• Archive for Agosto, 2009

    il libro “Bilanci Partecipativi in Europa” di Giovanni Allegretti

    31 Agosto 2009 // Nessun commento »

    Bilanci partecipativi

    Bilanci partecipativi

    di Paolo Michelotto

    Giovanni Allegretti, che sarà a Rovereto (TN) la mattina del 20 settembre a “Il Cittadino Partecipa” ha pubblicato un nuovo libro, che sarà disponibile durante l’evento, che parla di “Bilanci Partecipativi in Europa”.

    Ecco la copertina, una breve descrizione. In libreria dovrebbe apparire da metà ottobre.

    Yves Sintomer, Giovanni Allegretti
    I bilanci partecipativi in Europa
    NUOVE ESPERIENZE DEMOCRATICHE NEL VECCHIO CONTINENTE

    con la collaborazione di Carsten Herzberg e Anja Röcke

    Con la crisi finanziaria in atto, in Europa il tema delle risorse è sempre più al centro del dibattito pubblico:
    la percezione diffusa è che, da sola, la democrazia rappresentativa non sia più in grado di far fronte alle nuove sfide. In questo panorama, l’espressione «bilancio partecipativo» sembra a volte quasi una formula magica, una panacea per i mali del nostro tempo.
    Il libro presenta una sintesi della prima ricerca comparativa condotta nel vecchio continente sui bilanci partecipativi, a partire da un centinaio di esperienze che si sono sviluppate dall’inizio del terzo millennio. Alla base della ricerca c’è un’ipotesi forte: le esperienze analizzate dimostrano che, affinché i servizi pubblici possano superare la ristrettezza delle logiche di mercato, essi devono mettersi davvero al servizio del pubblico. La sfida cruciale sta dunque nel capire come la modernizzazione amministrativa e la partecipazione possano procedere insieme.
    Yves Sintomer è professore di sociologia politica all’Università di Parigi VIII, direttore vicario del Centro Marc Bloch di Berlino e ricercatore all’UMR Culture et sociétés urbaines.
    Giovanni Allegretti è urbanista, ricercatore presso il Centro di Studi Sociali dell’Università di Coimbra e consulente formativo di alcuni bilanci partecipativi europei.
    Carsten Herzberg è dottore in scienze politiche delle Università di Potsdam e Parigi VIII.
    Anja Röcke è dottoranda all’Istituto Universitario Europeo di Firenze.

    Postato in bilancio partecipativo, partecipazione

    Anche il sito CriticaMente riferisce dei referendum di Rovereto

    30 Agosto 2009 // Nessun commento »

    criticamente

    criticamente

    di Paolo Michelotto
    anche il sito CriticaMente – per una informazione consapevole, riporta la notizia dei Referendum di Rovereto del 11 ottobre 2009. Una possibilità data dai cittadini, ai cittadini, di migliorare la democrazia a Rovereto e di avere più voce in capitolo nelle scelte della città.

    Postato in referendum, rovereto

    Grillo News scrive dei Referendum di Rovereto e de Il Cittadino Partecipa

    29 Agosto 2009 // Nessun commento »

    grillo-news

    grillo-news

    di Paolo Michelotto

    Grillo News, blog e newsletter inviata a 10.000 cittadini, di notizie positive e propositive, ha dato spazio ai Referendum di Rovereto dell’11 ottobre 2009 e a Il Cittadino Partecipa del 20 settembre 2009.

    Ecco quanto riporta:

    ALLA RICERCA DI PIÙ DEMOCRAZIA. A ROVERETO DECOLLA IL REFERENDUM PROPOSITIVO

    [Paolo Michelotto • 28.08.09] L’11 ottobre 2009 a Rovereto si terrà, per la prima volta in Italia, un referendum propositivo in ambito locale e, il 20 settembre la prima giornata partecipativa «Il Cittadino Partecipa – Idee per riattivare la democrazia in Trentino». Sono iniziative del gruppo «PartecipAzione Cittadini Rovereto», che ha dovuto superare non pochi ostacoli. Quattro i quesiti referendari: 1) determinazione del quorum di validità dei referendum comunali; 2) realizzare il Piano Regolatore Generale Comunale con la partecipazione dei cittadini; 3) Riqualificazione Piazzale Ex-Stazione Corriere; 4) non consentire l’apertura del nuovo inceneritore della Sandoz. Una rivoluzione dal basso.
    Nel gennaio 2007 è sorto a Rovereto il gruppo «PartecipAzione Cittadini Rovereto». Obiettivo: promuovere la democrazia e la partecipazione nella propria città. Il metodo è stato, fin dall’inizio, quello di organizzare serate partecipative, chiamate «La Parola ai Cittadini». Durante questi eventi ad essere protagonisti sono i cittadini, che hanno a disposizione tempi uguali per intervenire e fare proposte per la città. Per discuterle e per votarle. Le proposte più votate vengono poi portate in consiglio comunale sotto forma di mozione, presentata con la firma dei consiglieri comunali presenti all’evento, che fanno così da tramite tra le scelte dei cittadini e l’apparato amministrativo formale.

    Nel gennaio 2008 il gruppo ha introdotto una variante alla serata partecipativa: le proposte più votate sarebbero state portate avanti con gli strumenti di democrazia diretta previsti dallo statuto comunale. Ossia con l’iniziativa di delibera popolare e, se questo primo passo non avesse mostrato risultati, con lo strumento del referendum.

    Queste le proposte più votate dal pubblico in sala: l’abolizione del quorum per i referendum comunali; il desiderio di progettare insieme (continua…)

    Postato in partecipazione, rovereto

    A Bolzano il potere comincia ad avere davvero paura dei cittadini

    28 Agosto 2009 // 1 Commento »

    durny

    durny

    di Paolo Michelotto

    Durny, il presidente della provincia di Bolzano, aveva da tempo fissato per il 25 ottobre 2009 la data del referendum. Ora però comincia a mettere in dubbio la data appoggiandosi ad argomentazioni giuridiche stiracchiate.

    Ottimo segno che il potere politico comincia ad avere paura che i referendum abbiano successo (oggi il quorum a Bolzano è del 40%) e mettono in campo le ultime strategie permesse loro, ossia il rinvio della data per motivi pseudo giuridici.

    Ma l’Iniziativa Più Democrazia di Bolzano è battagliera e porta avanti con determinazione con l’appoggio di decine e decine di gruppi ed associazioni il referendum. A rendere la situazione favorevole al superamento del quorum (del 40%) è anche il fatto che ci sono più referendum nella stessa giornata di voto, di vari schieramenti politici, di cui un paio almeno, molto combattivi.

    Questo autunno con i Referendum Più Democrazia di Rovereto e con il Referendum per il Miglioramento della Legge sulla Democrazia Diretta a Bolzano, si presta a portare una ventata di novità nel panorama politico italiano.

    Ecco la lettera del gruppo di Bolzano.

    Stabilito un accordo con il Presidente del Consiglio provinciale:

    svolgere il referendum provinciale senza ulteriori indugi

    I rappresentanti del comitato dei promotori dell’iniziativa popolare per una legge migliore sulla democrazia diretta, coordinati dall’INIZIATIVA PER PIU´ DEMOCRAZIA, ieri pomeriggio sono stati convocati dal Presidente del Consiglio provinciale Dieter Steger per urgenti chiarimenti relativi al referendum del prossimo ottobre.

