direct-democracy-verhulst
di Paolo Michelotto
traduzione di Edoardo
3-3: A proposito di Jorwerd
Sono stati scritti innumerevoli libri a proposito del cambiamento della vita di paese. Ma la storia di come “le forze del mercato iniziarono ad usurpare ed a schiacciare la società civile da parte del settore privato” (Barber) forse non è così chiaramente rappresentata da nessun’altra parte come nel libro di Geert Mak, che è già diventato un classico: “Hoe God verdween uit Jorwerd” (Come Dio sparì da Jorwerd, 1996).
Jorwerd è un piccolo paese agricolo nel nord dell’Olanda nella provincia di Friesland. Fino a quaranta o cinquanta anni fa i contadini avevano sotto il loro controllo gli elementi fondamentali dell’economia agricola, anche se quella economia non produceva molto. “Per la maggior parte del tempo non era facile per le tipiche famiglie rurali con molti figli, ma avevano sempre un vantaggio rispetto alle famiglie delle città: normalmente avevano le proprie verdure, la propria carne, latte, burro, formaggio, uova e patate, così erano più o meno autosufficienti.” (p. 22).
Ciò che doveva essere comprato (caffè, tè, zucchero, sapone, etc.) non rappresentava una grossa spesa. Ma il punto è che loro decidevano di cosa avevano bisogno e se, e quando comprarlo. Tuttavia questo cambiò: “Fino agli anni ‘60 molti contadini raramente andavano in un negozio. I negozianti andavano dalle persone a casa.” Un’anziana signora che viveva nel paese disse all’autore: “Scrivevamo ciò di cui avevamo bisogno su di un piccolo libro degli ordini e niente più. Il caffè era caffè, il te era tè e il sapone era sapone. Una spesa settimanale per l’intera famiglia non mi costava mai più di venti fiorini” ( p.22). Questo sistema scomparve irrevocabilmente negli anni ‘70. La gente cominciò a spostarsi, i negozianti di Jorwerd morirono, la pubblicità e i prezzi bassi nei grandi magazzini in città, che iniziavano ad essere accessibili grazie alle automobili, cambiarono completamente il loro comportamento d’acquisto.
Questo è ciò che successe in termini di consumo. Ma anche il controllo della produzione si allontanò dal paese, perché la tecnologia industriale cominciò a sopraffare sempre di più l’agricoltura. Prima di tutto comparirono le macchine per il latte e il trattore rimpiazzò il cavallo. L’investimento in questa tecnologia non era ancora un problema per la maggior parte dei contadini. Ma anche questo cambiò negli anni ‘70. La cisterna refrigerata di stoccaggio del latte diventò la norma per esempio: “I contadini dovettero comprare delle grandi cisterne refrigerate. Erano passati i tempi delle zangole vecchio stile lasciate sul lato della strada vicino al cancello della fattoria ogni mattino e ogni sera; era passato il tempo dell’autocarro per il latte del posto che passava a prenderle; e è passato il tempo del tintinnio e del chiacchierio delle tante piccole latterie” (p. 87).
Il controllo sui processi economici si allontanò dalla comunità locale; fattori esterni, principalmente nuove tecnologie, cominciarono a giocare un ruolo sempre più significativo. Anche il contadino diventò dipendente dalle banche. “A un certo punto degli anni ‘60 ci fu un completo cambiamento d’opinione dei contadini di Jorwerd riguardo all’indebitarsi. “Per alcuni di loro la via verso la banca cominciò con l’acquisto del loro primo trattore negli anni ‘50. La maggioranza dei contadini poteva ancora permettersi di comprarne uno pagando di tasca propria. Ma ci fu sempre più bisogno di denaro: per i macchinari, per le stalle, per ogni tipo di nuovo acquisto. E così, intorno al 1975, quando i soldi che venivano dalla latteria non erano più pagati in contanti appoggiandoli sul tavolo della cucina (…) la banca divenne una costante nella vita dei contadini” (p. 88).
