di Paolo Michelotto
traduzione di Emilio Piccoli
2-2 Boicottaggio con quorum di partecipazione
I referendum comunali in Germania illustrano abbondantemente l’opera distruttiva dei quorum di partecipazione.
Nel Baden-Württemberg il referendum comunale fu introdotto già nel 1956 (negli altri Stati tedeschi fu introdotto non prima del 1990). Però la legislazione del Baden è molto restrittiva. Una delle più gravi restrizioni è la regola del quorum: almeno il 30% degli elettori devono votare a favore della proposta dei cittadini, altrimenti il voto è nullo.
Questa norma dà più peso ai voti degli oppositori dell’iniziativa dei cittadini che ai voti dei suoi sostenitori, in quanto il non voto degli astenuti vengono aggiunti al voto no di coloro che si oppongono a questa iniziativa.
Il referendum di Reutlingen (1986) sulla costruzione di un rifugio antiraid aereo illustra questo effetto in modo sorprendente. Il 20 marzo 1986 il Consiglio comunale (maggioranza CDU) ha deciso di costruire un bunker per la protezione civile. Venne rapidamente allestita una iniziativa dei cittadini contro ciò, con sostenitori comprendenti Spd e Verdi, e il 18 aprile le firme necessarie furono presentate per tenere un referendum comunale sulla questione.
Il Consiglio comunale e la CDU inscenarono un deliberato boicottaggio nei confronti di questa iniziativa. Qualsiasi partecipazione a serate di dibattito e iniziative similari furono sistematicamente respinte. Nella ultimissima settimana prima della votazione la CDU ruppe improvvisamente il suo silenzio con un annuncio e un opuscolo che fu distribuito come supplemento di un giornale ed era tra l’altro firmato dal Sindaco. Questo conteneva uno sfacciato incoraggiamento a boicottare il voto: “… teste professionali e fredde devono ora agire ragionevolmente, non con un comportamento di voto emotivo ma intelligente. Quindi potete proprio stare a casa Domenica prossima; dopo tutto, viene solo chiesto di votare contro la costruzione del bunker. Anche se non votate verrà espressa la vostra approvazione alla decisione presa dal Consiglio comunale. Avete riposto largamente la vostra fiducia nella CDU per molti anni in occasione delle elezioni. Potete affidarvi a noi anche su questa questione “.
Il risultato fu che solo 16.784 dei 69.932 elettori registrati presero parte al voto, ma solo 2.126 votarono a favore del bunker. L’iniziativa dei cittadini naufragò causa il 30% del quorum, nonostante il fatto che solo il 3,4% degli elettori si espressero a favore del bunker. Il quorum consentì in ultima analisi a una piccola minoranza della popolazione di prevalere contro una larga maggioranza. Vari altri Comuni nel Baden-Württemberg tennero referendum comunali su simili progetti di rifugi. Nel complesso vi è stata una larga maggioranza contro la costruzione di tali impianti, che le persone hanno ritenuto essere inutili. (Un sondaggio ha mostrato che il 70% dei residenti nel Baden-Württemberg si sono opposti ai bunker). Anche a Nürtingen, un Comune vicino a Reutlingen, ci fu una iniziativa dei cittadini contro un bunker simile. La CDU locale non invitò qui a un boicottaggio. Il risultato fu che il 57% degli elettori partecipò al referendum e il 90% dei votanti respinse la costruzione del bunker. L’iniziativa dei cittadini ebbe quindi successo in questo caso. In un altro Comune, Schramberg, l’iniziativa dei cittadini contro il il progetto del bunker locale ebbe anch’essa successo, nonostante un invito a boicottarla della CDU. In questa occasione il testo della CDU per l’invito a un boicottaggio trapelò prematuramente, cosicché gli oppositori del bunker ebbero ancora il tempo per rispondere e contrastare la manovra. Inoltre i giornali locali pubblicarono critiche all’invito al boicottaggio della CDU. Alla fine il 49,25% degli elettori di Schramberg partecipò al referendum, il minimo del 30% di affluenza per il quorum fu raggiunto e l’88,5% degli elettori si dichiararono contrari al bunker.
Un boicottaggio può essere condotto anche per linee organizzative. Un esempio ben noto proviene dalla città di Neuss, in cui il primo referendum comunale nel Nordrhein-Westfalen ebbe luogo il 3 settembre 1995. L’argomento era la costruzione di un hotel, vicino al municipio, che avrebbe distrutto un po’ di cintura verde del centro città. La maggioranza CDU riuscì ad ottenere il fallimento del voto pubblico a causa del quorum di partecipazione del 25%. È generalmente noto che quando i referendum in grandi città riguardano progetti di edifici in un singolo specifico distretto, voteranno relativamente poche persone, perché non si sentono personalmente toccate dal problema o hanno l’impressione che la scarsa conoscenza della situazione specifica non permetta loro di giudicare correttamente (ad Anversa un referendum sul progetto della piazza municipale ad Ekeren, per esempio, attirerà pochissimi elettori provenienti da altri quartieri, come il Sud o Hoboken, in cui la maggior parte dei residenti non si sono mai recati di persona a Ekeren). Il Consiglio comunale di Neuss utilizzò una serie di misure volte a scoraggiare gli elettori. Il voto postale non venne consentito (anche se per le elezioni del Consiglio il 15% dei voti furono inoltrati per posta). Invece dei 100 seggi elettorali che furono allestiti per le elezioni del Consiglio, solo 30 seggi furono aperti per questa votazione. Risultato: solo il 18,5% degli elettori partecipò al referendum. E’ vero che quasi l’80% di questi erano contro il progetto dell’hotel del Consiglio comunale, ma poiché il quorum non fu raggiunto l’iniziativa dei cittadini fu dichiarata nulla.
