di Paolo Michelotto
finalmente il muro del quorum ha una breccia. Dal 2006, ma io l’ho saputo solo ieri (grazie, Stephan Lausch!), il comune di Ortisei (BZ) ha tolto dal suo statuto la necessità del quorum perchè i referendum siano validi. La frase esatta usata nello statuto del comune di Ortisei è questa, art. 43, comma 7: “Il referendum è valido con qualsiasi numero di votanti e si intende approvato se ottiene il 50% più uno dei voti validi.”
Per l’Italia questa è una rivoluzione. Tenendo anche conto del comma 8: “Effetti – Il referendum propositivo e
abrogativo per l’amministrazione comunale è vincolante.”
Eppure in questi 3 anni il cielo non è caduto su Ortisei, come paventato da quasi tutti i “rappresentanti” eletti quando gli si parla di togliere il quorum, anzi, il comune prospera come e più di prima. Semplicemente, i cittadini hanno uno strumento democratico migliore di prima.
Inoltre nello statuto, cap 40 è previsto:
Assemblee dei cittadini
1. Una volta all’anno viene convocata l’assemblea dei cittadini, durante la quale la giunta comunale riferisce sull’attività amministrativa. In ogni caso l’assemblea dei cittadini deve tenersi prima dell’approvazione del
piano urbanistico.
Prendiamo esempio da Ortisei!
Chiediamo che anche il nostro comune sia de-quorumizzato
Sito comune di Ortisei:
http://www.ortisei.eu/system/web/default.aspx?sprache=3
Statuto comune di Ortisei:
di Paolo Michelotto
traduzione di Emilio Piccoli
Perdita di fiducia
La popolazione nella maggior parte dei paesi europei si rende conto che il processo decisionale viene esercitato con poca democrazia e ha in gran parte perso la sua fiducia nella natura democratica delle istituzioni.
In Germania, una ricerca della TNS Emnid, commissionata dalla rivista Reader’s Digest, ha dimostrato che la fiducia dei cittadini nei partiti politici è calata dal 41% al 17% nei dieci anni dal 1995 al 2005. La fiducia nel parlamento è diminuita nello stesso periodo dal 58% al 34%, e la fiducia nel governo dal 53% al 26%. “Sotto la superficie, si sta preparando una grande tempesta”, ha commentato lo scienziato politico Karl-Rudolf Korte. “Questo è molto di più che la solita mancanza di interesse nella politica e nei partiti politici. La gente ora disprezza i suoi rappresentanti ufficiali”. (Reader’s Digest Online, 10 agosto 2005). Secondo un sondaggio Gallup, il 76% dei tedeschi considera i loro politici disonesti. (Die Zeit, il 4 agosto 2005). Un sondaggio della SOFRES nel 2003 ha mostrato che il 90% dei francesi credono di non esercitare alcuna influenza sul processo decisionale della politica nazionale; il 76% crede questo anche riguardo alla politica locale. (Lire la politique, 12 marzo 2003)
Il sociologo belga Elchardus rilevò le opinioni dei Belgi sulla democrazia nel 1999. Egli riassunse: “Una grande maggioranza degli elettori ha l’impressione che la loro opinione e la loro voce non penetra nella politica attraverso i politici. (…) Il 58% degli interpellati ha avuto l’impressione che i politici, una volta eletti, ‘credono di essere troppo bravi per gente come me’. Tutto questo porta più di un quarto degli elettori a esprimere la loro sfiducia assoluta: ‘in realtà non c’è un solo politico a cui darei la fiducia’. Solo tra 15% e il 23% delle persone interrogate accorda dichiarazioni positive sulla politica e la sua rappresentanza. Non appare esagerato affermare che tra la metà e i tre quarti degli elettori si sente impotente.”(Elchardus, 1999, p. 36)
Sondaggi tenuti nel 2004 da Maurice de Hond nei Paesi Bassi dimostrano che la maggioranza degli olandesi hanno poca fede nel contenuto democratico del loro Stato. Il 70% è in disaccordo con la dichiarazione: “I politici attualmente ascoltano meglio rispetto a cinque anni fa”. Il 51% è in disaccordo con la dichiarazione: “Nei Paesi Bassi, l’elettore ha un ruolo importante nel funzionamento del governo nazionale”; invece il 47% concorda con essa. Il 55% è in disaccordo con l’affermazione: “I Paesi Bassi sono una vera democrazia”, mentre solo il 39% concorda con essa. Il popolo olandese crede che, in media, siano corrotti il 12% dei membri di parlamento e governo, e il 18% dei politici comunali e provinciali. In media il popolo olandese pensa che il 17% dei funzionari statali siano corrotti, rispetto al 18% dei funzionari comunali e provinciali. Inoltre, un quarto degli intervistati ha ammesso una esperienza personale legata alla corruzione tra i politici o, tramite conoscenti, che hanno conoscenza di casi specifici (www.peil.nl).