Gli abitanti di Jorwerd diventarono meno dipendenti tra loro e più dipendenti dagli estranei che venivano da fuori del paese. Prendiamo il fabbro del paese per esempio: “Il fabbro a Jorwerd era, come la maggior parte dei fabbri di paese, un vero tuttofare. Ferrava i cavalli, riparava le grondaie, installava i piani di cottura e non esitava a fare una manutenzione completa di un trattore. Su alcune piste di ghiaccio in Friesland si guidavano ancora, anni dopo, alcune Renault 4 che erano state ingegnosamente trasformate in macchine spazzaneve. Anche il suo spazzaneve modificato Harley-Davidson fu pure un grande successo. Egli amava la tecnologia in sé – ma la tecnologia alla fine cominciò a muoversi troppo velocemente per lui per starle dietro.” (p. 148). “Qualsiasi fabbro poteva riparare i macchinari più importanti di una fattoria degli anni ‘70, senza nessuna difficoltà: trattore, macchine di movimento, macchine per il latte, macchine spargi-concime e altro ancora.
Non fu più così per i trattori e le macchine per il latte che apparvero sul mercato dopo gli anni ‘70. Erano così pieni di tecnologia ed elettronica che solo giovani meccanici ben addestrati potevano metterci le mani. Come risultato, un fabbro normale e vecchio stile era fuori gioco. In questo modo anche i contadini diventarono sempre più dipendenti da forze economiche immateriali che venivano dall’esterno.” (p. 150) “Così, qualcosa che fu una parte essenziale delle vite dei contadini di Jorwerd sparì: la loro piccola economia all’interno della grande economia. I confini tra le due divenne sfumato, apparirono sempre di più dei buchi nella diga della fiducia e della tradizione e improvvisamente l’economia del paese fu spazzata via come se non fosse mai esistita.” (p. 151)
Come il controllo sull’economia, sia consumo che produzione, scivolò via, lo Stato cominciò ad intervenire sempre di più con delle regolamentazioni, esattamente come descrive Barber. Per i contadini di Jorwerd e di altrove l’introduzione delle quote latte ebbe enormi conseguenze. Nel 1984 i Ministeri dell’Agricoltura Europei decisero di mettere un freno alla sovrapproduzione del latte. Ad ogni contadino viene permesso di produrre solo una certa quota di latte; ogni litro di latte prodotto in eccesso rispetto alla quota determina una pesante ammenda per il produttore. Ci fu presto un caotico commercio di quote latte. Ad un contadino al quale fu data una quota latte di 250.000 litri fu in effetti dato un valore di un milione di fiorini (circa 300.000 sterline) di diritti-latte. Più tardi venne introdotta anche una quota letame. Un allevatore di bovini non poteva produrre più di una certa quantità di letame. Venne creato un altro commercio caotico. Gli allevatori di maiali erano pronti a pagare per poter lasciare il proprio surplus di letame sul terreno di qualcun altro (p. 97). Dal punto di vista del tessuto sociale è significativo il fatto che questi regolamenti erano un altro elemento sul quale il contadino singolo non aveva alcun controllo, ma che influenzava drasticamente la sua vita e, ancor più, che cominciò a rendere la vita sempre di più una specie di realtà virtuale. Un contadino riassunse l’impatto di tali misure così: “Non sei più un contadino, sei un produttore.”
La perdita di controllo sulla propria vita non venne compensata da maggiore democrazia. Il desiderio della gente di modellare le proprie comunità non venne né riconosciuto né onorato. I governi scelsero la prevaricazione paternalistica, anche se ciò costa molti soldi: “Mentre i quotidiani e il mondo politico erano sommersi da storie a proposito di “auto-aiuto” e “auto-sufficienza”, era impressionante notare quanto poco l’amministrazione abbia approfittato delle opportunità che gli venivano offerte in pratica dal senso di comunità locale. Quasi tutti i principali cambiamenti – completamento del porto, nuove costruzioni – furono preventivamente proposte dagli abitanti stessi. In seguito l’amministrazione non apprezzò più questo tipo di iniziative. La strada per andare al campo di gioco, per esempio, era una grande pozza di fango, ma quando Willem Osinga propose di metterla a posto con un gruppo di uomini in un paio di sabati pomeriggio – c’erano ancora alcune pietre di pavimentazione sparse e il comune doveva solo fornire un po’ di sabbia – semplicemente ciò non avvenne. Successivamente il comune fece il lavoro da sé ad un costo di 30.000 fiorini. “Potevamo fare un sacco di altre cose per il paese con quei soldi” brontolò Osinga.” (p. 207)
Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com
La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:
http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/
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