    Abbiamo ribadito di non condividere i dubbi ultimamente espressi nei confronti della decisione del collegio dei giudici in merito allo svolgimento del referendum provinciale del 25 ottobre. Condividiamo il loro parere, che nel caso dell’approvazione di entrambi i disegni di legge sulla democrazia diretta, sottoposti a votazione popolare il 25 ottobre, il Consiglio provinciale potrà avvalersi delle sue facoltà legislative e, con un po’ di buona volontà, trasformare i due testi in un testo unico. In questo atto il Consiglio provinciale dovrà rispettare la sostanza delle due leggi sulla democrazia diretta, entrate in vigore nel caso in cui fossero approvate da una maggioranza referendaria. Altrimenti, i cittadini avrebbero a disposizione lo strumento del referendum confermativo, per bocciare la nuova legge contenente il testo unico sulla democrazia diretta nell’ambito di un altro referendum.

    La questione dell’ammissibilità delle proposte di legge di iniziativa popolare già da parecchio tempo è stata chiarita. I dubbi ultimamente sollevati da parte della SVP in merito alla loro conformità costituzionale potrebbero essere chiariti soltanto (continua…)

    Postato in bolzano

    031 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – 3-4: L’Unione Europea

    25 Agosto 2009 // 3 Commenti »

    direct-democracy-verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    3-4: L’Unione Europea

    L’Unione Europea si è estesa in tutte le direzioni nei recenti decenni. Ha avocato a sé maggiori poteri ad ogni modifica di trattato e quasi tutti i governi in Europa hanno deciso in favore dell’adesione, che i cittadini fossero d’accordo o meno. Nella maggior parte dei casi la decisione su queste adesioni è stata fatta senza referendum.

    Oggi, il 50% circa della legislazione nazionale ha origine a Bruxelles. Questa legislazione di Bruxelles ammonta in totale a circa 100.000 pagine. Il budget dell’Unione Europea oltre i 100 miliardi di euro all’anno è più grande di quello di molti stati membri dell’UE. “Le istituzioni europee esercitano attualmente giorno per giorno un maggior potere rispetto a quanto ne esercitino ognuno degli stati membri al proprio interno”, questa è l’opinione del giudice costituzionale tedesco Udo di Fabrio. Al tempo stesso l’UE è così poco democratica che il Commissario Europeo Gunther Verheugen, responsabile dell’espansione della UE, una volta disse: “Se la UE stessa dovesse presentare domanda per entrare tra i membri, dovremmo rispondere “democraticamente insufficiente”.” (Oldag e Tillack, 2003, pagine dalla 17 alla 19; vedi anche Booker e North, 2005).

    Ad un osservatore superficiale l’UE sembra aver risolto molti problemi moderni. In accordo con i suoi sostenitori, dopo le due guerre mondiali si può dare all’UE il merito di aver prevenuto una nuova guerra in Europa. Ma così si ignora completamente come cominciarono la Prima e la Seconda Guerra Mondiale. Furono causate dalle élite che si comportarono in modo antidemocratico, svilupparono i loro piani in segreto e generalmente iniziarono la guerra contro il volere della maggioranza, come mostrano indagini su quei tempi. Ciò che l’UE ha fatto è porre un’élite ancora più potente sopra queste vecchie potenti élite e adesso deve cercare di mantenere sotto controllo.

    L’esempio della Svizzera dimostra un approccio completamente diverso: da quando iniziò come (continua…)

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    030 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – 3-3: A proposito di Jorwerd

    24 Agosto 2009 // Nessun commento »

    direct-democracy-verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    3-3: A proposito di Jorwerd

    Sono stati scritti innumerevoli libri a proposito del cambiamento della vita di paese. Ma la storia di come “le forze del mercato iniziarono ad usurpare ed a schiacciare la società civile da parte del settore privato” (Barber) forse non è così chiaramente rappresentata da nessun’altra parte come nel libro di Geert Mak, che è già diventato un classico: “Hoe God verdween uit Jorwerd” (Come Dio sparì da Jorwerd, 1996).

    Jorwerd è un piccolo paese agricolo nel nord dell’Olanda nella provincia di Friesland. Fino a quaranta o cinquanta anni fa i contadini avevano sotto il loro controllo gli elementi fondamentali dell’economia agricola, anche se quella economia non produceva molto. “Per la maggior parte del tempo non era facile per le tipiche famiglie rurali con molti figli, ma avevano sempre un vantaggio rispetto alle famiglie delle città: normalmente avevano le proprie verdure, la propria carne, latte, burro, formaggio, uova e patate, così erano più o meno autosufficienti.” (p. 22).

    Ciò che doveva essere comprato (caffè, tè, zucchero, sapone, etc.) non rappresentava una grossa spesa. Ma il punto è che loro decidevano di cosa avevano bisogno e se, e quando comprarlo. Tuttavia questo cambiò: “Fino agli anni ‘60 molti contadini raramente andavano in un negozio. I negozianti andavano dalle persone a casa.” Un’anziana signora che viveva nel paese disse all’autore: “Scrivevamo ciò di cui avevamo bisogno su di un piccolo libro degli ordini e niente più. Il caffè era caffè, il te era tè e il sapone era sapone. Una spesa settimanale per l’intera famiglia non mi costava mai più di venti fiorini” ( p.22). Questo sistema scomparve irrevocabilmente negli anni ‘70. La gente cominciò a spostarsi, i negozianti di Jorwerd morirono, la pubblicità e i prezzi bassi nei grandi magazzini in città, che iniziavano ad essere accessibili grazie alle automobili, cambiarono completamente il loro comportamento d’acquisto. (continua…)

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    029 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – 3-2: Donazione di sangue – a pagamento e volontaria

    23 Agosto 2009 // Nessun commento »

    direct-democracy-verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    3-2: Donazione di sangue – a pagamento e volontaria

    Il capitale sociale è presente quando le persone fanno qualcosa – perorano una causa per esempio – per ragioni profonde ed intrinseche. Se le persone fanno qualcosa con riluttanza e solo per ragioni estrinseche – solo perché sono pagate, per esempio – ciò intacca la motivazione intrinseca. La spinta interiore a far qualcosa è indebolita e si perde il capitale sociale. In questo senso il commercio diminuisce il capitale sociale. [vedi anche 3-1]

    L’economista olandese Arjo Klamer (1995) descrisse così questo fenomeno: “Alcuni anni fa mi presi cura part-time dei miei due bambini uno di cinque e l’altro di sette anni. Decisi di applicare i principi dell’economia e di assegnare un certo valore alle buone e alle cattive azioni – cinquanta centesimi per aiutare a mettere in ordine, venticinque centesimi per portare fuori il cane senza sbuffare; un fiorino se si iniziava un litigio, trenta centesimi se la stanza era in disordine, e così via. Tutto veniva deciso preventivamente insieme ai bambini. Contro il giudizio migliore di mia moglie ero convinto del valore del mio approccio. Con questo sistema economico non avevo bisogno di essere continuamente l’orco; la responsabilità era passata ai bambini. Esattamente come doveva essere.”
    L’approccio all’inizio sembrava un successo. Il numero di litigi diminuì e i bambini davano una mano. Tuttavia Klamer presto scoprì un’inaspettata “perdita di autorità”. I suoi bambini diventarono meno sensibili a considerazioni morali. “Quando sgridai il più giovane a proposito delle lamentele della sua maestra sul fatto che spesso gridava in classe, rispose in un modo perfettamente in linea con il mio approccio economico. Mi propose un accordo: due fiorini per il diritto di gridare in classe. In completo contrasto con i principi che io stesso avevo proposto, mi trovai a rispondergli: ‘Non se ne parla neanche. Voglio che tu smetta di farlo. Se continui a farlo, te la vedrai con me.’ L’approccio economico aveva fallito.”