Nel 2002, Gallup ha organizzato un gigantesco sondaggio sul grado di fiducia degli intervistati in 17 ‘istituzioni’ sociali – dall’esercito e le organizzazioni sindacali al parlamento e le multinazionali. Ciò ha coinvolto 36.000 persone da consultare in 47 paesi. Di tutte le istituzioni, i parlamenti sembravano godere la minore fiducia: una media del 51% delle persone aveva poco o nessuna fiducia, mentre solo il 38% aveva da un moderato ad un elevato livello di fiducia. (De Witte Werf, Spring 2003, p. 11). Nel 2004, il cane da guardia della corruzione internazionale, Transparency International, ha organizzato un analogo sondaggio in 62 paesi, in cui non meno di 50.000 persone sono state interrogate riguardo a quali organismi sociali sono considerati più sani e quali più corrotti. I partiti politici furono considerati i pù corrotti; su 36 dei 62 paesi essi erano in cima a questo problematico elenco; con i parlamenti al secondo posto. (Rotterdams Dagblad, 10 dicembre 2004)
Non si deve pensare, tuttavia, che questo strisciante processo di perdita di fiducia possa semplicemente continuare per sempre. Un governo che ha perso la fiducia della maggioranza dei cittadini ha già perso di fatto la sua legittimità.
Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare il Emilio, scaricandoti il primo capitolo con versione inglese a fronte e traduzione in italiano di direct-democracy-verhulst-1, effettuando le eventuali correzioni con un colore diverso e inviandolo a piccoliemilio@gmail.com
finalmente. Una vera democrazia non può esistere senza una informazione libera. Nasce finalmente un quotidiano che si annuncia una rivoluzione per l’Italia. Una rivoluzione perchè sarà finanziato dai lettori, non riceverà finanziamenti dallo Stato o dai partiti, non avrà grandi gruppi industriali e di pressione. Si annuncia bene, Travaglio è una garanzia, che questo annuncio non nasconde operazioni bluff. E che io sicuramente comprerò. Almeno finchè lui rimarrà. Non condivido tutto ciò che dice e come a volte lo dice, ma sono sicuro che un quotidiano che nasce da lui sarà il massimo possibile dal punto di vista dell’obiettività, della completezza e dell’imparzialità
Testo di Marco Travaglio:
Ci siamo. Il conto alla rovescia è cominciato. A settembre, finalmente, avremo un giornale nuovo, libero, tutto nostro. Un giornale eccentrico, rispetto agli altri. Un fatto nuovo. Perché?
1) Racconterà i fatti, fin dalla sua testata. Darà la notizie, le analisi e i commenti che gli altri non danno, o nascondono. Parlerà dei temi che gli altri ignorano.
2) Non avrà padroni: la società editoriale è composta da alcuni piccoli soci, compresi noi giornalisti, che partecipano con quote equivalenti a un progetto comune: un quotidiano fatto solo per i suoi lettori. Senza vincoli né sudditanze ai poteri forti, politici, finanziari e industriali, che usano i giornali per i loro interessi.
3) Non chiederà né avrà finanziamenti pubblici concessi da questo o quel partito.
4) Nascerà solo se avrà dei lettori interessati ad acquistarlo, e a leggerlo. Nel paese dei giornali senza lettori, mantenuti in vita dai contribuenti, anche e soprattutto da quelli che non li comprerebbero mai, noi faremo il nostro giornale soltanto se avremo un numero di lettori sufficiente per mantenerlo in vita. (continua…)
di Paolo Michelotto
traduzione di Emilio Piccoli
La nostra democrazia è un “nonsense”
Noi siamo ad oggi lontani da tale democrazia integrata. Il processo decisionale politico in genere si svolge al di là dell’influenza, ed anche al di là della conoscenza, dei cittadini. Ciò vale per quasi tutti gli Stati europei.
Hans Herbert von Arnim è professore di diritto pubblico e teoria costituzionale all’Università di Seyer in Germania. Ha scritto vari libri su democrazia e politica ed ha acquisito fama per via dell’esposizione della realtà spesso sordida che si cela dietro la “bella faccia della democrazia”. Nel suo libro “Il sistema” (Il sistema; sottotitolo: ‘la macchinazione del potere’), pubblicato nel 2001, egli solleva il coperchio sopra il sistema politico tedesco: “Se la democrazia rappresentativa significa governo del popolo per il popolo (Abraham Lincoln), diventa subito evidente che, in realtà non tutto è in accordo con i principi di base di ciò che si suppone essere il più liberale e democratico sistema sociale che sia mai esistito in Germania. Lo Stato e la politica sono nel complesso in una condizione tale che solo ottimisti di professione o degli ipocriti possono rivendicare che questo sia un risultato della volontà del popolo. Ogni tedesco ha la libertà di obbedire a leggi a cui non ha mai dato il suo assenso; egli può ammirare la maestosità di una Costituzione alla quale egli non ha mai dato legittimità; egli è libero di onorare i politici che nessun cittadino ha mai eletto, e per provvedere a loro generosamente, con le proprie tasse, sull’uso delle quali egli non è mai stato consultato “. Secondo Von Arnim, i partiti politici che prendono le decisioni in questo sistema sono diventate istituzioni monolitiche. L’identificazione politica e la soddisfazione dei bisogni, che in una democrazia dovrebbe procedere dal basso verso l’alto – dal popolo al parlamento – è completamente nelle mani del leader dei partiti.
