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  • 025 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Tra l’incudine e il martello: come viene distrutto il capitale sociale

    19 Agosto 2009

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    Postato in: Democrazia Diretta Verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Tra l’incudine e il martello: come viene distrutto il capitale sociale

    Perché il capitale sociale diminuisce? Nel suo recente e controverso libro “La Jihad contro il McWorld”, Benjamin Barber descrive la battaglia tra due forze opposte, entrambi a modo loro minacciano lo Stato costituzionale e la democrazia. Formano l’incudine e il martello con i quali viene polverizzato il capitale sociale.

    La Jihad
    La prima forza è quella del particolarismo locale, nella misura in cui si sforza di raggiungere un proprio monolitico potere statale. Gruppi etnici o religiosi o tribù combattono per l’egemonia all’interno del loro proprio Stato. Barber amplia così l’originale significato del termine “Jihad” (la “guerra santa” dei Mussulmani) per descrivere un fenomeno che appare anche in tutte le parti del mondo. In Occidente Jihad può significare la lotta per l’identità regionale (Irlanda, i paesi Baschi, la Corsica). Non è la lotta per un’identità culturale o filosofica o religiosa, come è caratteristica della Jihad. Nella misura in cui tale lotta è contro uno Stato monolitico ed egemonicamente centralizzato, essa è un fenomeno positivo. La Jihad vuole in realtà introdurre proprio uno Stato centralizzato monolitico. La Jihad aspira ad un’egemonia filosofico-culturale nello Stato e attacca gli Stati borghesi esistenti che non mostrano l’egemonia desiderata. La Jihad aspira ad unire questi Stati in blocchi culturalmente e filosoficamente omogenei, organizzati secondo il principio della sussidiarietà. La Jihad vive della lotta contro la Jihad.

    La questione del Quebec illustra chiaramente la smisuratezza della frammentazione che è causata dalla Jihad: “La logica della Jihad non si ferma necessariamente al primo e primario strato di frammenti. Se il Quebec lascia il Canada i francofoni che non sono del Quebec possono perdere il loro spazio in New Brunswick. E se il Quebec lascia il Canada, perché il Cree non dovrebbe lasciare il Quebec? E allora perché i villaggi anglofoni non dovrebbero lasciare il Quebec o optare per creare una nazione Cree autodeterminata? E se alcuni francofoni risiedono nei villaggi prevalentemente inglesi nella regione prevalentemente Cree nel Quebec prevalentemente francese, quale sarà la loro sorte? (Barber, 1995, p. 179).

    In Bosnia, Sri Lanka, Ossezia e Ruanda, la Jihad raggiunge la sua logica conclusione. Visto che la frammentazione non può essere protratta indefinitamente, c’è il ricorso alle armi della “pulizia etnica” e al genocidio. La Jihad non riconosce le persone come liberi individui, ma solo come membri di un gruppo etnico o religioso. La Jihad riduce le persone a membri di una tribù: la Jihad è tribalismo. Per la Jihad, un “popolo”, una nazione, una comunità, un gruppo di persone unite da una comune origine, lingua, cultura, politica o da una leadership comune [Dizionario Chambers] non è una forma di vivere che liberi individui hanno dato alla loro comunità. Per la Jihad il “popolo” è un’entità mitica alla quale gli individui devono sottomettersi. La Jihad non è ovviamente interessata alla democrazia, perché pone la tribù, il popolo e la religione sopra l’individuo. La Jihad non ha come scopo la liberazione, ma la mummificazione del “popolo”. La Jihad non è interessata ai diritti umani.
    Il Mc World

    L’altra forza è quella del mercato globale. Funziona attraverso la standardizzazione. Riduce l’individuo a consumatore. Barber chiama questa forza il Mc World.