    Nel 1970 apparve il libro Il dono Relazione, nel quale Titmuss descrisse gli effetti della commercializzazione della donazione di sangue. Durante gli anni sessanta si diffuse gradualmente negli USA un sistema commerciale di donazione del sangue (tra il 1965 e il 1967 l’80% del sangue veniva da donatori pagati), mentre il sistema di donazione del sangue rimase volontario in Gran Bretagna. Titmuss notò che il sistema volontario era molto meno costoso e meno afflitto da problemi dovuti a sangue contaminato.

    Titmuss chiese ai donatori volontari del sangue di esprimere le loro motivazioni e giunse alla conclusione che la maggioranza dei donatori non sapevano spiegare le loro motivazioni senza ricorrere in un modo o in un altro a concetti morali.
    Infatti sembra che non si possa spiegare la donazione di sangue volontaria in nessun altro modo se non come qualcosa che nasce da senso intrinseco di dovere civico o senso di comunità di coloro che lo fanno. Fenomeni come quello della donazione volontaria di sangue dimostrano che, contrariamente a quanto alcuni dicono, “il cittadino” esiste realmente.

    La ricerca di Titmuss produsse diversi altri risultati importanti. Sembrava che l’introduzione della donazione commerciale di sangue avesse un effetto iniziale molto negativo sulla donazione volontaria. La motivazione dei donatori volontari fu apparentemente danneggiata dal fatto che altrove nella società delle persone venissero pagate per un servizio che loro stavano fornendo gratis. Questo fenomeno è anche conosciuto come “effetto straripamento”. Se una persona scopre che qualcun altro viene pagato per fare qualcosa, diventa meno incline a fornire lo stesso servizio volontariamente.

    Nel sistema a pagamento era messa a repentaglio la qualità del sangue raccolto, specialmente perché persone provenienti da tutti i gruppi sociali ad alto rischio andavano a donare sangue in cambio di soldi. Ecco perché il sistema di donazione di sangue a pagamento venne nuovamente ridotto negli USA. Tra il 1971 e il 1980 il volume di sangue a pagamento diminuì del 76%. Nello stesso periodo il volume del sangue donato volontariamente aumentò del 39%. La capacità di donare per ragioni intrinseche può perciò essere ripristinata. Tuttavia il recupero può richiedere inizialmente del tempo.

    Crediamo di sapere perché l’approccio pedagogico di Arjo Klamer fallì. Forse capiamo anche perché è meglio che la donazione di sangue rimanga volontaria. Tuttavia non è possibile che per molti aspetti noi ora ci troviamo in una situazione simile a quella in cui si sarebbero trovati i figli di Klamer se avesse continuato con il suo disastroso progetto educativo? Perché non è per niente chiaro il motivo per cui ciò che si può applicare alla donazione del sangue non si possa applicarlo alla disponibilità di donare del lavoro e dell’ impegno sociale per il bene collettivo.

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

    http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    028 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – 3-1: NIMBY – o cittadinanza e democrazia

    22 Agosto 2009 // Nessun commento »

    direct-democracy-verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    3-1: NIMBY – o cittadinanza e democrazia

    I problemi “Not In My Back Yard” (NIMBY) (”Non nel mio cortile”) sono all’ordine del giorno. La maggior parte delle persone sono d’accordo sul bisogno di aeroporti, inceneritori, siti per asili e per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi. Solo che le persone non vogliono questo tipo di servizi nel proprio cortile. Un servizio che in teoria tutti vogliono, ma che nessuno tollererebbe nelle proprie vicinanze, è considerato come un problema NIMBY.

    Normalmente il sito per tali servizi è imposto dal governo alla comunità locale, possibilmente accompagnato da una compensazione finanziaria o di altro tipo. In Svizzera esiste una situazione interessante dove le comunità locali hanno diritto di veto sulla scelta dei siti di tali servizi (attraverso una locale iniziativa referendaria dei cittadini locali o un’assemblea pubblica). Nel 1993 venne chiesto ai cittadini di quattro villaggi quale sarebbe stata la loro reazione se fosse stato costruito un magazzino di stoccaggio di rifiuti radioattivi nel loro comune. Le quattro comunità sono state selezionate come i siti più adatti dal servizio geologico svizzero. Le risposte date non erano senza significato, perché bisognava prendere una decisione sui siti – e il risultato dell’indagine doveva essere pubblicata prima che la decisione fosse annunciata.

    Il risultato fu che il 50.8% delle persone interpellate avrebbero accettato il magazzino, mentre il 44.9% si sarebbe opposto. Ciò che è da sottolineare è che, non appena fu proposto di offrire un compenso finanziario, il consenso crollò. Con una proposta di compenso annuale tra 2.500 e 7.500 Franchi Svizzeri (circa 1500-4.500 Euro o 1.110-3.300 Sterline) il consenso per il sito nucleare cadde dal 50,8% al 24,6%. La percentuale rimase invariata anche quando il compenso venne aumentato.

    La ricerca dimostrò che la correttezza della procedura del processo decisionale svolgeva un ruolo cruciale nella potenziale accettabilità del sito. Le persone sembravano accettare il risultato molto più facilmente se accettavano anche il modo in cui la decisione era stata presa. Offrire un compenso finanziario cambiava radicalmente il modo in cui la decisione era presa. Quando c’è un processo decisionale con diritto di veto democratico-diretto c’è un forte ricorso all’obiettività e all’animosità pubblica da parte delle persone. Se la questione viene legata ad un compenso economico le persone cominciano a sospettare di essere raggirate. L’appello non è più verso il loro senso civico e il messaggio implicito è che vengono viste come “amorali e centrati sulla famiglia” che devono essere convinte da un incentivo finanziario esterno. Questo tipo di spostamento da una motivazione intrinseca ad una estrinseca determina una grave perdita di capitale sociale (Oberholzer – Gee et al, 1995).

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

    http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    Ecco il fascicolo informativo sui 4 referendum “Più Democrazia” di Rovereto

    21 Agosto 2009 // Nessun commento »

    formato A3 fronte

    formato A3 fronte

    di Paolo Michelotto

    dopo un lavorio primaverile ed estivo intenso sui contenuti, e grazie alla collaborazione del grafico Massimo Dalle Vedove e dei fotografi Marco, Marcello, Nicola, Emilio e di 24 cittadini che si sono prestati a fare da “testimonial” all’idea,  finalmente abbiamo in mano il Fascicolo Informativo sui 4 Referendum “Più Democrazia” di Rovereto. Lo puoi vedere nelle due immagini qui a fianco (fronte e retro), e se ci clicchi sopra le puoi vedere a più grande risoluzione. E se lo vuoi in pdf a migliore risoluzione, clicca qui:

    locandina-a3-fronte pdf

    locandina-a3-retro pdf

    Questa settimana ne abbiamo distribuiti un migliaio a un festival musical-gastronomico di Rovereto (Mescolanze).