Von Arnim biasima anche il sistema di finanziamento dei partiti, attraverso il quale i politici possono determinare personalmente quanto i loro partiti – associazioni private come qualsiasi altra – possono incassare dalle entrate fiscali. Secondo Von Arnim, non è sorprendente che i politici continuino ad ignorare il sempre crescente clamore a favore della riforma del sistema politico, perché altrimenti verrebbe minata la loro comoda posizione di potere.
In Gran Bretagna, la Power Inquiry, un comitato istituito dalle organizzazioni sociali e composto sia da politici che da cittadini, ha condotto una indagine su larga scala sullo stato della democrazia britannica, e in particolare sui motivi per cui tanti cittadini sembrano aver voltato le spalle alla politica. Essi hanno organizzato assemblee in tutto il paese, in cui i cittadini sono stati invitati a presentare le loro opinioni, e hanno pubblicato la relazione ‘potere al popolo’, in cui si osserva: “L’unico fattore sentito come causa del disimpegno, che attraversa tutti i settori della nostra indagine, è la sensazione molto diffusa che i cittadini ritengono che il loro punti di vista e interessi non vengono presi sufficientemente in considerazione dal processo di decisione politica. L’iontensità e l’ampiezza di questa percezione tra i cittadini britannici non può essere sottolineata mai a sufficienza. Molte, se non tutte, delle altre spiegazioni ricevute, qui presentate, possono essere anche intese come variazioni su questo tema della debole influenza del cittadino. (…) Questo opinione su tale tema prevale fortemente nelle molte osservazioni pubbliche ricevute dalla Inquiry.” (Power Inquiry, 2006, p.72). (continua…)
di Paolo Michelotto
6-7 Giugno 2009
presso l’Ospitale delle Rifiorenze, p.za Piattellina 1, Firenze.: (Iscrizione entro domenica 31 maggio*)
Partecipazione e Gestione creativa dei conflitti
laboratorio su tecniche di Democrazia Partecipativa
“INTRECCI DI VOCI PER UN CONFRONTO CREATIVO”
Quando si vuol dar vita ad un progetto comune di trasformazione di una realtà, anche fisica, quando si vuole esercitare onori e oneri della democrazia, quando si vuole apprendere assieme a costruire nuovi mondi possibili serve un intreccio di sguardi, di voci, di menti, e di mani. Questi sono gli ingredienti della partecipazione e della gestione creativa dei conflitti. Proveremo a imparare facendo allora attraverso l’ascolto attivo, l’osservazione partecipante, l’autoconsapevolezza emozionale, una simulazione, il confronto creativo, tutto nell’ambito di uno spazio aperto che lasci posto a qualsiasi cambiamento di rotta perché anche l’incontro si trasformi e ci trasformi.
Sara Seravalle: un architetto che però è affascinata dalla gente che si muove nei luoghi che se ne riappropria. Insegno sociologia urbana al Politecnico di Milano (continua…)
Traduzione Emilio Piccoli
Capitolo 1
Democrazia in evoluzione
La democrazia non è mai completa. La crescita della democrazia deve essere vista come un processo organico. La democrazia non può arrestare sviluppo e approfondimento, proprio come una persona non può smettere di respirare. Un sistema democratico che rimane statico e immutato degenererà e diventerà antidemocratico. È solo un tale processo di sclerosi che causa l’attuale malessere della società. Siamo di fronte al fatto che la democrazia nelle nostre società è in condizioni disastrose.
La nostra attuale democrazia, puramente rappresentativa, è in realtà la risposta alle aspirazioni di più di un secolo fa. Questo sistema era adatto in quell’epoca, perché la maggior parte della gente poteva riconoscere il loro punto di vista politico e i loro ideali riflessi in un piccolo numero di chiare credenze umane e sociali, che erano incarnate e rappresentate, per esempio, da gruppi cristiani, socialisti o liberali. Quest’epoca è passata da molto tempo. Le idee e le opinioni delle persone si sono sempre più individualizzate.
La forma democratica appropriata in questo contesto è un sistema parlamentare integrato con l’ iniziativa referendaria obbligatoria dei cittadini (democrazia diretta), perché solo un tale sistema prevede un collegamento diretto tra i singoli individui e gli organi legislativi ed esecutivi. Quanto maggiore è la propensione dei cittadini verso le opinioni individuali, e la perdita da parte dei partiti politici del loro monopolio come punti di mobilitazione ideologica, tanto più elevata sarà la domanda di strumenti decisionali democratici-diretti.
Infatti, la maggioranza della gente nei paesi occidentali vuole che venga introdotto il referendum [v. 1-1]. Questo fatto da solo dovrebbe essere decisivo anche per la sua reale implementazione.
Letteralmente democrazia significa: ‘governo del popolo’ (Oxford English Dictionary).
Il primo passo verso un autentico governo dei cittadini comporta necessariamente che la persone siano in grado di determinare autonomamente come questo governo popolare sia progettato e messo in pratica.
Tuttavia, vediamo che la maggior parte dei politici parlano contro il referendum [v. 1-2]. È sorprendente che quanto più elevato è il livello di potere effettivo di cui dispongono, tanto più vigorosamente molti politici avversano il referendum [v. 1-3]. In tal modo, essi adottano effettivamente gli stessi argomenti che erano già stati utilizzati un tempo per opporsi al diritto di voto dei lavoratori e delle donne. Si può anche dimostrare che questi argomenti sono di valore molto scarso. Nel capitolo 6, esamineremo attentamente le principali contro-argomentazioni. (continua…)
di Paolo Michelotto
ecco i miei interventi.