    Mc World si oppone al particolarismo della Jihad, ma si oppone anche allo Stato nazione. La globalizzazione a cui Mc World punta non ha la sua forza propulsiva nella società civile, ma nel profitto. È una forza economica, benché non tradizionale. Barber abbozza in che modo i beni stanno diventando sempre di più internazionali. Che cosa distingue una macchina “Americana” da una “Giapponese” una volta che si sa che la Toyota Camry è stata concepita da un designer americano ed è costruita nella fabbrica della Toyota a Georgetown (Kentucky), usando pezzi che sono principalmente americani? Infatti non è possibile definire il Mc World semplicemente nei termini di capitale (nel senso di denaro), ma solo in termini di relazione ottimizzata tra capitale, lavoro e materie prime. “Il Mc World è una specie di realtà virtuale, creata dalle reti invisibili ma onnipotenti dell’informazione high-tech e di fluidi mercati transnazionali, cosicché l’azienda virtuale non è solo un giro di parole provocatorio.” (Barber, 1995, p. 26).

    Una delle principali proposizioni di Barber è che il centro di gravità dell’attività del Mc World muove verso settori meno materiali: dai beni ai servizi, dall’hardware al software, fino all’ultimo arrivato che è il mondo dell’immagine digitale. Il Mc World sta diventando sempre più virtuale e gli Stati Uniti sono invariabilmente all’avanguardia di questa evoluzione. Quando gli Stati Uniti furono superati dal Giappone e dall’Europa nella produzione dei beni tradizionali, acquisirono una grande predominanza nei nuovi settori, come la produzione di transistors. Quando gli altri paesi acquisirono la capacità di produrre l’hardware, l’industria americana si spostò sul software. Al capolinea c’è il mondo della pubblicità e della produzione di immagini – i mondi completamente virtuali che in realtà non necessitano di essere rilevati dagli USA, perché sono già intrinsecamente americani (e basati sulla lingua inglese). La crescente forza del commercio di prodotti virtuali è dimostrato dalla crescita della spesa in pubblicità, che è aumentata tre volte più veloce della produzione generale globale nel periodo dal 1950 al 1990. Il dominio americano nel campo dell’intrattenimento informativo è rivelato dalla bilancia commerciale USA: nel 1992 questa dimostrò un deficit globale di 40 miliardi di dollari, con un surplus di 56 miliardi di dollari nel settore dei servizi e con un deficit nel settore manifatturiero di 96 miliardi di dollari. L’America possiede circa l’80% del mercato cinematografico europeo; mentre l’Europa possiede solo il 2% del mercato americano. I prodotti audiovisivi (3,7 miliardi di dollari di esportazioni solo verso l’Europa) erano al secondo posto nella lista USA delle esportazioni nel 1992, vicino alle esportazioni legate ai viaggi aerei e spaziali.

    Un altro sintomo dell’aumento del peso del commercio in prodotti virtuali, che è così caratteristico del Mc World, è il fatto che i nomi dei marchi stanno diventando sempre più importanti commercialmente rispetto ai prodotti reali. Barber descrive in dettaglio l’ascesa della Coca-Cola. Qui ciò che deve essere venduto non è una bibita, nel senso materiale del prodotto, ma piuttosto un’immagine – un parco virtuale mondo-comprensivo a tema Coca-Cola a cui si aggiungono sempre nuovi elementi. La Coca-Cola ha associato se stessa non solo ai Giochi Olimpici e alla caduta del muro di Berlino, ma anche alla rinnovata Università di Rutgers (dove Barber è impiegato). La Coca-Cola non solo ha un monopolio delle vendite nel campus universitario, ove il suo rivale, Pepsi è escluso; ma ha anche il diritto di associarsi a Rutgers nella sua pubblicità. Nei nuovi mercati la Coca-Cola conduce campagne aggressive per sopprimere la cultura locale. Barber riporta il report annuale 1992 della Coca-Cola, in cui è stato dichiarato che l’Indonesia era “culturalmente matura” per l’introduzione di prodotti Coca-Cola su larga scala; essere “culturalmente matura” significa, tra le altre cose, che si era riusciti a scalzare sufficientemente l’abitudine tradizionale al consumo di tè.