    A fine settembre lo spediremo a tutte le famiglie del comune tramite le Poste con il loro servizio PromoPosta. Ne abbiamo stampate 16.000 copie. 14.500 saranno affidate alle Poste per il recapito per inizio ottobre. Ci è costato 650 euro+iva e la sua spedizione ci costerà 681,50 euro + iva per un totale di 1597,80 euro. E’ una cosa che negli altri paesi fa l’amministrazione pubblica, ma che qui a Rovereto, siamo costretti a fare noi cittadini con i nostri soldi.

    formato A3 retro

    formato A3 retro

    In conto avevamo 1765.47 euro e quindi ora ci rimane 167,67 euro. In pratica abbiamo speso tutto per fare in modo che ogni famiglia roveretana abbia la possibilità di leggere qualche informazione sui referendum su cui andrà a votare.

    I soldi sono stati raccolti nei mesi scorsi con autofinanziamento dei soci dell’associazione PartecipAzione Cittadini Rovereto e soprattutto grazie alle offerte dei cittadini per i libri e per i video e per le iniziative promosse.

    Qui puoi leggere il bilancio del gruppo e se vuoi, ci sono le istruzioni per poter contribuire.

    http://www.cittadinirovereto.it/diario/bilancio-economico-del-gruppo/

    Infatti dobbiamo ancora realizzare tutti i manifesti referendari da affiggere negli appositi spazi riservati alla propaganda referendaria dal comune e di cui la prossima settimana dovremmo sapere i dettagli quantitativi (ossia quanti manifesti che dobbiamo realizzare).

    Quindi ogni contributo è benvenuto.

    Postato in referendum, rovereto

    027 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Il dominio della Jihad e del Mc World

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    direct-democracy-verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Il dominio della Jihad e del Mc World

    Tuttavia Barber non sviluppò quest’ultimo passo nel suo discorso. Questa è la debolezza del suo libro, per il resto splendido. Barber deduce dalla immagine di cui sopra che il pensiero bipolare di “Stato contro settore privato” deve essere abbandonato ed al suo posto bisogna adottare una struttura tripartita in cui la società civile possa di nuovo prendere il suo posto tra lo Stato ed il settore privato.

    Il ragionamento di Barber evita di portare la sua analisi delle conseguenze anti-democratiche della Jihad e del Mc World alla sua logica conclusione. Dopo tutto, perché il capitale sociale è stato schiacciato tra il mercato e lo Stato negli USA? Perché il Mc World estende i suoi tentacoli oltre il mercato, oltre la sfera economica, fino allo Stato costituzionale, con un simultaneo effetto devastante sulla cultura. Ma anche perché – un punto molto più sottile – la Jihad si sforza di assoggettare lo Stato ad una particolare cultura o a una particolare religione. Al centro della Jihad c’è sempre l’obiettivo di una dominanza ideologica, una tendenza predatoria che cerca di spogliare i cittadini della loro indipendenza e maturità e vuole ridurli ad esseri dipendenti da uno Stato che si occupa del loro benessere. La Jihad è la negazione della separazione tra ideologia e Stato. La mescolanza di religione e Stato, come si vede, per esempio, in Iran o in Arabia Saudita, è la più evidente forma di questa associazione tra Jihad e Stato. La “dittatura del proletariato”, lo scopo dei regimi comunisti, è un altro esempio estremo.

    Molto meno evidente, ma anche il più potente nei suoi effetti, è ciò che capita nei paesi dell’Occidente – la fusione dello Stato con l’ideologia del libero mercato, accompagnata dall’infantilizzazione della popolazione sotto il vessillo della “democrazia rappresentativa”. Il Mc World non è interessato allo Stato nazione – ma la Jihad lo è. La Jihad e il Mc World cooperano nella sfera in cui sono in accordo: la soppressione della democrazia. La Jihad ha sopraffatto lo Stato, ideologicamente difendendo il dominio del Mc World in combinazione con le forme più varie di tribalismo. Il nazionalismo combinato con la difesa del Mc World: questo è il modo più efficiente per la Jihad di mantenere la sua presa sulla popolazione con l’aiuto dello Stato. Questo può portare alle situazioni più strane – come in Arabia Saudita, dove una stretta collaborazione economica esterna con l’Occidente va a braccetto con il trattamento più reazionario possibile nei confronti della donne e dei non mussulmani: il Mc World mano nella mano con la Jihad.
    Barber aveva ragione nell’asserire che la società civile deve riguadagnare la “terra di mezzo”. Tuttavia non è giusto porre questa “terra di mezzo” tra il governo e il settore privato. In una società democratica il governo non dovrebbe creare un centro di potere autonomo in contrasto con i propri cittadini: non dovrebbe essere niente di più della espressione democratica dei desideri del popolo. Infatti la creazione di un’autentica società civile dovrebbe spingere la Jihad fuori dal governo e riportarla nell’arena in cui essa svolge il suo legittimo ruolo – la sfera della cultura in tutti i suoi aspetti: il crearsi democratico delle percezioni e il libero scontro di concetti, tra i quali una “guerra santa” può e deve essere combattuta. E il Mc World deve anche essere riportato all’interno del suo dominio originale – quello dell’economia. Come Barber sottolinea nell’epilogo del suo libro la Jihad e il Mc World non sono negativi in senso assoluto. Non è contro la Jihad e il Mc World di per sé stessi che bisogna opporsi ma contro la loro tendenza a sopraffare la società civile. Ci deve essere una separazione fondamentale tra la Jihad (il mondo della cultura e dell’individualità culturale), il Mc World (il mondo economico) e lo Stato democratico costituzionale (vedi anche Steiner, 1919, 1999). E ciò può essere ottenuto solo con un radicale federalismo democratico.

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

    http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    026 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – L’autonomia del centro democratico

    20 Agosto 2009 // Nessun commento »

    direct-democracy-verhulst

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    L’autonomia del centro democratico

    Il Mc World minaccia di imporre un’economia a senso unico e un dominio sul mondo molto antidemocratico, un mondo dominato dall’ “ideologia Holliwoodiana”, un mondo pure senza giustizia. L’alternativa di Barber a ciò non è una società dominata da uno Stato monolitico, ma piuttosto un mondo “diviso” caratterizzato da un’ampia varietà di sfere autonome di vita: “Noi siamo governati al meglio quando viviamo in sfere diverse, ognuna con i suoi benefici e le sue regole, nessuna interamente dominata da un’altra. Il dominio politico è “sovrano” per essere sicuro, ma questo significa solo che regola i molti dominii di una libera società plurale in modo da preservare le loro rispettive autonomie. La dominazione usurpante del Mc World ha tuttavia spostato la sovranità nel dominio delle corporazioni globali e al mondo del mercato che esse controllano e ha minacciato l’autonomia della società civile e dei suoi dominii culturali e spirituali, così come quelli politici. L’alternativa (…) non è una società dominata dallo Stato al posto di una società dominata dal mercato, ma una società civile maggiormente settorializzata, in cui l’autonomia di ogni dominio distinto – mercato economico incluso – sia garantita dalla sovranità dello Stato democratico. Solo un sistema democratico ha l’interesse e il potere di preservare l’autonomia dei diversi regni. Quando altri domini strappano la sovranità allo Stato, che siano religiosi o economici, il risultato è una specie di coordinamento totalitario – nel Medio Evo era teocratico; in questa era del Mc World è economistico.” (Barber, 1995, p. 296)

    In accordo con Barber dobbiamo tendere ad una società svincolata e il primo passo verso (continua…)

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    025 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Tra l’incudine e il martello: come viene distrutto il capitale sociale

    19 Agosto 2009 // Nessun commento »

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Tra l’incudine e il martello: come viene distrutto il capitale sociale

    Perché il capitale sociale diminuisce? Nel suo recente e controverso libro “La Jihad contro il McWorld”, Benjamin Barber descrive la battaglia tra due forze opposte, entrambi a modo loro minacciano lo Stato costituzionale e la democrazia. Formano l’incudine e il martello con i quali viene polverizzato il capitale sociale.

