Pubblico volentieri un articolo di Thomas Benedikter sulla presentazione della proposta di legge sulla Democrazia Diretta avvenuta a Roma.
ddl Democrazia Diretta Peterlini documento pdf
ddl Democrazia Diretta PD documento pdf
Il senatore Oskar Peterlini a Roma, insieme all’Iniziativa per più democrazia, presenta un disegno di legge di modifica della Costituzione sui diritti referendari
Una forte brezza di democrazia diretta dal Nord
L’Italia si trova fra quei paesi in cui più frequentemente vengono svolti referendum nazionali: dal 1974 15 tornate referendarie su un totale di 62 quesiti singoli, escludendo i referendum consultivi e costituzionali. Ma queste cifre grezze traggono in inganno. Sin dallo storico verdetto popolare sul divorzio nel lontano 1974, a parte tre eccezioni, sempre si è trattato solo di referendum abrogativi. I votanti hanno cancellato qualche articolo di singole leggi (o meno), ma spesso l’effetto è stato neutralizzato da un successivo intervento del Parlamento. Il referendum confermativo facoltativo, con cui gli elettori possono bloccare o confermare una legge ordinaria prima dell’entrata in vigore, non esiste in Italia. Pure non esiste la forma genuina di iniziativa popolare, con cui un numero minimo di cittadini può presentare un disegno di legge acquistando il diritto ad un successivo referendum, qualora la sostanza del disegno non fosse accolta dal Parlamento: un referendum per questo definito „propositivo”. Oggi con almeno 50.000 firme è possibile presentare un progetto di legge al Parlamento, ma la stragrande maggioranza di queste istanze viene respinta o neanche trattata. Perfino lo stesso referendum abrogativo è entrato in crisi, non solo con l’ultimo referendum del 21 giugno scorso. Dal 1997, infatti, tutte le sei votazioni referendarie su un totale di 29 quesiti sono andate a vuoto a causa del quorum di partecipazione non raggiunto. Con ogni referendum aumenta la quota di elettori astenuti, o perché rispondono agli appelli di boicottaggio, o perché demotivati dalla prospettiva del quasi sicuro fallimento della votazione. Di tal modo il quorum non fa altro che scoraggiare i cittadini di cogliere quei rari momenti di partecipazione diretta alle decisioni politiche.
Partendo da questa analisi molto sintetica della situazione dei diritti referendari a livello nazionale, l’INIZIATIVA a Bolzano ha elaborato una proposta di legge di riforma dei diritti referendari previsti dalla Costituzione negli articoli 73, 74, 75 e 138, per superare il concetto limitativo di democrazia diretta che regna in Italia con tutti gli effetti deleteri citati. Questa modifica parte dal palinsesto della „Legge migliore sulla democrazia diretta”, su cui l’elettorato della provincia di Bolzano potrà decidere il 25 ottobre 2009 nel primo referendum deliberativo provinciale. In due parole, si introdurrebbero tutte le forme principali di referendum (l’iniziativa popolare o „referendum propositivo”, il referendum confermativo e l’iniziativa costituzionale), abolendo nel contempo il quorum di partecipazione. Non a caso il coordinamento nazionale a questo scopo costituito queste settimane a Roma si autodefinisce „per l’introduzione di referendum deliberativi senza quorum”.
Nessuno dei cinque gruppi del Parlamento contattati dall’INIZIATIVA nel 2008 finora ha voluto accogliere tale proposta, ad eccezione del sen. Peterlini (Gruppo Misto). In collaborazione con l’
INIZIATIVA Peterlini ha elaborato una sua propria proposta, firmata da altri otto colleghi senatori del PD (soprattutto rappresentanti dei Radicali). Questa proposta di modifica della Costituzione è stata ufficialmente presentata a Roma il 15 luglio, insieme alle senatrici Porretti e Adamo nonché il sen. Ceccanti (tuttti PD), in presenza di una trentina di attivisti per più democrazia di tutta Italia. La proposta Peterlini per la realtà italiana di partecipazione referendaria diretta sarebbe dirompente:
Se tali modifiche della Costituzione venissero approvate, il Parlamento sarebbe chiamato ad approvare anche una nuova legge di applicazione di questi diritti, in sostituzione della L. 352 del 1970, che contiene tutta una serie di regole superate e restrittive sullo svolgimento dei referendum nazionali. Anche gli effetti di una tale riforma sarebbero dirompenti: nascerebbe una qualità diversa dei diritti referendari a livello nazionale, e allargando gli spazi di partecipazione diretta dei cittadini alla politica incentivando un nuovo spirito di impegno politico, come inteso dall’art 118, comma 4, della Costituzione. Tutto questo emanerebbe anche alla regolamentazione della democrazia diretta a livello regionale e comunale,
La proposta di Peterlini ora ha imboccato il suo iter parlamentare e sarà discusso già a partire da settembre. Non si si può aspettare una rapido accordo fra i nostri rappresentanti, giacché anche l’opposizione è ancora lontana da sposare tutte le buone ragioni di una tale riforma, anche perché parti del PD percepiscono tali aperture come possibili indebolimento della politica rappresentativa e dei partiti in quanto tali. Forme di democrazia diretta più avanzate però non scardinano la democrazia rappresentativa né comportano un’inflazione di referendum, come dimostrato dalle esperienze di altri paesi lontani e vicini, ma tendono soprattutto a migliorare il rapporto fra cittadini, Parlamento e politica rappresentativa. Comunque ci vorrà più pressione da parte della cittadinanza sovrana per portare l’Italia a questa svolta. Una fresca brezza dal Nord tesa a ravvivare la partecipazione dei cittadini e con ciò tutta la democrazia italiana.
Thomas Benedikter
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