    Così Mc World non è solo una forza economica che emerge accanto ad una cultura esistente. Mc World assorbe la cultura esistente e la modella secondo i propri interessi economici. “Anche laddove le compagnie multinazionali affermano di essere interessate esclusivamente ai grafici di produzione e consumo, possono massimizzare sempre più questi grafici soltanto intervenendo attivamente nei domini sociali, culturali e politici, di cui dicono di non occuparsi. Le loro ambizioni politiche possono non essere motivate politicamente e le loro ambizioni culturali possono non essere il prodotto di un interesse culturale, ma questo rende solo tali ambizioni le più irresponsabili e culturalmente sovversive.” (Barber, 1995, p. 71).
    La Jihad e il Mc World contro la democrazia

    Malgrado le loro contraddittorie, opposte caratteristiche, la Jihad e il Mc World hanno anche un importante elemento in comune. Nessuno dei due possiede “…un controllo umano collettivo e conscio sotto la guida della legge che noi chiamiamo democrazia. (…) Jihad e Mc World hanno questo in comune: entrambi fanno la guerra allo Stato-nazione sovrano e così minano le istituzioni democratiche dello stesso. Ognuno si sottrae alla società civile e sminuisce la cittadinanza democratica; nessuno dei due è alla ricerca di istituzioni democratiche alternative. La loro trama comune è l’indifferenza per la libertà civile.” (Barber, 1995, p. 5-6). Di più: “Antitetici in ogni dettaglio, la Jihad e il Mc World cospirano nel minare le nostre libertà civili duramente conquistate (anche se solo per metà) e la possibilità di un futuro democratico globale.” (ibid., p. 19)

    D’accordo con Barber è un mito che la democrazia e il libero mercato siano due gemelli siamesi inseparabili. Questo è stato un mantra frequentemente ripetuto, specialmente dal collasso del Comunismo in poi. In realtà, il libero mercato dimostra una notevole adattabilità e questo sistema fiorisce anche in Stati dispotici come il Cile, la Corea del Sud, Panama e Singapore. La Cina è attualmente uno dei paesi meno democratici, ma è anche il paese con il mercato che cresce più rapidamente. Infatti, ciò di cui ha bisogno il Mc World per il suo sviluppo è la stabilità, non la democrazia. Il Mc World non è interessato ai bisogni collettivi o alle questioni ambientali. Al contrario il Mc World è guidato da motivi di profitto (”Il Mc World non è altro che mercato”, p. 29) ed esporta i propri problemi nella comunità. Nel 2005 la General Motors licenziò 20.000 dipendenti con grande plauso da parte degli analisti di mercato. I profitti privati furono salvaguardati e gli affari divennero “più snelli e più significativi”, come previsto. I costi di questi licenziamenti furono presi in carico dalla comunità locale e dallo Stato locale. Quello che il Mc World vuole è che i consumatori abbiano accesso al mercato e per questo è necessaria la stabilità politica. Nel mondo del Mc World, il consumismo, il relativismo e la corruzione sono le alternative al tradizionalismo della Jihad.

    Barber dichiara, in contrasto con i seguaci di Milton Friedman, che sostengono che i mercati sono una specie di democrazia perché ci permettono di “votare” con i nostri soldi (compriamo ciò che troviamo attraente): “Le scelte economiche sono private, riguardo a bisogni e desideri individuali; laddove le scelte politiche sono pubbliche, riguardo alla natura dei beni. Come consumatore un individuo può comprare una macchina potente che può andare ai 200 kilometri all’ora e la stessa persona, senza nessuna contraddizione, come cittadino può votare per i limiti di velocità nel nome della sicurezza pubblica e della conservazione dell’ambiente.” (Barber, 1995, p. 296-297)

    Barber, in questo contesto, tocca anche il problema ma del cattivo gusto. È un fenomeno ben conosciuto: le riviste, i canali televisivi, ecc., che vogliano attrarre il maggior numero di lettori o di telespettatori sono sempre spinti nella direzione del cattivo gusto e della banalità. La ragione è semplice: il buon gusto è individuale, il cattivo gusto è collettivo. Il cattivo gusto è caratterizzato da una perdita di individualità, di creatività individuale. Il buon gusto dipende dall’esistenza di elementi di creatività che sono in relazione con l’unicità dell’individuo che lo dimostra. Il buon gusto non è mai un prodotto di massa ed è quasi sempre commercialmente poco interessante.