Qui gli interventi di Glocal, Brunazzo, Borgonovo Re
Qui gli interventi di Kessler, Zappini, Borga, Cattani
http://www.cittadinirovereto.it/diario/democrazia-e-partecipazione-trento-23-05-09-seconda-parte/
di Paolo Michelotto
una lista civica lombarda mi ha chiesto dei suggerimenti per il loro programma per il capitolo dedicato alla democrazia diretta e partecipativa. Il limite era di 5000 battute, quasi rispettato. Ecco quanto io proporrei in 9 punti.
Democrazia significa letteralmente “Potere della Gente”. Invece sempre più constatiamo che il potere non è della gente, ma di una piccola parte di essa, quella che fa politica, che ha costituito una elite, o come dice Gian Antonio Stella, una “casta”, e che amministra a favore dei propri interessi e privilegi, anziché per il bene comune. Noi vogliamo invece che tutti i cittadini che desiderano partecipare ed avere voce nella gestione della propria città, lo possa fare anche nel lungo intervallo che intercorre tra una elezione e l’altra.
Come ottenere questo risultato? Basta guardare alle migliori esperienze di democrazia che ci sono nel mondo e prendere esempio. Non occorre inventare niente.
Quindi quando saremo eletti, modificheremo lo statuto in questo modo:
1. introdurremo l’elezione diretta da parte dei cittadini del Difensore Civico, che così risponderà del proprio operato ai cittadini e non al consiglio comunale o all’amministrazione che oggi lo nomina. Oggi la situazione è che il controllato (l’amministrazione) nomina il controllore (il difensore civico). Come se a una partita a calcio tra due squadre, una avesse il diritto di nominare l’arbitro. Il Difensore Civico eletto dai cittadini deve inoltre avere maggior potere sanzionatorio nei confronti degli amministratori ed ottenere risposte e provvedimenti da parte dell’amministrazione, entro tempi definiti. Questo succede in Scandinavia.
2. Introdurremo l’iniziativa popolare in cui basterà presentare l’1% delle firme degli aventi diritto al voto, tempi stretti e certi (esempio entro 2 mesi) per la discussione di questa iniziativa in consiglio comunale. Se essa viene modificata o respinta, il comitato promotore ha facoltà di tramutarla in referendum propositivo, senza quorum, senza ulteriore raccolta di firme. Questo succede in Svizzera e Baviera.
3. Introdurremo il referendum abrogativo. Quando l’amministrazione delibera di procedere con un atto che i cittadini non vogliono, essi, nei primi 100 giorni dalla delibera, avranno la possibilità di raccogliere l’1% delle firme degli aventi diritto al voto. Se riescono in questo proposito, l’atto amministrativo sarà posto a referendum abrogativo nei mesi successivi. Senza quorum di partecipazione. La deliberazione diventerà effettiva se la maggioranza dei votanti l’avrà votata. Questo strumento esiste in Svizzera.
4. Introdurremo il referendum propositivo. Quando un amministratore non ascolta la volontà o i suggerimenti dei cittadini, essi devono avere la possibilità di rivolgersi direttamente ai loro concittadini. (continua…)
Traduzione Emilio Piccoli
Capitolo 1
Due fonti di potere
La democrazia deriva la sua superiorità da due fonti.
In primo luogo, un regime democratico viene legittimato. In una vera democrazia, la forma del regime è, per definizione, quella ambita dal popolo. E’ logico che un tale regime può contare sul sostegno interno più che un dittatore.
In secondo luogo, una democrazia è più produttiva. In un regime autoritario, le idee della maggioranza dei cittadini hanno scarse possibilità di influenzare il processo decisionale. In una democrazia c’è una base molto più ampia di idee.
Inoltre, la selezione delle idee è più efficiente in una democrazia. La democrazia non è altro che l’elaborazione sociale delle idee individuali. Le nuove idee provengono sempre dagli individui, perché solo gli individui possono pensare. Ma le idee individuali devono essere considerate, soppesate le une con le altre e adattate alle condizioni della società. Si ha bisogno l’uno dell’altro per correggere le imperfezioni di ogni idea altrui. Il cuore della democrazia è in realtà questo processo di formazione della percezione sociale, in cui l’idea o la proposta di una singola persona, spesso già accettata da un gruppo più piccolo (un partito politico, gruppo d’azione o di pressione), ha i suoi pro e contro soppesati dall’insieme della società. Questo processo di formazione della percezione porta a una scelta. Ma la scelta deve sempre essere esaminata in un contesto storico, l’odierna minoranza può essere la maggioranza domani. In relazione al fluire della formazione di immagini le decisioni d’oggigiorno sono come percussioni di timpani dentro un’intera sinfonia.
