di Paolo Michelotto
traduzione di Emilio Piccoli
La sfera d’autorità del referendum
Deve essere possibile tenere un referendum su tutte le questioni per le quali è pure possibile una decisione rappresentativa. È in conflitto con il diritto di iniziativa negare ai cittadini il diritto di indirizzare il processo decisionale su determinate questioni. Comunque il processo decisionale diretto deve essere soggetto alle restrizioni che si applicano anche al processo decisionale rappresentativo.
Tre punti sono particolarmente importanti in questo contesto:
- Il processo decisionale deve avvenire al livello adeguato. Ad esempio non si può riformare il sistema di sicurezza sociale a livello provinciale o abolire la produzione di energia nucleare a livello comunale.
- Le proposte per essere votate devono essere in conformità con i diritti fondamentali e di libertà stabiliti nella Costituzione e dai trattati internazionali sui diritti umani.
- Tuttavia il popolo deve avere il diritto di cambiare la Costituzione con un referendum e gli deve essere dato anche il controllo diretto-democratico sull’ingresso nei Trattati. I Trattati devono essere sempre soggetti a un limite di tempo e possono essere disdetti. In ogni altro caso la sovranità popolare sarebbe limitata in modo inaccettabile.
L’élite politica ha una forte tendenza, ispirata dalla mancanza di fiducia, ad escludere il processo decisionale diretto-democratico per certi argomenti. Si trova questo atteggiamento non solo tra i leader politici ma anche tra docenti universitari e professori. Un esempio è la “Raccomandazione formulata dal comitato scientifico della Commissione per il rinnovamento politico” (2000) per il comitato dei parlamentari belgi che si occupano di rinnovamento politico. In questo possiamo leggere: “Le questioni fiscali sono escluse da una votazione popolare in molti paesi; il motivo si basa sul giustificato timore che con il referendum o il consenso popolare la gente opterà quasi sempre per una riduzione delle spese che sopporta, laddove al tempo stesso chiede che il governo fornisca gli stessi o anche migliori servizi”. In seguito a ciò i professori sostengono l’esclusione delle questioni che riguardano esclusivamente o principalmente temi fiscali o di bilancio. La loro argomentazione non è soltanto anti-democratica, ma è anche falsa nella misura in cui essi non menzionano espressamente l’esempio contraddicente della Svizzera. Qui non ci sono restrizioni ai referendum su questioni fiscali, senza che ciò arrechi pregiudizio al bilancio nazionale (si vedano anche i capitoli 5 e 6).
Diritto di petizione
I più piccoli gruppi di cittadini (ad esempio lo 0,1% dell’elettorato, circa 45.000 firme in Gran Bretagna) devono essere in grado di sottoporre qualcosa all’ordine del giorno del Parlamento (diritto di petizione), anche se sono state raccolte firme insufficienti per ottenere un referendum. Questa è una diretta conseguenza della natura stessa del Parlamento: è l’istituzione in cui vengono prese le decisioni su questioni di rilevanza sociale su cui gli stessi cittadini non vogliono decidere. Il fatto che diverse migliaia di cittadini presentino una petizione rende già l’oggetto un problema di rilevanza sociale.
Il diritto di petizione e il referendum di iniziativa dei cittadini sono collegati in una procedura multi-fase diretto-democratica. Una iniziativa popolare incomincia come una petizione di gruppo. Se per esempio sono 43.800 le firme raccolte, la proposta dei cittadini è inoltrata al Parlamento come una petizione. Se il parlamento approva la proposta, l’iniziativa si conclude. Negli altri casi l’iniziativa popolare può costringere a un referendum, se si ha un maggior numero di firme (ad esempio il 2% degli elettori, circa 900.000 in Gran Bretagna). Gli elettori devono quindi anche essere informati delle raccomandazioni e considerazioni del Parlamento, che certamente costituiscono una parte significativa del dibattito sociale. Al Parlamento può anche essere concesso il diritto di presentare una proposta alternativa in aggiunta alla proposta popolare. Poi, in occasione del referendum, gli elettori hanno la possibilità di scegliere fra tre alternative: lo status quo, la proposta popolare, ovvero l’alternativa parlamentare (questo tipo di sistema è in vigore in Svizzera e Baviera). Questo tipo di provvedimento può garantire un legame più stretto tra il Parlamento e la gente (si veda anche il capitolo 6, lettera e).
Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare il Emilio effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com
La versione in inglese che sta traducendo si trova qui:
http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/
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