    È impossibile combattere il cattivo gusto: finché ci sarà una domanda per esso, l’economia lavorerà per soddisfarlo. Se comunque l’economia comincia a dominare l’intera società, non ci sarà più nessuno spazio per il regno del buon gusto che esprime individualità. “Il problema con Disney e Mc Donald non è l’estetica o le critiche al gusto della massa, come Horkheimer e Adorno (ed io) siamo preoccupati di non interferire con l’espressione del gusto privato, ma è quello di prevenire il controllo monopolista dell’informazione e di evitare che questa tranquilla, confortevole coercizione attraverso la televisione, la pubblicità e l’intrattenimento possa ridurre la reale libertà di scelta.” (Barber, 1995, p. 297). La democrazia – e anche la scienza per esempio – va poi sotto pressione, perché questi ambiti non esprimono ciò che tutti noi abbiamo in comune come membri della stessa specie biologica ma ciò che noi produciamo come individui, come idee, opere artistiche etc..

    La democrazia inizia sempre con la generazione di idee e concetti individuali, che poi si confrontano tra loro sul piano ideale. Questo è un processo commercialmente inutile, ma per la vita democratica la libera produzione di idee e il libero confronto delle stesse è essenziale. Così è necessario un dominio indipendente all’interno del quale possa nascere un simile confronto di idee politiche. Se bisogna opporsi alla tendenza anti-democratica del Mc World è essenziale poi, creare uno spazio libero in cui si possano confrontare le idee e sviluppare i concetti al di fuori dell’influenza delle forze economiche. In questo spazio libero, tra le altre cose, un servizio pubblico di comunicazione – radio e televisione – potrebbe avere un ruolo maggiore. L’esistenza di media indipendenti sta diventando sempre più essenziale per la sopravvivenza e anche più per un’ulteriore crescita della democrazia. (vedi Capitolo 5, California).

    In accordo con Barber si può dire che con il Mc World è stato creato un nuovo tipo di capitalismo. Questo nuovo capitalismo domanda gli stessi principi del “laissez-faire” e si batte contro l’intervento dello Stato tanto quanto il vecchio capitalismo. L’elemento nuovo comunque è che il Mc World opera globalmente, non a livello nazionale; a questo livello globale non si confronta con nessun Stato che possa difendere la legge contro il mercato nel modo in cui è ancora possibile farlo nelle economie nazionali. Ciò permette al Mc World di avere un’enorme supremazia sugli Stati nazione. L’ideologia del libero mercato è la mazza che il Mc World usa per demolire i muri degli Stati costituzionali razionalmente organizzati. “La scorrettezza (…) diventa un elemento cruciale del Mc World” (Barber, 1995, p. 42) . Il commercio internazionale delle materie prime, per esempio, porta a grandissime diseguaglianze attraverso le quali il mondo diventa un terreno di gioco per alcuni ma un cimitero per altri.

    Perché, da una parte, Mc World promuove la globalizzazione ma, dall’altra, questa globalizzazione si realizza senza giustizia (sociale) – cosicché su scala mondiale ci sono maggiori violazioni del principio di equità – e il Mc World apre le porte alla Jihad. La produzione di petrolio è un ottimo esempio. I tre paesi più ricchi del mondo – gli USA, il Giappone e la Germania – consumano la metà della produzione mondiale totale; ma, insieme, importano più della metà di tutta l’energia di cui hanno bisogno. La maggior parte di questo petrolio giunge dai paesi del Medio Oriente che sono estremamente suscettibili alla Jihad. Questi sono paesi dove conflitti etnici o su base religiosa possono nascere molto facilmente. “Più dei tre quinti della produzione di petrolio mondiale (e quasi il 93% delle riserve della sua produzione potenziale) sono controllati da nazioni che hanno meno familiarità con il Mc World e che possono essere maggiormente afflitte da instabilità politica, sociale ed economica. (Barber, 1995, p. 48).

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

    http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/

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