Nel medio-lungo termine, le decisioni democratiche saranno socialmente superiori a decisioni dittatoriali. Obiettivi moralmente discutibili, che non sono utili all’interesse comune, per loro stessa natura cercheranno una loro via attraverso canali nascosti che sono protetti dalla luce dell’aperto processo decisionale democratico. In condizioni democratiche, verranno filtrate le idee migliori, per così dire, perché noi siamo più inclini a riconoscere le debolezze degli altri che le nostre. Il processo di selezione che ha luogo lungo il cammino della democrazia può alimentare la società con ciò di cui ha bisogno. Ciò non significa che la presenza di strumenti democratici garantisca necessariamente la qualità delle iniziative morali dei singoli membri della società. Possiamo solo avere fiducia che tali iniziative possano emergere. Ma ciò non significa che aspirazioni moralmente degne non possano concretizzarsi senza democrazia. La politica non può mai prescrivere la morale. Ma la politica è in grado di creare strumenti democratici che permettono al potenziale morale che è dormiente negli individui di essere liberato e messo ad operare per il bene della società.
Questa è la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare il Emilio, scaricandoti il primo capitolo con versione inglese a fronte e traduzione in italiano di direct-democracy-verhulst-1, effettuando le eventuali correzioni con un colore diverso e inviandolo a piccoliemilio@gmail.com
di Paolo Michelotto
riporto qui un contributo molto interessante di Paolo Fabbri, che ha avuto un’esperienza come insegnante in Svizzera per 20 anni. Gli stranieri come regola, non votano in Svizzera. Ma, visto l’estremo livello di federalismo e di diversità di leggi, in 2 cantoni ciò avviene, e in molti comuni. Ecco i dati con maggior precisione. E’ interessante notare che spesso in Svizzera l’introduzione delle novità avviene così. Prima nei comuni, poi nei cantoni e infine a livello federale. All’inizio lentamente, quasi sempre tramite strumenti di democrazia diretta.
Queste notizie sono prese soprattutto da siti svizzeri
http://de.wikipedia.org/wiki/Ausl%C3%A4nderstimm-_und_-wahlrecht
www.auslaenderstimmrecht-bs.ch
Diritto di voto agli stranieri in Svizzera
In Svizzera vivono circa 1 milione e mezzo di stranieri, cioè il 20% della popolazione, senza considerare i diplomatici (in questo caso il numero sale a oltre 1 milione e 600.000 persone, pari al 22% della popolazione totale). Il 90% degli stranieri è d’origine europea (soprattutto Italiani, Serbi, Portoghesi, Tedeschi).
Il diritto di voto è negato a livello federale, mentre a livello cantonale è concesso solo nei cantoni di Neuchâtel (dal 2000) e Giura (dal 1978). Numerosi sono invece i Comuni in cui gli stranieri possono esercitare il diritto di voto attivo e precisamente: (continua…)
Inizia da oggi la pubblicazione a puntate della traduzione in Italiano del libro Democrazia Diretta di Verhulst Nijeboer. Puoi aiutare il Emilio, scaricandoti il primo capitolo con versione inglese a fronte e traduzione in italiano di direct-democracy-verhulst-1, effettuando le eventuali correzioni con un colore diverso e inviandolo a piccoliemilio@gmail.com
Traduzione in Italiano di Emilio Piccoli
001 CAP 1
CAP 1. Il potere nascosto della democrazia
Il ventesimo secolo non passerà alla storia come il secolo delle tecnologie dell’informazione, dei viaggi nello spazio o dell’energia nucleare. Non sarà ricordato come il secolo del fascismo, comunismo o capitalismo. Né sarà il secolo delle due guerre mondiali.
Il ventesimo secolo sarà il secolo della democrazia.
Nel ventesimo secolo, per la prima volta nella storia, la democrazia è diventata uno standard globale. Non lasciamoci ingannare, in realtà lo standard non è stato veramente attuato in nessun luogo, e la democrazia è continuamente schiacciata ovunque nel mondo. Tuttavia, fatte salve alcune eccezioni di rilievo come l’Arabia Saudita e il Bhutan, ogni tipo di regime rivendica la sua legittimità democratica. E fanno questo perché sanno che la democrazia è diventata lo standard per la popolazione mondiale. Questo è un fatto rivoluzionario.
Nel IXX secolo, la democrazia era effettivamente ancora nella sua infanzia. L’unico sistema di voto universale apparve dapprima negli Stati Uniti d’America, ma fino alla metà del IXX secolo era generalmente limitato, nella maggior parte degli Stati, a uomini bianchi proprietari di beni. Le donne e le persone di colore non erano considerate all’altezza di partecipare alle elezioni. Soltanto nel 1870, dopo la guerra civile, alle persone di colore fu concesso il diritto costituzionale di voto. Le donne americane dovettero attendere fino al 1920. Nel Regno Unito, i lavoratori manifestarono e lottarono duramente per molti decenni, fino alla fine del IXX secolo, per ottenere il diritto di voto. Le “Suffragette” dimostrarono coraggiosamente dal 1904 al 1918, prima che alle donne oltre i 30 anni e a tutti gli uomini sopra i 21 fosse dato il diritto di voto. Venne il 1928 prima che questo diritto venisse rivisto per includere tutte le donne di età superiore a 21, e questo evento venne addirittura ridicolizzato come “il voto delle flapper”. In Sud Africa si predissero pure disastri nel caso in cui i diritti di voto universale venissero attuati! Col senno di poi, queste obiezioni alla concessione dei diritti di voto per i lavoratori, le donne e le persone di colore appaiono vacui e patetici.