    La Jihad
    La prima forza è quella del particolarismo locale, nella misura in cui si sforza di raggiungere un proprio monolitico potere statale. Gruppi etnici o religiosi o tribù combattono per l’egemonia all’interno del loro proprio Stato. Barber amplia così l’originale significato del termine “Jihad” (la “guerra santa” dei Mussulmani) per descrivere un fenomeno che appare anche in tutte le parti del mondo. In Occidente Jihad può significare la lotta per l’identità regionale (Irlanda, i paesi Baschi, la Corsica). Non è la lotta per un’identità culturale o filosofica o religiosa, come è caratteristica della Jihad. Nella misura in cui tale lotta è contro uno Stato monolitico ed egemonicamente centralizzato, essa è un fenomeno positivo. La Jihad vuole in realtà introdurre proprio uno Stato centralizzato monolitico. La Jihad aspira ad un’egemonia filosofico-culturale nello Stato e attacca gli Stati borghesi esistenti che non mostrano l’egemonia desiderata. La Jihad aspira ad unire questi Stati in blocchi culturalmente e filosoficamente omogenei, organizzati secondo il principio della sussidiarietà. La Jihad vive della lotta contro la Jihad.

    La questione del Quebec illustra chiaramente la smisuratezza della frammentazione che è causata dalla Jihad: “La logica della Jihad non si ferma necessariamente al primo e primario strato di frammenti. Se il Quebec lascia il Canada i francofoni che non sono del Quebec possono perdere il loro spazio in New Brunswick. E se il Quebec lascia il Canada, perché il Cree non dovrebbe lasciare il Quebec? E allora perché i villaggi anglofoni non dovrebbero lasciare il Quebec o optare per creare una nazione Cree autodeterminata? E se alcuni francofoni risiedono nei villaggi prevalentemente inglesi nella regione prevalentemente Cree nel Quebec prevalentemente francese, quale sarà la loro sorte? (Barber, 1995, p. 179).

    In Bosnia, Sri Lanka, Ossezia e Ruanda, la Jihad raggiunge la sua logica conclusione. Visto che la frammentazione non può essere protratta indefinitamente, c’è il ricorso alle armi della “pulizia etnica” e al genocidio. La Jihad non riconosce le persone come liberi individui, ma solo come membri di un gruppo etnico o religioso. La Jihad riduce le persone a membri di una tribù: la Jihad è tribalismo. Per la Jihad, un “popolo”, una nazione, una comunità, un gruppo di persone unite da una comune origine, lingua, cultura, politica o da una leadership comune [Dizionario Chambers] non è una forma di vivere che liberi individui hanno dato alla loro comunità. Per la Jihad il “popolo” è un’entità mitica alla quale gli individui devono sottomettersi. La Jihad non è ovviamente interessata alla democrazia, perché pone la tribù, il popolo e la religione sopra l’individuo. La Jihad non ha come scopo la liberazione, ma la mummificazione del “popolo”. La Jihad non è interessata ai diritti umani.
    Il Mc World

    L’altra forza è quella del mercato globale. Funziona attraverso la standardizzazione. Riduce l’individuo a consumatore. Barber chiama questa forza il Mc World. (continua…)

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    024 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Capitale sociale, democrazia e federalismo

    18 Agosto 2009 // Nessun commento »

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Capitale sociale, democrazia e federalismo

    Nella prima metà del,’Ottocento l’autore francese Alexis de Tocqueville fece un viaggio attraverso gli Stati Uniti d’America. Il resoconto di questo viaggio è stato pubblicato in due parti: nel 1835 e nel 1840. Ancora oggi i principali leader d’America citano de Tocqueville quando vogliono descrivere l’essenza del “Sogno Americano”.

    De Tocqueville notò due aspetti della società americana che a prima vista apparivano contraddittori. Prima di tutto era sorpreso dalla schietta autonomia dei cittadini americani: “Essi non devono nulla a nessuno, non si aspettano nulla da nessuno; si sono abituati a considerarsi sempre soli e a immaginare che il loro destino è totalmente nelle loro mani”. Ma al tempo stesso egli ha notato che la vita sociale nei novelli Stati Uniti era inusitatamente vivace: “Nelle città è impossibile impedire alle persone di riunirsi, eccitarsi a vicenda e generare decisioni improvvise e appassionate. Le città sono come grandi luoghi di assemblea con tutti gli abitanti come membri. Le persone hanno in mano un’immensa influenza sui magistrati e spesso esaudiscono i loro desideri senza intermediari (…) gli Americani di tutte le età, di qualunque posizione nella vita e di qualunque indole sono sempre impegnati a creare associazioni. Non ci sono solo associazioni commerciali ed industriali a cui tutti prendono parte ma oltre un migliaio di tipi diversi – religiose, morali, serie, futili, molto generali o molto specializzate, immensamente grandi e molto piccole.”

    Nelle righe citate sopra Alexis de Tocqueville descrive niente di meno che la combinazione tra democrazia diretta e federalismo spontaneo. Questa situazione, in cui persone indipendenti si mettono liberamente insieme e assumono decisioni condivise, fornisce un surplus sociale per il quale è stato successivamente coniato il termine “capitale sociale”.

    La creazione del “capitale sociale” – la “madre di tutte le arti” – ha ottenuto una grandissima attenzione negli anni recenti. Il libro di Putnam “Making democracy work” (1993) fu una pietra miliare. Questa pubblicazione riassume i risultati di 20 anni di lavoro sociologico in Italia. L’intenzione originale del gruppo di Putnam era di studiare i risultati della regionalizzazione in Italia. A partire dagli anni 70, in Italia si mise in moto un processo di decentralizzazione e vennero trasferiti poteri significativi alle Regioni. Negli anni i ricercatori raccolsero un’impressionante quantità di informazioni: vennero fatti sondaggi, condotte centinaia di interviste e vennero elaborati montagne di dati statistici.

    Putnam scoprì una consistente e rimarchevole differenza tra le Regioni del Nord e del Sud d’Italia. Le Regioni settentrionali erano economicamente più sane e amministrate molto più efficientemente. Il gruppo di Putnam condusse anche un esperimento. Vennero presentate tre richieste di informazioni alle amministrazioni di diverse Regioni. Le amministrazioni dell’Emilia Romagna e della Valle d’Aosta furono le più rapide a rispondere: i ricercatori ricevettero le risposte complete entro due settimane. Malgrado diverse richieste, le amministrazioni della Calabria e della Sardegna non fornirono mai una completa risposta alle stesse tre domande.

