a determinare con iniziative legislative popolari e votazioni referendarie il modo nel quale il potere politico democratico deve essere esercitato nella nostra provincia.
Bolzano 23 settembre 2010
La legittimità della decisione di non ammissibilità della richiesta referendaria su una proposta di riforma della legge sulla democrazia diretta rimarrà dubbia.
La responsabilità di ciò ricade sul consiglio provinciale.
L’assemblea dei promotori della proposta di legge di riforma della legge provinciale sulla democrazia diretta ha deciso in modo quasi unanime di non voler ricorrere contro la decisione della Commissione per i procedimenti referendari (commissione dei giudici).
Ciò ovviamente non significa che condividiamo la decisione della commissione. Siamo al contrario convinti che la Costituzione italiana nella sua veste riformata del 2001 lasci spazio alla possibilità che i cittadini concorrano con iniziative legislative popolari a determinare e sviluppare ulteriormente i diritti democratici fondamentali. In ogni modo compete esclusivamente alla Corte Costituzionale di dare una interpretazione valida sulla questione.
Siamo dell’avviso che il giudizio della commissione dei giudici sulla costituzionalità come lo prevede la legge provinciale appositamente riformata nel 2009 si antepone al giudizio della Corte Costituzionale in modo di per sé anticostituzionale e la priva della sua competenza come evidenzia il nostro caso: la nostra richiesta viene respinta e non può essere portata al voto referendario limitando il nostro diritto di partecipazione politica diretta senza che la Corte Costituzionale stessa possa giudicare il caso.
Abbiamo deciso di non ricorrere a giudizio sulla decisione della commissione per i seguenti motivi:
* Vogliamo impegnare tutte le nostre forze per incidere a favore del varo in Consiglio provinciale di una legge nuova sulla democrazia diretta che garantisca finalmente una vera e buona applicabilità;
* A guardar bene ci sembra che l’obiettivo perseguito con la presentazione della richiesta referendaria sia stato raggiunto: il Consiglio provinciale secondo quanto ha affermato la SVP, potrà iniziare ancora quest’autunno la trattazione di un disegno di legge che il suo gruppo consigliare presenterà. Se ci possiamo attenere a ciò che la SVP ha fatto sapere, questo disegno di legge conterrà in grandi linee quei miglioramenti minimi essenziali che abbiamo presentato e rivendicato con la nostra proposta di riforma;
* Non abbiamo nessuna garanzia di poter giungere con un ricorso al TAR fino ad un giudizio della Corte Costituzionale unicamente valido in questione. Questo non per ultimo anche per il fatto che la presidente del TAR ha rivestito la carica di presidente della Commissione dei giudici, un fatto che non garantisce un giudizio imparziale;
* Un giudizio del TAR o, come sarebbe auspicabile, addirittura della Corte Costituzionale in ogni modo giungerebbe troppo tardi per poter incidere con la nostra proposta sulla formazione della nuova legge;
* Peraltro al nostro disegno di legge teso alla riforma dell’attuale legge provinciale una volta introdotta la nuova legge verrebbe a mancare la base sulla quale vuole intervenire;
* A questo punto siamo dell’avviso che il Consiglio provinciale debba assumersi la totale responsabilità di varare una legge che sia all’altezza della rivendicazione chiara della popolazione espressa il 25 ottobre 2009 con il voto a favore del nostro disegno di legge. È stato il Consiglio provinciale che ha stabilito le condizione che hanno fatto si che i cittadini venissero esclusi di determinare i propri diritti politici, estendendo nel 2009, poco prima del voto referendario la competenza della commissione dei giudici a una valutazione costituzionale delle richieste referendarie. Questo fatto lede a nostro avviso la Costituzione stessa (art. 127). Va messo in evidenza che la responsabilità del fatto che ora non si giunge a un chiarimento da parte della Corte Costituzionale della domanda se spetta anche ai cittadini di determinare i diritti democratici e tutta del Consiglio provinciale. Così pertanto essa dovrà pesare sui membri del Consiglio con il conseguente giudizio sul loro operato nelle prossime elezioni.
* Visto che l’iter istituzionale per giungere ad un esame di costituzionalità è determinato in modo chiaro dalla Costituzione noi cittadini non vediamo la ragione per la quale dovremmo essere noi, presentando ricorso, a rendere possibile con alti costi e impegno di tempo un esame della Corte Costituzionale. Tale esame peraltro non è né acquisibile con certezza né ovviamente scontato nel suo esito. Sollecitiamo il Consiglio provinciale di tralasciare nella nuova legge sulla democrazia diretta l’estensione di competenza della commissione dei giudici, a nostro avviso da considerare un abuso di potere e anticostituzionale.
il comitato dei promotori
Alzate la voce contro questa limitazione della sovranità popolare di non poter determinare le regole del gioco democratico!
in allegato:
- per ricordare
- Rivendichiamo il diritto alla determinazione delle regole democratiche
- foto 1: http://www.dirdemdi.org/neu/it/pk_promotoren23092010
- foto 2: http://www.dirdemdi.org/neu/de/pk_promotoren23092010_2
- i documenti riguardanti la decisione della commissione dei giudici si trovano sul nostro sito: http://www.dirdemdi.org/neu/it
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