Vi è un potere occulto in agguato nella democrazia. Nella storia recente, i regimi democratici hanno resistito ripetutamente a sistemi dittatoriali apparentemente onnipotenti. Di volta in volta, le società più democratiche, in ultima analisi, sembravano avere la vitalità maggiore.
di Paolo Michelotto
ecco la lettura della quarta parte del 5° capitolo del libro “Democrazia dei Cittadini”: La Revoca degli Eletti.
La revoca è uno strumento di democrazia diretta pressocché sconosciuto in Italia, che permette di iniziare un referendum per revocare il mandato di una persona eletta. Di solito è più complesso di un normale referendum e richiede un numero di firme molto più alto. Esiste da centinaia d’anni ed è attuato migliaia di volte ogni anno negli Stati Uniti a livello cittadino, di contea e di stato (il più famoso è stato il governatore della California, Davis, revocato nel 2003), in Venezuela (revoca contro Chavez nel 2004, vinta da lui), in Bolivia (revoca contro Evo Morales vinta da lui nel 2008), in Canada, in Germania a livello di comune. E’ previsto, ma applicato molto raramente a causa della forza degli altri strumenti di democrazia diretta, anche in Svizzera.
Questa registrazione comprende i seguenti paragrafi:
Legge californiana sulla revoca
Il clima politico
Buon ascolto e ogni commento è benvenuto.
Scarica il file MP3 qui di seguito, cliccando tasto destro “Salva destinazione con nome”:
cap-5-4-democrazia-dei-cittadini
Oppure ascoltalo qui:
di Paolo Michelotto
Questi i risultati delle votazioni e alcuni articoli presenti qui.
Passaporto biometrico
Sì: 953′136 (50,1%)
No: 947′632 (49,9%)
Medicine complementari
Sì: 1′283′838 (67%)
No: 631′908 (33%)
Partecipazione: 38,3%
Questi alcuni articoli che spiegano quanto accaduto secondo l’ottica dei media svizzeri, sui due referendum confederali ma anche sui molti referendum e iniziative cantonali, votati nella stessa giornata
18 maggio 2009 – 08.54
Un ’sì’ che ha valore di messa in guardia
Approvando solo di stretta misura domenica l’introduzione del passaporto biometrico gli svizzeri hanno voluto lanciare un segnale chiaro al governo: con la protezione dei dati non si scherza, commenta la stampa svizzera.
All’indomani del fine settimana di votazioni, la stampa elvetica dedica i suoi commenti soprattutto al risicato ’sì’ – “Una maggioranza casuale”, come titolano il Blick e Le Temps – con il quale gli svizzeri hanno accettato l’introduzione del nuovo passaporto biometrico.
“Alla fine gli svizzeri hanno privilegiato il loro attaccamento alla libertà di movimento. Ma il risultato è così striminzito che traduce un profondo scetticismo sulla gestione della biometria”, riassume il quotidiano vodese 24 Heures. (continua…)
di Paolo Michelotto
il 17 maggio 2009 in Svizzera avviene una votazione popolare (così chiamano le quattro giornate di votazione per referendum e iniziative che si tengono ogni anno nel paese) interessante su due quesiti che evidenziano le caratteristiche della democrazia svizzera. Per saperne di più il sito governo svizzero
Il primo quesito è una modifica di articolo della costituzione riguardante “Un futuro con la medicina complementare” pensato come controproposta del parlamento svizzero a una iniziativa di cittadini, che poi è stata ritirata. Ossia i cittadini hanno raccolto 100.000 firme per presentare una iniziativa (referendum propositivo), il parlamento ha fatto una controproposta che in base alla legge svizzera si deve votare nello stesso giorno della iniziativa originale. Ma i cittadini proponenti, ritenendo di essere soddisfatti dal testo della controproposta, hanno ritirato la loro proposta originale, facilitando di fatto il voto positivo alla proposta fatta dal parlamento.
Il secondo quesito riguarda una legge fatta dal parlamento riguardante la creazione del passaporto elettronico. Contro questa legge promulgata dal parlamento svizzero, in 100 giorni sono state raccolte 50.000 firme e ora tutti i cittadini svizzeri possono tramite referendum approvare o invalidare la norma.
Interessante l’opuscolo informativo realizzato dall’amministrazione e inviato a tutti gli elettori. Un esempio ottimo di come funziona la democrazia dove i cittadini contano davvero. Vengono riportate le argomentazioni del parlamento e quelle del comitato referendario (nel referendum “passaporto elettronico”)
opuscolo informativo 17 maggio 2009
Articolo costituzionale «Un futuro con la medicina complementare» – (controprogetto all’iniziativa popolare «Sì alla medicina complementare», ritirata) (continua…)
di Paolo Michelotto
Emilio Piccoli ha deciso di raccogliere l’invito fatto dagli autori belgi, di correggere/tradurre il libro in Italiano. (esiste già una bozza tradotta da correggere)
Un grande libro, gratuito, ma che vale un capitale. Dati, fatti, storie, esempi sulla Democrazia Diretta, sui Referendum e sulle Iniziative. Risponde a moltissime domande con fatti, non con teorie. Disponibile in 6 lingue europee, qui in Inglese.
