di Paolo Michelotto
traduzione di Emilio Piccoli
Democrazia rappresentativa
Ma il referendum ha anche i suoi limiti. Non possiamo tenere un referendum su ogni problema: i costi per la società del processo decisionale diretto sarebbero semplicemente troppo elevati. Non solo ogni referendum costa caro. Ancora più importante è il fatto che ogni referendum esige tempo e sforzo da parte dei cittadini: essi devono impiegare le loro migliori energie mentali per formarsi un’opinione circa la questione che è in discussione, e poi dare il loro voto.
Naturalmente i cittadini sovraffaticati possono astenersi dal voto nel referendum e, così facendo, danno mandato a coloro che votano. Se ci sono troppo poche persone interessate però, questa procedura è perfino inutile. E’ assurdo organizzare un referendum nazionale su una questione per la quale alla fine manifestano interesse solo una manciata di elettori. Non solo è irrealizzabile la pubblica assemblea, ma anche l’uso sistematico del referendum diventa impraticabile.
Pertanto si deve trovare un’altra soluzione. La questione essenziale in questo contesto è: quando il referendum è un metodo inopportuno per prendere decisioni, chi prenderà allora effettivamente tali decisioni? Il problema del mandato con il referendum normalmente si risolve da sé: quelli abilitati al voto e chi in effetti vota ricevono il mandato dalla società. Poiché ognuno è libero di accettare o meno tale mandato, il principio di uguaglianza non viene violato. Ma a chi viene dato il mandato, se il referendum non ha luogo?
La democrazia rappresentativa costituisce essenzialmente una tecnica per risolvere tale problema di mandato. La democrazia rappresentativa deve essere messa in atto quando i cittadini hanno troppo poco tempo o interesse a cooperare per una decisione che deve essere ancora presa. I costi per la società per un referendum su ogni singolo oggetto sono, a un certo punto, secondo gli stessi cittadini, troppo alti in proporzione ai benefici democratici (accesso diretto al processo decisionale per ogni cittadino). Questo è il motivo per cui i cittadini nominano un parlamento fisso per diversi anni; esso riceve il mandato di decidere su tutte le questioni che i cittadini non vogliono decidere direttamente. L’elezione del parlamento è quindi un tipo particolare di decisione democratica diretta: i cittadini decidono chi deciderà, e a quali condizioni, in merito alle questioni per le quali il popolo desidera delegare il mandato.
Il mandato ricevuto dal Parlamento è pertanto, una speciale manifestazione del mandato conferito dall’intera comunità ai votanti effettivi nel processo decisionale democratico diretto. Nel processo decisionale democratico-diretto (referendum), gli elettori effettivi operano come se fossero un enorme Parlamento ad hoc che è incaricato di decidere sull’oggetto. L’unica differenza con il processo decisionale rappresentativo (voto in Parlamento) è che il parlamento ha ricevuto il suo mandato un po’ di tempo prima del voto, e il mandato è conferito per un determinato periodo di tempo. E’ chiaro che questa separazione tra mandante e decisore non è fondamentale. Ma è però essenziale per capire che il Parlamento e la comunità degli elettori in un referendum hanno la stessa base sia logica che formale.
Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare il Emilio effettuando le eventuali correzioni e inviandole a piccoliemilio@gmail.com
La versione in inglese che sta traducendo si trova qui:
http://www.paolomichelotto.it/blog/2008/11/04/democrazia-diretta-un-testo-fondamentale/
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