    Putnam testò l’ipotesi che alla base della diversità tra Nord e Sud, ci fosse una differenza di “senso civico”. (continua…)

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    023 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Federalismo svincolato

    17 Agosto 2009 // Nessun commento »

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Federalismo ’svincolato’

    La democrazia significa che le persone possono plasmare le proprie comunità discutendo tra loro. Le persone devono avere l’opportunità di scegliere i modi migliori per lavorare insieme. Solo un federalismo coerente da a loro questi spazi. Perciò la democrazia diretta e il federalismo sono inseparabilmente insieme. Sono due aspetti dello stesso ideale: piena e robusta democrazia. (Barber, 1984).

    L’importanza della libera formazione delle comunità è ben illustrata dall’esempio della Svizzera. La Svizzera non è solo il paese con la più ampia democrazia diretta del mondo. È anche il paese con un federalismo pienamente e fortemente sviluppato.
    I livelli amministrativi più bassi in Svizzera, come i Cantoni e i Comuni, spesso hanno maggiori poteri (rispetto alla tasse, per esempio; guarda paragrafo 4-3 e capitolo 5).

    Nel 1847 in Svizzera si ebbe una specie di guerra di secessione nella quale l’unione dei Cantoni cattolici separatisti, che voleva dissociarsi dallo stato federato, venne sconfitta. Oggi la combinazione della democrazia diretta con le strutture federaliste rende possibile che questo tipo di conflitti si risolvano pacificamente. Per esempio, la regione dello Jura decise nel 1978 di formare il proprio Cantone. Ciò avvenne attraverso un referendum nazionale che approvò la nuova struttura federale con un Cantone in più. Nel 1993 molti comuni dell’area del Laufental decisero di trasferirsi dal Cantone di Berna al Cantone di Basel-Land. Anche questo spostamento di confine venne deciso pacificamente attraverso un referendum nazionale.

    Frey e Eichenberger (1996 e 1999) auspicano un federalismo radicale nel quale le unità politiche più basse possano federarsi come desiderano. I cittadini devono avere il diritto di decidere quali legami federativi creare tramite referendum. Un comune, per esempio, potrebbe decidere di trasferirsi da una provincia ad un’altra che i cittadini ritengono sia meglio amministrata. (continua…)

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    Proposte per un VDAY3 che ottenga il massimo

    16 Agosto 2009 // Nessun commento »

    vday3

    vday3

    di Paolo Michelotto

    http://vday3.forumfree.net/

    OTTENIAMO IL MASSIMO CON LA STESSA FATICA

    Appello a Beppe Grillo, ai grillini e a tutti coloro i quali credono ancora nei valori della democrazia.
    Risparmiamo energia ed otteniamo il massimo dalla nostra fatica.
    Ho già raccolto le firme per il V-Day 1 e 2 nella mia città (Rovereto – TN).
    Per il V-day 3 annunciato da Beppe Grillo, suggerisco di effettuare la raccolta firme non solo per il referendum contro il nucleare.
    Visto lo sforzo organizzativo di chi raccoglie e la fatica di chi va a firmare, è meglio utilizzare in maniera più furba e “redditizia” gli strumenti di democrazia diretta permessi agli italiani:

    REFERENDUM
    1. raccogliere firme per più referendum. Ad esempio 5-10. Non c’è un limite previsto dalla nostra costituzione. Quali? Chiediamoli ai visitatori del blog, creiamo uno spazio ad hoc per le proposte e per poterle votare. E già questo sarà un momento eccezionale di crescita civile, di creatività e di democrazia diretta. Esempio di alcuni referendum riguardanti l’abolizione delle leggi ad personam (ma ce ne sono così tante che sicuramente ne avrò dimenticate alcune) ed altre:

    a- legge depenalizzazione dei reati di falso in bilancio
    b- legge Gasparri (già tentata con il V-2 ma non per questa meno degna di essere abrogata)
    c- legge che limita l´uso giudiziario delle rogatorie dall´estero
    d- la legge che sistema il conflitto di interessi con una forma vergognosa che esclude dal governo chi dirige personalmente televisioni, giornali, industrie ma non chi li possiede
    e- la legge che garantisce la impunità delle cinque più alte cariche dello Stato fra cui naturalmente la presidenza del Consiglio
    f- la legge “Cirami” sul legittimo sospetto che avrebbe dovuto togliere a Milano i processi a Berlusconi e Previti,
    g- la cosiddetta legge “salva Previti” che accorcia i termini della prescrizione,
    h- l’estensione del condono edilizio alle zone protette e vi fa quindi rientrare anche le mega opere a mare della villa del premier “La Certosa”

    i- abrogazione della legge che istituisce il CIP6
    l- abrogazione della legge che fornisce soldi pubblici ai quotidiani di partito e alle radio di partito (Padania e Radicali)
    m- abrogazione della legge che finanzia i partiti
    n- abrogazione della legge elettorale che ha tolto le preferenza e che da un premio di maggioranza a chi vince
    o- abrogazione della legge che regolamenta la RAI e che fissa le sue nomine per scelta politica
    p- abrogazione della legge che fissa l’indennità dei parlamentari

    INIZIATIVA DI LEGGE POPOLARE
    2. contemporaneamente possiamo raccogliere le firme per un altro strumento di democrazia diretta, che in Italia è poco utilizzato perchè i parlamentari non lo attuano, ossia il Progetto di Legge di Iniziativa Popolare riguardante gli stessi temi trattati dai referendum. E così i cittadini potrebbero abrogare una cattiva legge con i referendum e contemporaneamente proporne una buona con la Iniziativa di Legge Popolare. Anche qui si potrebbe costituire un apposito forum in cui inserire le proposte e permettere il loro voto. Anche questo sarebbe un grande momento di democrazia vera. Esempio di alcune proposte:

    a- legge che istituisca i referendum propositivi, migliori quelli abrogativi, e permetta entrambi senza il quorum. Sul modello della legge presentata dal sen. Peterlini nel giugno 2009.
    b- legge che favorisca economicamente i comuni che effettuano la migliore raccolta differenziata
    c- legge che favorisca in maniera significativa i cittadini che investono nelle energie alternative
    d- legge elettorale che favorisca la competizione elettorale, la democraticità e la scelta dei candidati con le preferenze
    e- legge che fissi l’indennità dei parlamentari a 2 volte (o più) il reddito medio dei cittadini italiani (non 20 volte come oggi)
    f- legge che regolamenti la RAI (sull’esempio della BBC o simili)

    COME FARE?
    Tutti i lettori del blog potrebbero discutere su un forum apposito costruito su una sezione del Blog di Beppe Grillo:
    1- la bontà e la realizzabilità di questa proposta
    2- il numero dei referendum e delle iniziative di legge da portare avanti
    3- proporre proprie idee
    4- votare e dare quindi una priorità alle idee degli altri
    5- 2 settimane prima del V-Day 3 si tirano le somme e si predispongono esattamente i testi su cui raccogliere le firme

    Così in un solo giorno, si potrebbero raccogliere milioni di firme per decine di proposte e tentare di dare una scossa seria al sistema politico italiano.

