di Paolo Michelotto
è nato un coordinamento di persone ed associazioni che promuovono l’introduzione dei referendum deliberativi senza quorum in tutti gli enti locali in tutta Italia. Ho aderito anch’io.
Riporto il testo di Pino Strano:
Per la prima volta, esponenti di diverse organizzazioni e gruppi che a vario titolo fanno riferimento ai concetti di democrazia diretta, autoverno, sovranità popolare e partecipazione consapevole, hanno trovato un accordo operativo intorno all’obiettivo di introdurre il referendum deliberativo a iniziativa popolare. Questo può essere una tappa fondamentale del processo di rinascimento democratico. Non fate l’errore di sottovalutarlo. Impegnamoci a diffonderlo e aderite!
Testo della determinazione presa dai presenti alla riunione di Firenze del 28 e 29 marzo. Mancano le firme di alcuni che sono andati via la sera del sabato, che pure avevano dato la loro disponibilità. Comunque, da questo momento, chiunque può, anzi è caldamente invitato, a dichiarare la propria adesione a questo coordinamento e diffonderlo urbi et orbi:
1) I presenti dichiarano di concordare nel costituire un coordinamento di organizzazioni (associazioni, movimenti, gruppi, etc) e di singoli denominato xxxxxxxx, affinché vengano introdotti i referendum deliberativi ad iniziativa popolare senza quorum a livello comunale, provinciale, regionale, e nazionale.
2) Le regole decisionali del coordinamento ricalcheranno quelle della confederazione svizzera: diventa decisione del coordinamento ciò che viene approvato dalla maggioranza delle organizzazioni che lo compongono e dalla maggioranza dei singoli membri.
3)Inoltre come nella confederazione elvetica ci sono cantoni che contano meno perchè piccoli (in numero di cittadini) così anche nel coordinamento le organizzazioni avranno un numero di “macrovoti” in ragione del numero degli iscritti al coordinamento di ciascuna: 3 macrovoti per quelle con più di 500 iscritti, 2 per quelle da 100 a 500 iscritti, 1 per quelle da 30 a 100 e 1/2 per quelle da 10 a 30.
4) I presenti si costituiscono in comitato promotore per raccogliere le adesioni di singoli e di organizzazioni. Fissano la prossima riunione di tutti gli aderenti, il 20, 21 giugno, in una di queste tre probabili sedi (Bologna, Parma, Roma). La prima cosa che verrà decisa democraticamente sarà il nome del coordinamento.
Firenze, 29 marzo 2009
F.to: (in ordine alfabetico)
Samuele Bartolini (Officina Democrazia)
Paolo Bonacchi (Unione Movimento per la Sovranità Popolare)
Piero Lanaro (Progetto Movimento Popolare)
Pasquale Parise (Unione Movimento per la Sovranità Popolare)
Romano Redini (Unione per l’Autogoverno)
Giuseppe Strano (Democratici Diretti)
Leonello Zaquini (Officina Democrazia)
MODULO PER L’ADESIONE ON LINE:
http://spreadsheets.google.com/viewform?formkey=cHpUNEFjZFZaRTZKOXItRUlmNU1DRFE6MA..
ELENCO (on line) DI COLORO CHE HANNO GIA’ ADERITO:
http://spreadsheets.google.com/pub?key=pzT4AcdVZE6J9r-EIf5MCDQ
Seguite gli sviluppi dell’iniziativa su:
http://www.meetup.com/l-officina/it/messages/boards/forum/1019015
o su uno dei siti o forum delle organizzazioni citate.
Mille volte si sono lanciate iniziative tese a “fare rete”.
Dove sta la differenza questa volta?
Sta nel fatto che invece di cercare accordo su tutto, si è cercato il minimo comune denominatore.
Un minimo comune denominatore che potenzialmente possa essere accettabile per un fronte molto più ampio di quello costituito dai gruppi che fanno esplicitamente riferimento alla democrazia diretta, alla sovranità popolare, alla partecipazione consapevole etc etc, che hanno in genere obiettivi molto più ampi del puro e “semplice” referendum deliberativo.
Qui si è cercato qualcosa che unisse tutti, e questo qualcosa non può che essere molto definito e “ristretto”. Si è anche cercato di definire un testo che potenzialmente potesse andare bene anche per quelle forze “tradizionali” o per i sostenitori di quelle forze, che tuttavia ritengono il referendum di iniziativa una cosa buona e utile per la nostra democrazia.
Solo con la creazione di un fronte ampio e composito può sperare di introdurre realmente i referendum nei nostri ordinamenti locali e nazionali.
Senza questo, la battaglia per i referendum rischia di essere solo una bandiera da agitare senza nessuna speranza concreta di successo. A parole siamo tutti d’accordo che “le regole istituzionali” si cambiano con il sostegno e l’accordo di forze anche per altri versi divergenti. A Firenze si è pensato a questo e si è stati conseguenti e coerenti.
Si è rinunciato ciascuno ai punti di vista specifici (anche se importanti), si è rinunciato agli egoismi, agli interessi di parrocchia e si è andati dritti allo scopo.
Nella formulazione proposta, tuttavia, nessuno è costretto a cancellare la propria identità, ed è data rilevanza sia al contributo dei singoli che a quello di possibili organizzazioni strutturate e tradizionali.
Ovviamente a nessuno è chiesto di rinunciare ad agire su tutti gli altri fronti, ma ciascuno dei proponenti (così come di coloro che aderiranno) mette in comune la propria disponibilità ad accordarsi per una formulazione condivisa e su azioni comuni, nel quadro di una schema fondamentale di regole lineramente democratiche, semplici e chiare.
Finché non ci sarà questa disponibilità, al di là degli appelli, saremmo costretti, nei fatti, a marciare divisi. Spero che lo spirito unitario e operativo di questo strumento sia compreso e condiviso.
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