Si trova in molte lingue (non ancora l’italiano) su questo sito:
http://www.democracy-international.org/
Emilio lo correggerà/tradurrà in base al suo tempo libero paragrafo dopo paragrafo. Metteremo online su questo sito i paragrafi man mano tradotti/corretti. Chiunque può aiutare, sia leggendo il testo in italiano che verrà tradotto e correggendo eventuali errori ortografici, sia traducendo ex-novo paragrafi del libro. Che al link sopra è disponibile in 6 lingue europee. Chi vuole aiutare con la traduzione/correzione, cortesemente contatti emilio alla sua email: piccoliemilio@gmail.com per evitare ripetizioni inutili di lavoro e sovrapposizioni.
La bozza in Italiano da cui partire si trova qui: verhulst_democrazia_diretta_testo_integrale
Chiunque può aiutare. Se siamo in tanti, il lavoro sarà fatto velocemente e con poca fatica individuale.
di Paolo Michelotto
il sabato 23 maggio 2009 a Trento c’è un interessante incontro sulla democrazia e partecipazione. Parlerò anch’io per 7 minuti delle esperienze di democrazia diretta e del percorso referendario di Rovereto.
Democrazia e Partecipazione /a livello locale
In che modo oggi i cittadini partecipano ai processi decisionali?
SABATO 23 MAGGIO 2009
Ore 17.00
Sala Rappresentanza Regione – Piazza Dante, 16 – TRENTO
Conferenza con contraddittorio
Intervengono:
Donata Borgonovo Re, Difensore civico per la Provincia Autonoma di Trento. E’ avvocata
e ricercatrice di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università di Trento.
Marco Brunazzo, Ricercatore di Scienza Politica presso la Facoltà di Sociologia
dell’Università di Trento. Ha contribuito nel maggio 2008 alla stesura del 1° rapporto sulla qualità della democrazia in Trentino con la ricerca “Sindaci, consigli comunali e leggi elettorali. Uno studio sul caso trentino”.
Giovanni Kessler, Presidente del Consiglio della Provincia Autonoma di Trento. Magistrato
dal 1985, nel 1995-96 ha prestato servizio presso la direzione distrettuale antimafia di Caltanisetta. Ha successivamente
svolto numerosi incarichi internazionali in particolare a servizio dell’OCSE.
Piergiorgio Cattani, Scrittore ed editorialista del quotidiano Il Trentino. Autore nel 2002 del
provocatorio libro “Ho un sogno popolare: il racconto di un’esperienza politica in Trentino tra il PPI e la Margherita”. Dal
2006 è Presidente dell’Associazione culturale Oscar Romero.
Federico Zappini, Attivista del Centro Sociale Bruno. Da anni impegnato sui temi dell’inclusione
sociale e della militarizzazione della società.
Rodolfo Borga, Consigliere provinciale PDL. Avvocato libero professionista. Dal 1995 al 2000
consigliere dell’opposizione del Comune di Mezzolombardo e successivamente 2000-2008 Sindaco rieletto col 77% dei voti.
Paolo Michelotto, socio dell’associazione PartecipAzione Cittadini Rovereto.
Autore nel 2008 del libro “Democrazia dei cittadini: gli esempi reali e di successo dove i cittadini decidono”.
Moderatore:
Fabrizio Franchi, Presidente dell’ordine dei giornalisti del Trentino Alto Adige.
Glocal / Spazio d’interdipendenza tra locale e globale
Associazione di promozione sociale
Via Missioni Africane, 7
38100 – TRENTO
info@glocalproject.org
di Paolo Michelotto
“Si dice che i mezzi in fin dei conti sono mezzi. Io vorrei dire i mezzi in fin dei conti sono tutto. Il vostro ragionamento equivale a dire che si può ottenere una rosa piantando un’erba nociva…”.
Gandhi
diverse voci si stanno levando anche da fuori gli schieramenti politici per invitare a boicottare il referendum.
Così facendo invece si boicotta la democrazia. Il quorum è un ostacolo pensato da chi governa per togliere efficacia all’unico strumento di democrazia diretta in mano ai cittadini. Nei paesi democraticamente più evoluti come la Svizzera, la California, la Francia, la Gran Bretagna, l’Irlanda, la Spagna, il quorum non esiste.
Esiste in Italia e nei paesi dell’europa centrale (Polonia, Ungheria, Slovenia etc). Chi si appella al boicottaggio ha scarsa fiducia nella capacità di scelta e di approfondimento di noi cittadini, ha scarsa fiducia nella propria capacità di far vincere la sua posizione per il NO. Quindi preferisce usare una scorciatoia, che gli dia un ingiusto vantaggio a basso costo, per far trionfare facilmente la propria posizione.
Bisogna lottare per abolire il quorum, invece alcuni paladini della democrazia, lo vogliono utilizzare come arma, antidemocratica, per far vincere la loro idea.
Con l’uso strumentale del quorum si peggiora la democrazia.
Un ulteriore passo indietro della democrazia italiana. Io vado a votare. E’ giusto che chi fatica ad andare a votare, decida. Chi resta a casa e non partecipa non deve avere ingiustamente più forza di chi invece si impegna. Ci sono due opzioni chiare: SI e NO. Scegliamo quella che riteniamo opportuno.