    Ecco su un forum un esempio di come si potrebbe fare. Prova ad inserire anche tu la tua proposta.

    http://vday3.forumfree.net/

    Postato in democrazia diretta, referendum

    022 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Federalismo e democrazia diretta

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Federalismo e democrazia diretta

    Per il federalista coerente l’individuo rappresenta il livello più alto. Presentiamo due tesi a sostegno di questo punto di vista.

    Primo, lo scopo dei politici è quello di minimizzare sofferenza e disordine, nella misura in cui questi siano attribuibili a circostanze sociali. Dato che la sofferenza è sempre esperita dagli individui e mai dai gruppi o da intere popolazioni come tali, è logico che l’individuo appaia come l’autorità politica più elevata.

    Secondo, le decisioni politiche sono essenzialmente sempre scelte morali o giudizi di valore. Solo gli individui hanno una coscienza e la capacità di formulare un giudizio morale. I gruppi o le popolazioni come tali non hanno una coscienza. È quindi logico, anche da questa prospettiva, che l’individuo appaia come l’autorità più elevata.

    Ciononostante i federalisti non sono egocentrici. Sanno che gli individui possono solo essere esseri umani reali, individui reali, dentro l’edificio della società. Le persone si uniscono ad altre persone proprio perché sono creature sociali.

    Gli individui formano delle piccole comunità di giustizia, all’interno delle quali vari problemi possono essere regolati democraticamente. Alcuni problemi non possono essere affrontati a livello di villaggio, di città, di valle o di regione. In questi casi le comunità più piccole si possono federare: si uniscono per formare una nuova, più grande comunità che è autorizzata ad affrontare questi problemi. Questo processo di federazione può essere ripetuto finché si sono affrontati tutti i problemi a livello appropriato.

    Federalismo è il nome che diamo alla struttura che emerge quando, per affrontare alcuni problemi, le comunità più piccole si accordano reciprocamente per formare una comunità più grande e per delegare ad essa certi poteri. Poiché la delega avviene dal più piccolo al più grande e poiché il delegare ad un livello più grande è una libera scelta del livello più piccolo, la delega dal più piccolo al più grande è, per principio, rescindibile in qualsiasi momento. Il livello più piccolo è al tempo stesso il livello più elevato. L’individuo è il più piccolo e anche il più elevato livello. In questo contesto, “più elevato” e “più basso” devono essere intesi nel senso di una gerarchia amministrativa. Quando le comunità trasferiscono il potere ad un distretto o ad una regione, allora questi ultimi sono “più elevati” delle comunità in termini tecnici amministrativi. Tuttavia sono le comunità – o l’elevato livello dei cittadini – che hanno trasferito questo potere e che possono in linea di principio anche rescinderlo.

    Se pensiamo all’idea federalista fino alla sua conclusione logica, arriviamo all’individuo autonomo come la più piccola e al tempo stesso la più basilare delle comunità. La persona individuale è così l’ultimo corpo delegante. Questo è anche logico perché una buona misura si distingue sempre da una meno buona dalla maggiore efficienza con cui elimina la sofferenza o il disordine e, come abbiamo visto, la sofferenza o il disordine sono sperimentati solo dagli individui – mai dalle comunità. Il fatto che l’individuo sia l’autorità più elevata dovrebbe logicamente riflettersi sul processo decisionale democratico-diretto a tutti i livelli.

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

    http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/

    Postato in Democrazia Diretta Verhulst

    021 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – Sussidiaretà e federalismo

    15 Agosto 2009 // Nessun commento »

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    Sussidiarietà e federalismo

    “Federalismo” è l’opposto di “sussidiarietà”. In una società federalista la delega arriva dagli stessi singoli cittadini. Anche i federalisti sostengono che vi è ingiustizia se i compiti non vengono delegati, in quanto gli uomini sono animali sociali e dipendono l’uno dall’altro. Nondimeno la sussidiarietà differisce fondamentalmente nello spirito dal principio del federalismo. Il federalismo comincia dall’individuo, perché non solo coscienza e giudizio morale ma anche l’esperienza di gioie e dolori della vita sono caratteristiche individuali. I gruppi in sé non soffrono e ancor più importante, non hanno coscienza. La sussidiarietà d’altra parte emana dal potere che si trova al di sopra degli individui e che “benevolmente” crea lo spazio per le attività dei livelli più bassi e degli individui stessi.

    L’idea federalista può essere facilmente legata all’ideale democratico. Ma la connessione è anche più stretta di così: la democrazia diretta e il federalismo sono i due lati inseparabili della stessa medaglia totalmente democratica. Il concetto di sussidiarietà d’altra parte è del tutto inconciliabile con la piena democrazia, perché è basato su di un’autorità data a priori. Nella teoria della sussidiarietà il modello della Chiesa strutturato gerarchicamente viene trasposto nello Stato secolare. Nel concetto federalista sono gli individui ad essere al livello più alto, cosicché sono gli individui che decidono che cosa è delegato e a quale livello. Per i fautori della sussidiarietà questo diritto di decidere è prerogativa dello Stato (che dal punto di vista della Chiesa è ancora subordinato ad un potere “divino”) e gli individui si ritrovano al livello più basso.

    La Chiesa Cattolica probabilmente non ha inventato il termine “sussidiarietà”, ma l’ha preso e propagato con grande successo. L’ideologia della sussidiarietà ha messo radici profonde per esempio all’interno dei circoli europei. In questi circoli ci sono spesso dei ragionamenti molto ambigui sulla direzione (dall’individuo alla società o viceversa) che la delega deve prendere, cosicché è nata una disastrosa confusione tra i termini “federalismo” e “sussidiarietà”. Molte persone attualmente usano il termine “sussidiarietà” quando in realtà hanno ideali federalisti. Anche i federalisti devoti confondono i termini spesso con conseguenze pesanti. Spesso dimenticano che una struttura federalista deve logicamente cominciare con gli individui. Permettono che il discorso federalista cominci solo ad un livello molto più alto, come quello di un comunità o anche dell’intera nazione. Per i livelli più bassi e per l’individuo adottano inconsapevolmente la vecchia idea di sussidiarietà del Papa e della Chiesa Cattolica. Ciò priva il discorso federalista di gran parte della sua attrattiva e della sua coerenza intrinseca e viene perso il legame logico tra federalismo e democrazia diretta.

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

    http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/

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    020 Democrazia Diretta cap 3 Federalismo, sussidiarietà e capitale sociale – La Chiesa e la democrazia: il principio di sussidiarietà

    14 Agosto 2009 // Nessun commento »

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    di Paolo Michelotto

    traduzione di Edoardo

    La Chiesa e la democrazia: il principio di sussidiarietà

    La Chiesa Cattolica non ha mai amato la democrazia. Fino al ventesimo secolo inoltrato, i leader cattolici difesero il concetto che lo stato divino della Chiesa le desse il diritto e l’obbligo di essere coinvolta nel plasmare l’attività politica. In particolare, ci si aspettava che i politici democratici cristiani si attenessero alle direttive di Roma. Per esempio, Papa Pio X in “Fin dalla prima nostra enciclica” nel 1903, scrisse: “Nel rispondere alle proprie responsabilità la democrazia Cristiana ha il più profondo dovere di dipendenza dall’autorità religiosa ed è soggetta e deve obbedienza ai vescovi e a chiunque li rappresenti. Non è né diligenza encomiabile né sincera devozione intraprendere qualcosa che è veramente bello e buono, ma che non è stato approvato da un rappresentante autorizzato della Chiesa”.

