Prima pagina del capitolo 12 del libro Democrazia dei Cittadini
Capitolo 12 La democrazia Ateniese
C’è un famoso brano tratto dalla orazione funebre di Pericle, come riportata da Tucidide, dove viene descritta la visione che Pericle aveva della democrazia ateniese.
“In effetti abbiamo un regime politico che non imita le leggi dei vicini: al contrario proprio noi costituiamo un modello per alcuni anziché essere imitatori degli altri. Di nome tale regime si chiama democrazia, in quanto il governo spetta non a poche persone, ma alla maggior parte. Di fronte alle leggi poi, per quanto concerne le controversie private, tutti si trovano in una condizione di parità; mentre, per quanto attiene la considerazione riservata agli individui, quando qualcuno eccelle in qualche campo, egli è preferito nell’ambito pubblico, non sulla base della provenienza da una determinata classe sociale, ma per i suoi meriti. D’altra parte, per quanto riguarda la povertà, se qualcuno è in grado di rendere qualche buon servizio alla città, non ne viene impedito dall’oscurità della sua condizione. Nella libertà infatti viviamo la nostra vita di cittadini non solo nei riguardi degli affari pubblici, ma anche nei riguardi del sospetto reciproco che può insorgere dai comportamenti di ogni giorno, senza rancore verso il vicino se fa qualcosa secondo il suo piacere, e senza infliggerci a vicenda molestie che, se non sono materialmente dannose, risultano tuttavia fastidiose alla vista. Come dunque nell’ambito dei rapporti privati pratichiamo la tolleranza, così nell’ambito degli affari pubblici abbiamo gran timore di essere fuori delle regole, perché prestiamo obbedienza sia a coloro che di volta in volta esercitano il potere che alle leggi: in particolare a quante di queste sono poste a sostegno di coloro che subiscono ingiustizie e a quante, pur non essendo scritte, comportano per i trasgressori una vergogna da tutti riconosciuta.”…
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