In Belgio, il 10 aprile 1995, fu istituita una legge che prevede referendum a livello locale non vincolanti e non obbligatori. Venne fissato un quorum di partecipazione del 40% dell’elettorato. Se meno del 40% degli elettori partecipano al referendum le schede devono essere distrutte senza spoglio.
Sebbene il referendum fosse non-obbligatorio e non-vincolante e, inoltre fosse imposto una altissima soglia del 10% di firme, questo ha indotto ad iniziative in numerose città. Nel 1996 nei Comuni di Genk e As in Limburg i cittadini chiesero un referendum sulla costruzione di un complesso commerciale nel sito di una miniera abbandonata. Nella municipalità di As il Consiglio comunale decise di rifiutare il referendum, ma la votazione a Genk si svolse, il 13 ottobre 1996. Solo 37,47% degli elettori affluirono al voto e, in nome della democrazia belga, le schede non furono contate ma furono distrutte. Le organizzazioni della classe media e i partiti di estrema sinistra aveva invitato la gente a non votare. Il primo referendum tenuto con la nuova legge fu subito una vittima di una riuscito invito al boicottaggio.
A Gand, il 14 dicembre 1997, si è tenuto un referendum di iniziativa dei cittadini sul progetto del Consiglio comunale per la costruzione del cosiddetto “Belfort car-parking garage” nel centro della città. Il Consiglio comunale aveva deciso in anticipo che avrebbe considerato il risultato vincolante, ma la SP e la VLD, che costituiscono la maggioranza della coalizione a Gand, ha invitato gli elettori a boicottare le elezioni. In questa occasione il boicottaggio fallì con uno stretto margine, perché 41,12% degli elettori affluirono al voto e di questi il 95% votarono contro il parcheggio.
A Sint-Niklaas, il 28 giugno 1998, si è tenuto un referendum sulla costruzione di un parcheggio sotterraneo. Come a Gand il quorum fu raggiunto a riseco: 40,28% degli elettori affluirono. Di questi il 92% votarono contro il parcheggio. Il voto fu una vicenda incerta perché il più grande partito di Sint-Niklaas, il cristiano-democratico CVP e la locale NCMV (organizzazione dei commercianti), aveva invitato la gente a non votare. Secondo il presidente della locale CVP Julien Vergeylen: “il referendum è una pessima formula. Chiunque voti ’sì’ garantisce solo che quelli che votano ‘no’ raggiungano il 40% necessario. Il votante ’sì’ farebbe meglio a rimanere a casa ” (giornale Gazet van Antwerpen, 17 giugno 1998). Il leader socialista, Freddy Willockx, dichiarò: “Il problema è che, a causa dell’invito al boicottaggio della CVP non abbiamo un quadro obiettivo di ciò che la gente vuole veramente. Ci sono probabilmente circa dal 70% al 80% dei votanti di Sint-Niklaas effettivamente contro il parcheggio, ma non lo potremo mai sapere con certezza” (Gazet van Antwerpen, 29 giugno 1998).
Sebbene il quorum di partecipazione venne in seguito abbassato (e alzata la soglia di firme), dopo queste e altre dubbie esperienze ci sono state da allora poche iniziative.
L’Italia ha fornito i più recenti esempi perversi. Il 18 aprile 1999 si è tenuto un referendum per riformare il sistema elettorale. Le riforme erano sostenute dalla maggior parte dei partiti politici; il 49,6% dell’elettorato affluì alle urne e di questi il 91% votò per le riforme. Ma gli elettori si affannarono per niente: perché il quorum di partecipazione del 50% non venne raggiunto per un pelo e le riforme non andarono avanti. Un fatto interessante: nel sud d’Italia la mafia sollecitò attivamente il boicottaggio e a sud di Napoli ci fu un’affluenza del 40%, molto al di sotto della media nazionale. La mafia decise che i loro candidati venivano eletti più facilmente utilizzando l’attuale sistema elettorale e giocò sul quorum di partecipazione, cosicché la mafia vinse contro una maggioranza pubblica superiore al 90%.
Purtroppo tali campagne di boicottaggio si verificano regolarmente in Italia. L’esempio più recente è il referendum del 12 e 13 giugno 2005, in cui furono votate quattro proposte per la liberalizzazione della legge altamente restrittiva sulla procreazione assistita per le donne. Con l’appoggio del Papa Benedetto XVI il presidente della Conferenza episcopale, il Cardinale Ruini, nominato per competenza in questo caso, invitò attivamente al boicottaggio. “Il Cardinale Ruini trova che non votare sia il modo migliore per respingere le proposte. Dopo tutto un referendum è valido solo nel caso in cui almeno la metà degli elettori vota. Considerato il fatto che era già provato che coloro che voterebbero ’sì’ sarebbero nettamente in maggioranza, votando ‘no’ cattolici aiuterebbero solo a raggiungere il quorum e quindi involontariamente a rafforzare il campo del ’sì’; questo è il ragionamento “, come riferito dal sito web di notizie KatholiekNederland.nl (www.katholieknederland.nl/actualiteit/ 2005/5/nieuws_568842.html). E la strategia di Ruini ebbe successo: l’affluenza alle urne fu inferiore al quorum di partecipazione, cosicché il referendum fallì.
Questo genere di esempi portano ad una semplice conclusione: i quorum di partecipazione sono fondamentalmente sbagliati. Essi non conferiscono un ugual peso al voto dei sostenitori e degli oppositori di una iniziativa, causano chiamate a boicottaggi e contraddicono il ruolo del mandato nel processo decisionale diretto.
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