    Comunque la Chiesa domandava obbedienza alla società intera. Nella lettera enciclica “Immortale Dei” (1885) Papa Leone XIII affermò che era sbagliato porre le varie forme di culto divino sullo stesso piano della vera religione. La Chiesa è sempre stata molto determinata su questo punto. Come si era auto nominata guardiana della verità assoluta, era molto difficile fare altro. L’esperienza ha dimostrato in Polonia, in Irlanda e in Italia che la Chiesa prova anche ad imporre i suoi punti di vista all’intera società attraverso i governi, se sente di essere nella posizione per farlo. Fino al 1944, con la lettera enciclica “Già per la Sesta Volta” (Pio XII), la Chiesa non prese una posizione di principio favorevole alla democrazia (Woldring, 1996). L’avversione della Chiesa agli ideali democratici spiega perché i politici cattolici hanno così strenuamente resistito all’introduzione del suffragio universale (contro il quale, casualmente, usarono più o meno gli stessi argomenti che sono attualmente usati contro la democrazia diretta).

    Dovremmo quindi avere qualche cautela nel considerare l’affermazione che anche la Chiesa Cattolica abbia formulato una teoria di governo basata sul concetto di sussidiarietà. L’enciclica “Quadragesimo Anno” (1931) formulava ciò come segue: “…È vero certamente e ben dimostrato dalla storia, che, per la mutazione delle circostanze, molte cose non si possono più compiere se non da grandi associazioni, laddove prima si eseguivano anche delle piccole. Ma deve tuttavia restare saldo il principio importantissimo nella filosofa sociale: che siccome è illecito togliere agli individui ciò che essi possono compiere con le forze e l’industria propria per affidarlo alla comunità, così è ingiusto rimettere a una maggiore e più alta società quello che dalle minori e inferiori comunità si può fare. (…)Perciò è necessario che l’autorità suprema dello stato, rimetta ad associazioni minori e inferiori il disbrigo degli affari e delle cure di minor momento, dalle quali essa del resto sarebbe più che mai distratta ; e allora essa potrà eseguire con più libertà, con più forza ed efficacia le parti che a lei solo spettano, perché essa sola può compierle; di direzione cioè, di vigilanza di incitamento, di repressione, a seconda dei casi e delle necessità. Si persuadano dunque fermamente gli uomini di governo, che quanto più perfettamente sarà mantenuto l’ordine gerarchico tra le diverse associazioni, conforme al principio della funzione suppletiva dell’attività sociale, tanto più forte riuscirà l’autorità e la potenza sociale, e perciò anche più felice e più prospera la condizione dello Stato stesso.”

    “Sussidiarietà” è un concetto chiave nell’ideologia cristiano-democratica. L’idea di base è che i livelli “più alti” deleghino il maggior numero possibile di compiti ai livelli “più bassi” in modo da sollevare se stessi dal lavoro meno importante, che per lo più può essere fatto più efficientemente dai livelli più bassi. Un’ulteriore assunto è che i livelli più bassi, giù fino ai singoli individui, sono trattati ingiustamente se non c’è delega. Comunque l’iniziativa di delega è di tipo alto-basso. E’ il livello più alto che decide quanto spazio di manovra riceveranno i livelli più bassi e quando e se la loro libertà d’azione sarà annullata. Ciò è espresso anche dal termine stesso. “Sussidiario” significa “riserva” o “ausiliario” (come per i militari); i livelli più bassi sono effettivamente i soldati ausiliari dei livelli più alti.

    Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare Edoardo e Emilio Piccoli che stanno effettuando gratuitamente la traduzione in Italiano effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com

    La versione in inglese che stanno traducendo si trova qui:

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    Il Parlamento dei Cittadini in Australia – Australia Citizens’ Parliament

    13 Agosto 2009 // 4 Commenti »

    australia-citizens-parliament-groupshot

    australia-citizens-parliament-groupshot

    di Paolo Michelotto

    un altro notevole passo verso una democrazia dal basso si è compiuto da pochi mesi in Australia.

    Un esempio per tutto il mondo, una ulteriore conferma che i cittadini hanno la competenza e la saggezza per auto – governarsi con buon senso, un passo ulteriore dopo le Citizens Assembly del British Columbia e dell’Ontario (entrambe provincie canadesi) che mostra che la migliore forma di governo è fornita da cittadini estratti a caso con metodo scientifico, piuttosto che un parlamento fatto da politici di professione, soggetti all’influenza del proprio partito, delle lobby economiche e dai propri interessi personali.

    Un parlamento i cui 150 componenti erano cittadini estratti a caso provenienti da tutta Australia, si sono ritrovati in una serie di incontri regionali e poi nella sede del vecchio parlamento a Camberra. Per quattro giorni dal 6 al 9 febbraio 2009 i cittadini estratti a sorte in maniera scientifica per rappresentare un campione statistico della popolazione di tutta Australia, hanno discusso questa domanda:

    “Come può il sistema politico australiano essere rafforzato per servirci in maniera migliore?”

    Ne sono uscite alcune raccomandazioni finali che si possono leggere sul rapporto che trovi qui sotto:

    Download Australia First Citizens Parliament Final Report Version 1.0

    Per saperne di più guarda il sito

    http://citizensparliament.org.au/

    Questo metodo, è lo stesso che applicheremo a Rovereto il 20 Settembre 2009 durante l’incontro “Il Cittadino Partecipa – Idee per riattivare la democrazia nel Trentino”. www.ilcittadinopartecipa.it

    Postato in link recensiti, partecipazione, sorteggio

    Cap 5 -6 Democrazia dei Cittadini. La revoca degli eletti.

    11 Agosto 2009 // Nessun commento »

    paolo michelotto

    paolo michelotto

    di Paolo Michelotto

    ecco la lettura della sesta parte del 5° capitolo del libro “Democrazia dei Cittadini”: La Revoca degli Eletti.

    La revoca è uno strumento di democrazia diretta pressocché sconosciuto in Italia, che permette di iniziare un referendum per revocare il mandato di una persona eletta. Di solito è più complesso di un normale referendum e richiede un numero di firme molto più alto. Esiste da centinaia d’anni ed è attuato migliaia di volte ogni anno negli Stati Uniti a livello cittadino, di contea e di stato (il più famoso è stato il governatore della California, Davis, revocato nel 2003), in Venezuela (revoca contro Chavez nel 2004, vinta da lui), in Bolivia (revoca contro Evo Morales vinta da lui nel 2008), in Canada, in Germania a livello di comune. E’ previsto, ma applicato molto raramente a causa della forza degli altri strumenti di democrazia diretta, anche in Svizzera.

    Questa registrazione comprende i seguenti paragrafi:

    La revoca del presidente venezuelano Chavez nel 2004

    La raccolta firme

    I risultati

    Il referendum revocatorio in Bolivia del 2008 sul presidente Evo Morales

    Altri stati

    Buon ascolto e ogni commento è benvenuto.

    Scarica il file MP3 qui di seguito, cliccando tasto destro “Salva destinazione con nome”:

    cap-5-6-democrazia-dei-cittadini

    Oppure ascoltalo qui:

     

    Postato in democrazia dei cittadini, podcast, revoca degli eletti