Ecco un articolo di Pancho Pardi dal chiaro titolo:
Boicottiamo il referendum
Pare che molti nel centrosinistra siano orientati a votare Sì nel referendum Guzzetta. Spero che cambino idea. (continua…)
di Paolo Michelotto
la presentazione degli esempi di democrazia diretta che funzionano nel mondo, fatta alla fine de “La parola ai cittadini” Modena 4-5-9.
di Paolo Michelotto
è uscita l’ultimo numero de Il Consapevole. E’ dedicato in buona parte alla Democrazia Partecipativa. C’è una bella intevista a Thomas Benedikter. Ho scritto anch’io un articolo sulla Democrazia Diretta, che riporto qui sotto:
Speciale più democrazia
La democrazia è viva!
Dalla Svizzera alla Baviera, dagli USA all’Italia: i risultati positivi della partecipazione attiva e diretta dei cittadini alle gestione della cosa pubblica
Paolo Michelotto
In quanto uomo e cittadino vorrei la migliore delle società possibili. Per ottenere questo non occorrono rivoluzioni, ma basta prendere esempio dalle migliori pratiche ed esperienze che, nel mondo, rendono la democrazia viva e funzionante. Non sono molto conosciute, ma esistono. Dove i cittadini hanno diritto di far sentire la loro voce e di decidere, lì c’è la vera democrazia. Svizzera, Danimarca, Baviera, California, Brasile, ovunque c’è qualche idea buona, si può studiare e cercare di applicarla qui da noi.
Il mio impegno per la democrazia vera è fondato sulla convinzione che se i cittadini non interverranno direttamente nelle decisioni del proprio mondo, superando gli interessi economici oggi imperanti, andremo rapidamente incontro all’autodistruzione ambientale, economica e sociale. E sono profondamente convinto che i cittadini siano saggi e capaci di amministrarsi al meglio.
Vediamo insieme qualche esempio relativo a come la democrazia potrebbe funzionare meglio, con maggiore profitto e beneficio per tutti.
Arte o salute?
Immagina di abitare in una cittadina italiana di provincia in cui un artista di fama internazionale ha prodotto alcune delle sue performance e che grazie a queste la località sia stata menzionata in molte riviste e sia uscita dal buio mediatico nazionale. Per ricompensare l’artista le autorità cittadine decidono di acquistare una sua opera per esporla nel locale museo. È una spesa notevole per la cittadina. Alcuni abitanti protestano sui giornali locali, perché dicono che l’ospedale ha bisogno di rinnovamento ed è meglio spendere lì i soldi, se ci sono.
In questa ipotetica cittadina si infiamma il dibattito, arrivano altre lettere “pro e contro” ai giornali; qualcuno affigge dei fogli fotocopiati sui pali della luce; viene fatta qualche domanda di attualità e qualche mozione da parte dell’opposizione in consiglio comunale; nei bar qualcuno ne parla; qualche associazione più attiva ne discute in assemblee, all’inizio affollate e poi sempre più deserte e poi lentamente la cosa si spegne. E il quadro viene infine acquistato. Con risentimento di una parte dei cittadini che non approvano l’operato di chi governa la città, e con gli amministratori convinti di saper “guardare più avanti” e di aver operato per il bene comune.
Passiamo ora alla realtà. Siamo in Svizzera, a Riehen, una cittadina di 20.000 abitanti del Cantone Basilea. Nel 1998 l’artista Christo e Jeanne-Claude si esibirono nella “impacchettatura degli alberi”. Per questo motivo Riehen viene citata dalla stampa nazionale svizzera. L’amministrazione decide che per ricompensare questo fatto avrebbe acquistato un quadro di Christo, del valore di circa 200.000 euro da esporre nel museo locale. Sui giornali cominciano ad arrivare lettere contrarie a questo acquisto, qualcuno propone di spendere quei soldi per ristrutturare l’ospedale. Si dibatte, un gruppo di cittadini si organizza, si costituisce in comitato e decide di iniziare a raccogliere firme per mettere a referendum questa scelta.
Le firme non devono essere autenticate da autorità, semplicemente i cittadini allestiscono dei banchetti nei giorni di mercato ed esse vengono controllate a campione dall’ufficio elettorale dopo la loro consegna. Si discute appassionatamente della cosa, si forma un comitato per l’acquisto e uno contrario. La questione viene sviscerata in ogni suo aspetto: economico, culturale, turistico, artistico, di sviluppo futuro. Arriva il giorno del referendum (che non prevede il quorum) e la popolazione decide a maggioranza che è meglio spendere i soldi per l’ospedale. Il sindaco non condivide, ma accetta la scelta. Le passioni sbolliscono, ognuno si occupa di altre cose, è avvenuto un semplice passaggio democratico. I cittadini sono soddisfatti, le autorità riconoscono che la maggioranza dei cittadini voleva una scelta diversa: anche l’artista, pur amareggiato, accetta la decisione. (continua…)
di Paolo Michelotto
ecco il video delle 3 proposte più votate durante La Parola ai Cittadini 4 maggio 2009 a Modena. Il facilitatore è Paolo Fabris.
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